Wall Street, i robot pesano sempre di più

I robot hanno in mano la finanza. Secondo una stima del Wall Street Journal, ripresa da MF, circa l’85% del trading è effettuato ormai in modalità automatica, cioè da software, modelli, formule di investimento passivo, che nell’insieme formano un branco incredibilmente veloce e compatto. La loro prontezza nel reagire ai segnali di mercato può portare a rialzi repentini, ma a crolli altrettanto rapidi e inaspettati, come è avvenuto gli ultimi mesi a Wall Street.

Nonostante l’economia americana prosegua nella sua crescita a ritmi sostenuti, da qualche tempo gli indici di New York hanno preso a correre in direzione opposta. Dal picco di settembre lo S&P 500 è sceso del 19,8%, sfiorando il territorio di bear market dove invece è atterrato il Nasdaq lo scorso 24 dicembre. Il petrolio, che a ottobre era a quota 75 dollari, è sceso sotto i 43 nonostante l’Opec abbia deciso di tagliare la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno. Dietro a questi crolli ci sono indubbiamente motivazioni reali, ma le reazioni automatiche delle macchine da trading rischiano però di amplificarne gli effetti. Quando il mercato volge verso il rosso, gli algoritmi vendono immediatamente; se i prezzi scendono ancora, poi, la gran parte dei robo-investitori è programmata per incrementare ancora le vendite.

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