Requiem for a Pir

Secondo una recente ricerca del dipartimento Asset Management del Centro Studi Le Fonti, gli investimenti sui PIR (piani individuali di risparmio) non funzionano più e non riscuotono successo sul pubblico italiano.
La ricerca è stata redatta partendo da un sondaggio realizzato su un campione di circa 1.400 professionisti della consulenza finanziaria (consulenti finanziari, consulenti indipendenti e private banker) a cui sono state rivolte una serie di domande volte a valutare il sentiment del mercato degli investitori privati a cui i PIR si rivolgono.

Nel 2017, anno di introduzione del nuovo strumento, la raccolta aveva superato le attese attestandosi a circa 11 miliardi di Euro. Un risultato che faceva ben sperare, vista la possibilità per l’investitore di puntare una quota entro i 30 mila euro anche negli anni successivi. A trainare la raccolta è stata in particolare la possibilità di godere di agevolazioni fiscali. La ratio adottata dal governo di allora aveva i migliori propositi: offrire uno strumento che potesse agevolare gli investimenti in società italiane, dando quindi un impulso diretto all’economia e promuovendo la quotazione al AIM di nuove società.
Purtroppo il sistema ha mostrato i suoi limiti e, anche a causa del forte senso instabilità dato dal punto di vista politica, negli anni successivi lo strumento è stato abbandonato.

Dopo l’introduzione della nuova normativa sui PIR, il Centro Studi Le Fonti, ha voluto indagare su come le nuove regole abbiamo inciso sul mercato e i risultati sono stati tutt’altro che positivi.
Lo studio infatti ha rilevato come meno del 10% degli investitori che avevano sottoscritto un PIR nel primo anno dalla loro introduzione ha deciso di incrementare la propria quota negli anni successivi (59,81% dei rispondenti).

Fredda anche la risposta dei consulenti alla domanda “quanto consiglieresti di investire in PIR”, che rimane sotto la media (41 su un punteggio da 1 a 100). Il vantaggio fiscale rimane ancora il driver principale dell’interesse dello strumento (90,38%), ma rimane una parte di rispondenti che indica come altra motivazione l’idea di poter investire e sostenere il sistema economico italiano. I motivi che disincentivano maggiormente i PIR sono le preoccupazioni sulla situazione economica e politica del Paese e la scarsità delle PMI quotate al AIM.

Tra le società di investimento più apprezzate per i propri fondi PIR compliant spiccano Banca Mediolanum, Anima, Fidelity International, Eurizon e Amundi.

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