Fidelity e la forza del Dragone

La Cina è sempre al centro dell’attenzione, sia per le numerose opportunità, specie sul mercato domestico, sia per alcuni elementi di preoccupazione legati a dinamiche geopolitiche. Il fondo FF China Consumer Fund investe nei titoli correlati alla crescita dei consumi interni nella regione cinese, il cui peso in rapporto al Pil è ancora decisamente inferiore rispetto ad altri Paesi, e si prevede passerà dal 38% del 2015 al 50% del 2030. Un cambio di paradigma per un’economia in precedenza quasi esclusivamente basata sulle esportazioni. Raymond Ma, gestore del fondo, ci illustra le prospettive.

In generale, qual è la situazione in Cina?
Da inizio anno si osserva una ripresa su larga scala dell’economia cinese, sostenuta dalle spese in conto capitale delle imprese, dai consumi e dalle esportazioni. Le riforme sul fronte dell’offerta incrementano l’efficienza della produzione e favoriscono un miglioramento degli utili. Nel medio-lungo periodo, considerando lo spostamento da obiettivi di crescita specifici verso una maggiore qualità e uno sviluppo equilibrato, la crescita economica di Pechino potrebbe leggermente rallentare.

A questo riguardo, quali sono i maggiori elementi di incertezza?
Sicuramente i rischi geopolitici. L’aumento del protezionismo e del nazionalismo economico potrebbe gravare sugli scambi internazionali. In aggiunta dalla crisi del 2008 il debito cinese è in continuo aumento anche a livello privato e questo potrebbe minacciare la stabilità economica e finanziaria globale in caso di politiche più restrittive da parte di Pechino.

Il tema più caldo in questo momento storico è il protezionismo. Come vede la situazione?
Ogni passo avanti compiuto nelle relazioni commerciali tra Usa e Cina è stato controbilanciato da due passi indietro. La principale preoccupazione al momento è che si inneschi una dinamica di rappresaglie. Ciò non sarebbe ovviamente auspicabile, ma al contempo, guardando nello specifico al fondo FF China Consumer Fund, l’impatto di una reale guerra commerciale sarebbe molto contenuto, grazie al nostro approccio bottom-up e all’attenta selezione di titoli legati alla crescita dei consumi interni alla Cina.

Quali sono le dinamiche dei consumi domestici in Cina?
La domanda è solida, con un aumento delle vendite al dettaglio intorno al 10% su base annua, in particolare su beni di consumi di base e discrezionali, comprese le spese per il tempo libero e di fascia alta. Questa dinamica è anche sostenuta da una leggera ripresa dell’immobiliare che ha favorito i consumi legati all’edilizia residenziale, come per esempio mobili ed elettrodomestici. Per il 2018 ci aspettiamo una crescita robusta e maggiore rispetto all’espansione del Pil e degli investimenti, grazie anche al solido mercato del lavoro, alla crescita dei redditi, alla continua riqualificazione dei consumi e a un maggior accesso ai finanziamenti.

Come va interpretata l’inclusione delle azioni di classe A negli indici di mercato Msci?
Le azioni di Classe A sono sicuramente un interessante bacino di opportunità. Dal lancio del programma Connect nel 2014, il numero di azioni per gli investitori esteri è cresciuto oltre quota 1.500, dando accesso a società di nicchia prima destinate esclusivamente a investitori domestici. La recente inclusione negli indici Msci, che favorisce la partecipazione degli investitori istituzionali esteri e aumenta la liquidità, rappresenta un ulteriore vantaggio, specie per i gestori attivi. A tendere questo mercato sarà sempre più sofisticato e guidato maggiormente dai fondamentali e non da turbolenze di breve termine.

Dove vede oggi le opportunità più interessanti d’investimento nel panorama imprenditoriale cinese?
Oltre ai consumi, guardiamo con interesse al settore assicurativo, sanitario, informatico e dell’ammodernamento del comparto industriale, tutti fortemente sostenuti da rilevanti investimenti in innovazione, rapida urbanizzazione, crescente consumismo e miglioramento dei quadri previdenziali.

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