Affari&Finanza del 20 agosto titola con un eloquente “Mercati, la ritirata dei fondi dall’Italia”. All’interno dell’articolo, a firma Andrea Greco, si racconta che, dopo avere investito oltre 40 miliardi nei primi sei mesi dell’anno e conquistato 119 poltrone nei cda, i gestori “attivisti” starebbero tirando il freno a causa delle troppe incertezze legate al ciclo, alle mosse del governo e alla marcia indietro vista sui mercati.
“Molti fondi attivisti sono di fatto investitori long only: non è molto diffusa la pratica di coprire i rischi dell’investimento. Per questo risentono del ciclo e se il mercato gira in negativo e sale l’incertezza la loro attività può frenare” commenta un gestore anonimo nell’articolo.
A latere di queste osservazioni abbiamo i primi due trimestri del 2018 con attività da record per i fondi attivisti. Tra gennaio e giugno ci sono state 145 campagne contro 136 società: ben oltre le medie dell’anno precedente, chiuso con 193 assalti a 169 società. Le nuove iniziative si concentrano soprattutto nel comparto tecnologico, con un valore dei pacchetti azionari al momento dell’annuncio pari a 10,8 miliardi, contro 7,2 miliardi nell’industria, 5,5 miliardi nella finanza e 5,3 miliardi nella distribuzione.
In evidenza il fondo statunitense Elliott (nuovo proprietario del Milan n.d.r.) che ha avviato 17 campagne nel semestre investendo 5,3 miliardi.