Pir, i risparmiatori tagliano la corda

La raccolta netta dei Piani individuali di risparmio (Pir) è in picchiata. Dai fasti di un anno fa, si è passati repentinamente al segno meno. Come scrive la Repubblica, nei primi tre mesi dell’anno i Pir hanno registrato riscatti superiori ai versamenti per 2,2 milioni di euro. Una cifra all’apparenza poco rilevante, ma che si aggiunge alla frenata dell’ultimo trimestre del 2018, quando la raccolta era stata positiva per 162,7 milioni. Una situazione che da un lato può dipendere dall’andamento schizofrenico dei mercati, ma che gran parte degli operatori di settore giustifica con la modifica dei Pir introdotto dall’ultima legge di bilancio.

I Pir, infatti, ora sono gravati da due vincoli, che prevedono di investire il 3,5% del patrimonio in società quotate all’Aim e il 3,5% in fondi di venture capital. Quando mancavano i decreti attuativi, l’industria del risparmio gestito aveva scelto di congelare il collocamento dei nuovi Pir. Ora che i decreti ci sono, tuttavia, le sottoscrizioni non sono ancora ripartite. E il flusso di raccolta sarebbe alimentato quasi totalmente dai versamenti sui Pir pre-riforma. Il governo guarda da lontano l’evolversi della vicende e, qualora la riforma non sortisse i risultati sperati, potrebbe fare retromarcia sull’impianto della riforma.

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