Amiral Gestion, asset manager internazionale con 4,2 miliardi di euro in gestione, dopo Francia, Spagna e Singapore, ha deciso di rafforzare la presenza sull’Italia e sta per autorizzare un nuovo comparto. Parla Francisco Rodríguez D’Achille, head of institutional business development.
Avete un solidotrack record sugli investimenti di tipo value. Cosa fate per generare alpha?
È una nostra tradizione da oltre 15 anni, consente di analizzare in modo approfondito le società, calcolandone il valore intrinseco tramite l’analisi del team di gestione, e di investire solo in limitate occasioni. Le valutazioni si basano su previsioni prudenti e sulla ricerca di un ampio margine tra valore intrinseco e prezzo di mercato, indipendentemente da oscillazioni, trend macroeconomici e mode. Il nostro track record è tracciato dal 2002, anno in cui abbiamo lanciato il nostro primo fondo azionario europeo. Abbiamo raggiunto risultati eccellenti. Il nostro team di investimento è composto da 24 professionisti, divisi fra Parigi e Singapore. Per generare alpha costante nel tempo lavoriamo con professionisti che selezioniamo dopo un attento lavoro di scouting. Inoltre, gran parte del capitale della società si trova nelle mani dei gestori, i quali co-investono tutti su tutta la gamma di fondi. La condivisone di interessi è un altro tratto distintivo.
Su cosa si basano le valutazioni delle società? Previsioni prudenziali, rapporto valore/prezzo, algoritmi, analisi quantitative…
Usiamo un metodo quantitativo sviluppato internamente che si bassa sullo sconto dei flussi di cassa. Abbiamo inserito l’applicazione di un tasso di crescita (g) dell’1% costante dopo i 3 anni dalle stime degli utili. Non vogliamo fare valutazioni eccessive che non ci diano margini di sicurezza affidabili. Dedichiamo molto tempo a una serie di variabili qualitative tra cui: determinazione di barriere di entrata sostenibili, vantaggi competitivi della società, qualità del management. È qui che, la maggior parte delle volte, riusciamo a individuare le inefficienze più evidenti di una società.
Ora scommettete più forte sull’Italia. Cosa vi aspettate da questa piazza?
Stiamo creando una struttura davvero globale e in grado di garantire un servizio di qualità sostenibile nel tempo, dunque l’Italia non poteva mancare. Siamo entrati in Italia con determinazione con obiettivi importanti. Siamo orgogliosi del fatto che tanti investitori abbiano la possibilità di investire nella nostra gamma Sextant. Ci aspettiamo soddisfazioni in futuro dal punto di vista di consolidamento del nostro business.
Come pensate di strutturarvi e che tipo di mercato guardate?
Già da tempo abbiamo avviato contatti con alcuni clienti istituzionali che oggi investono con noi, quindi non partiamo da zero. Ora puntiamo a farci conoscere e apprezzare anche alla clientela più retail. Per farlo, sarà quindi necessario farci conoscere dai consulenti finanziari che operano in Italia. L’idea è di iniziare con loro una collaborazione duratura nel tempo.
Quali sono i prodotti di punta e quali autorizzerete sul mercato italiano?
Abbiamo una gamma di sei fondi della famiglia Sextant (quattro azionari, un obbligazionario e un multiasset), già distribuiti in Francia e Spagna e per i quali è attualmente in corso la fase di registrazione in Italia.
La gestione passiva è sempre più forte. Cosa dovrebbe fare la gestione attiva per ritornare a essere attraente?
Sì, crediamo anche noi che la gestione attiva non sia per tutti e non possa nemmeno essere gestita da tutti. Per battere il mercato, a volte, bisogna avere la forza di essere contrarian, altrimenti si rischia di far pagare ai clienti per dei risultati deludenti. L’orizzonte, però, deve essere di lungo termine. Crediamo che in un portafoglio possano coesistere fondi attivi e passivi sulla base della propensione al rischio e esperienza nel mondo degli investimenti di ciascuno. Informarsi