Pictet: biotecnologie, che forza!

Le società biotecnologiche stanno crescendo e sono oltre 700 quelle quotate sui mercati azionari internazionali. Ecco perché possono essere considerate una buona diversificazione all’interno di un portafoglio d’investimento. Parla Manuel Noia (nella foto), country manager di Pictet Asset Management.

Come si stanno comportando le società farmaceutiche tradizionali?
Stanno perdendo terreno nei confronti di un nuovo tipo di produttori. Mentre le case farmaceutiche producono medicinali partendo dalle sostanze chimiche, le biotecnologiche usano organismi viventi come batteri o enzimi per i loro prodotti. Inoltre affrontano malattie specifiche con più precisione. Il settore ha un tasso di crescita stimato del 15-20% annuo. Oltre 700 società biotecnologiche sono attualmente quotate sui mercati azionari internazionali. I ricavi totali di quelle quotate sono cresciuti di sette volte dal 2000 al 2016, passando da poco più di 20 a quasi 140 miliardi di dollari. Ci fa qualche esempio? La cura per l’epatite C, che è stata messa a punto da un’importante società biotecnologica americana. Tuttavia il prezzo di questa cura è alto: un trattamento di tre mesi può costare dai 70 ai 100mila dollari. Dozzine di società biotecnologiche hanno uno o più prodotti nella fase finale di sviluppo clinico che precede l’approvazione della Fda, l’ente governativo americano che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici.

Nell’ambito farmaceutico, quando il brevetto di un farmaco di successo scade, cosa succede?
Un timore diffuso per il produttore è che le società che realizzano farmaci generici ne riproducano la formula commercializzandola a un prezzo significativamente scontato. Dato che i brevetti dell’Aspirina sono in circolazione da parecchio tempo, altre società oltre alla Bayer, che l’ha inventata, sono autorizzate a produrre e vendere questo farmaco. Ciò spiega perché una compressa costa solo pochi centesimi. La società di consulenza EvaluatePharma stima che le società farmaceutiche sono destinate a perdere ricavi pari a quasi 80 miliardi di dollari tra il 2017 e il 2020 per via dell’aumento della concorrenza. Per le società biotecnologiche, questo rischio è minore. Chiunque voglia produrre una medicina simile a un farmaco biotecnologico il cui brevetto è scaduto deve dimostrare che il prodotto presenta le stesse caratteristiche biologiche del trattamento originale. Una procedura molto più complessa rispetto a quella dei farmaci tradizionali, per i quali è sufficiente dimostrare che la composizione chimica è simile.

Che tasso di crescita ha il settore?
Le società biotecnologiche stanno compiendo passi avanti nello sviluppo di farmaci per curare le malattie che affliggono il sistema nervoso centrale, come l’Alzheimer, il Parkinson e la depressione. Alla fine del 2017, una società biotecnologica americana ha pubblicato risultati particolarmente positivi in relazione a un nuovo farmaco per la depressione. Attualmente diverse società biotecnologiche stanno infatti conducendo test clinici per nuovi farmaci. Il potenziale di una nuova scoperta in grado di sconfiggere l’Alzheimer e altre malattie del sistema nervoso centrale, oltre a un recente progresso in campi medici come l’oncologia e le malattie rare, indica che il settore biotecnologico potrebbe rivelarsi promettente per gli investitori. Il settore ha un tasso di crescita del 15%-20% annuo.

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