Pir, rischio bolla ma la raccolta può toccare i 50 miliardi

Una raccolta tra 35 e 50 miliardi di euro in 5 anni e circa 160 quotazioni. Sono queste le potenzialità che hanno ancora i Pir (piani individuali di risparmio), cioè i prodotti finanziari nati nel gennaio 2017, per sostenere le piccole e medie imprese (pmi). I numeri sono stati evidenziati in uno studio realizzato da Jeme Bocconi in collaborazione con Deloitte e Nctm Studio Legale. Il report mette in evidenza però una nota dolente. I pir possono dare origine a una bolla finanziaria sulle piccole e medie imprese se nei prossimi anni non continuerà ancora il flusso di nuove quotazioni sul mercato. In Italia c’è infatti un bacino di ben 9mila pmi che possono accedere ai listini azionari ma molte di loro spesso rinunciano a fare il grande passo. I risultati dello studio sono stati discussi ieri, lunedì 29 ottobre a Milano, in una tavola rotonda alla quale hanno partecipato Maurizio Ferrero, partner di Deloitte, Lukas Plattner, partner di Nctm Studio Legale, Stefano Firpo, direttore generale del Ministero dello Sviluppo Economico, Massimo Mazzini, direttoere marketing e sviluppo commerciale di Eurizon e Ciro Rapacciuolo, direttore del Centro Studi di Confindustria.

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