Dicorrado (Investec Am): “Tutti i pregi delle azioni value”

Value o growth? Spesso la comunità dell’asset management internazionale si divide attorno a questi due stili di gestione dei portafogli dei fondi. Il primo, lo stile value, punta a individuare aziende con buoni fondamentali, che sono state troppo trascurate nei prezzi dagli investitori e che devono mostrare ancora  in borsa tutto il loro potenziale. Lo stile growth, invece, mira a selezionare le aziende con alto potenziale di crescita, ma con una minore considerazione dei loro prezzi correnti. “Uno stesso titolo può essere incluso nel portafoglio sia di un gestore value che di un gestore growth”,  dice  Alessandro Dicorrado (nella foto), asset manager che lavora per Investec Am, casa d’investimenti di origine sudafricana con una vasta presenza internazionale

Dicorrado è  co-portfolio manager (assieme a   Steve Wolley) del fondo Global Value Equity di Investec AM che, come dice il nome, ha lo stile di gestione value nel suo Dna. Anche se i fondi come quello gestito da Dicorrado hanno solitamente una forte esposizione su titoli del settore industriale o bancario, in passato pure un’azienda hi-tech del calibro di Microsoft è stata presente a lungo nel portafoglio. Questo perché, a ben guardare, non c’è una differenza abissale nelle valutazioni sui titoli fatte abitualmente da un gestore value e da un gestore growth. Entrambi comprano ovviamente azioni con buon potenziale di rialzo ma, mentre il gestore growth lo fa indipendentemente dai prezzi di borsa attuali, il gestore value cerca appunto i titoli  che risultano sottovalutati dal mercato, spesso per motivi straordinari e contingenti. Non a caso, oggi il fondo Global Value Equity di di Investec AM ha una sovraesposizione sulle aziende britanniche con un business molto concentrato sul mercato domestico.

“I timori sugli esiti della Brexit ha penalizzato molto le loro quotazioni”, dice Dicorrado, “portando i multipli delle azioni a livelli bassissimi”. Nel portafoglio del Global Value Equity, che è un prodotto azionario globale, ci sono però soprattutto molti titoli di imprese del settore industriale come per esempio l’americana Welbilt, specializzata nelle forniture alla ristorazione e ai fast food, l’italiana Tenaris o la multinazionale del recruiting Adecco. “Abbiamo un portafoglio concentrato, con una 40ina di titoli in tutto”, dice ancora il gestore di Investec, che mette in evidenza un dato: negli ultimi 10 anni i fondi azionari value hanno avuto risultati inferiori rispetto ai fondi growth, soprattutto perché le borse internazionali sono reduci da un lungo ciclo positivo con un andamento direzionale verso l’alto, guidato in gran parte dalle azioni tecnologiche. Quando però i listini internazionali invertono la rotta o iniziano a traballare, come avviene di solito alla fine di un lungo ciclo rialzista, allora i titoli value sono destinati a dare soddisfazione agli investitori. E il loro rimbalzo può essere tanto più constistente quanto più lungo è stato il periodo di sottoperformance che hanno alle spalle.

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