Pictet AM: Investimenti, il valore della gestione attiva

Vi presentiamo il commento proposto da Pictet Asset Management in Pictet Journal – Agosto 2019.

In questa calda estate all’insegna della crisi di governo italiana e dell’inasprimento delle tensioni commerciali sinoamericane, per noi operatori della gestione del risparmio un altro tema tiene banco sotto l’ombrellone: i primi rendiconti dell’era MiFID II hanno riacceso il dibattito sul valore della gestione attiva rispetto alla gestione passiva.

Il dibattito, lungo e complesso, è stato affrontato in tutte le sue mille sfaccettature e da ogni possibile prospettiva. Se l’obiettivo dei più è cercare di dimostrare la superiorità di una forma di investimento rispetto all’altra, forse il modo più costruttivo di affrontare la materia è invece comprendere, e aiutare gli investitori  a comprendere, caratteristiche, opportunità e rischi dell’una e dell’altra forma di investimento.  Prendere in considerazione esclusivamente il costo legato allo strumento finanziario potrebbe rappresentare un rischio concreto di banalizzazione. Se infatti è indubbio che la gestione passiva abbia costi inferiori per l’acquirente, gli aspetti da analizzare per valutare la bontà di una soluzione di investimento sono molteplici.

Per esempio, in un periodo in cui è altissima l’attenzione e la considerazione della sostenibilità delle condotte private e aziendali, i possibili costi “sociali” di un mondo in cui la gestione passiva fosse l’unica forma di investimento (o ampiamente prevalente) costituiscono un importante elemento da considerare. L’investimento passivo, infatti, nell’allocare il capitale spesso non permette di fare alcuna distinzione tra le aziende più virtuose dal punto di vista ambientale, sociale e di governance (i rinomati fattori ESG) e quelle che invece mostrano lacune da questo punto di vista. Replicando indici la cui composizione è la maggior parte delle volte influenzata in modo determinante dalle dimensioni delle aziende, la gestione passiva non sempre riesce a prendere in considerazione con la stessa sensibilità di quella attiva tutti quei fattori non-finanziari che svolgono ormai un ruolo cruciale nel determinare i risultati aziendali e di mercato delle società.
Tuttavia, in qualità di gestori di patrimoni, nell’allocare il capitale per finanziare l’economia reale, sentiamo di avere il dovere di distribuire il capitale in modo responsabile, tenendo presenti anche le esigenze delle generazioni future. Nell’ambito di tale costante impegno, abbiamo unito le nostre forze a quelle di altri investitori e asset manager per invitare congiuntamente i fornitori di indici a escludere dai loro indici le società coinvolte nella produzione di armi controverse (bombe a grappolo, mine antiuomo, armi chimiche, biologiche e nucleari). Questa iniziativa, appoggiata anche da Swiss Sustainable Finance, è volta a eliminare una grave inefficienza del mondo degli investimenti: oggi gli investitori che seguono gli indici di riferimento principali, infatti, contribuiscono tutti in modo inconsapevole al finanziamento di società coinvolte nella produzione di armi controverse.

In aggiunta, i gestori attivi hanno la possibilità di incidere direttamente sulle scelte aziendali esercitando il proprio diritto di voto in qualità di azionisti delle società in cui investono. Ciò può svolgere un ruolo chiave nell’indirizzare le scelte aziendali e nel sensibilizzare il management sulla rilevanza di alcune tematiche di carattere ambientale e sociale, oltre che economico-finanziario.

Un ulteriore elemento degno di analisi riguarda l’efficienza nell’allocazione del capitale.  La meccanica dell’indicizzazione implica che le società a maggiore capitalizzazione abbiano maggiore possibilità di attrarre capitale indipendentemente dalle valutazioni di carattere fondamentale. Finanziandosi con maggiore facilità, queste società possono approvare progetti con un rendimento atteso più basso, rispetto magari a progetti di società a piccola capitalizzazione, o persino off benchmark, che potrebbero trovarsi costrette ad abbandonare progetti più innovativi e con maggiore potenziale, a causa dei costi di finanziamento più elevati. Queste anomalie portano direttamente alla necessità del sistema finanziario di avere un numero sufficiente di operatori attivi in grado di fissare il prezzo di un titolo a partire dai suoi fondamentali. In un mondo dominato dall’indicizzazione i titoli si muovono in funzione dei flussi e non dell’operato delle aziende.

Come ultima considerazione sul tema in oggetto, la proliferazione di fondi a gestione passiva può creare delle distorsioni nel meccanismo di funzionamento dei mercati finanziari. Le strategie passive, infatti, in occasione di una fase di forti vendite sulle borse azionarie non effettuano alcuna distinzione tra le aziende di maggiore qualità, con fondamentali solidi e quelle invece meno stabili e più esposte ai cambiamenti nel sentiment degli investitori; si limitano a vendere i titoli delle varie aziende in proporzione al peso che queste hanno all’interno degli indici di riferimento. In questo modo, l’attento lavoro di selezione dei gestori attivi viene a volte penalizzato e depotenziato, rendendo più complicato per i fondi a gestione attiva riuscire a vedere le aziende di qualità su cui sono investiti perdere meno delle altre nelle fasi di turbolenza.
Viceversa, va detto che questo meccanismo scaturito dal funzionamento della gestione passiva può generare anche opportunità di investimento, permettendo di acquistare a prezzi più vantaggiosi aziende i cui fondamentali non sono stati in realtà intaccati.

Senza pretesa di esaustività, ci auguriamo che questi spunti possano rappresentare un invito ad allargare lo spettro di analisi e riflessione anche della vostra clientela oltre ai costi individuali degli strumenti. Anche perché dietro ai costi della gestione attiva si celano professionisti del nostro mondo spesso in grado di creare extra rendimento a partire da scelte di allocazione attiva, premiando le aziende migliori, di oggi e di domani, e selezionando i business più solidi, in grado di attraversare le dinamiche di cambiamento del mondo in cui viviamo, proteggendo gli investitori dalle crisi e dai turbamenti di mercato.

Siamo lieti di condividere con voi una breve ma interessante analisi da cui emerge come 68 delle nostre 153 strategie attualmente sottoscrivibili per un cliente retail mostrano una performance relativa positiva da inizio anno (dati al 30 Luglio – classe R versus benchmark senza costi, seppur bassi le strategie passive presentano dei costi), dimostrando che è possibile per un gestore attivo di battere il benchmark di riferimento anche tenendo in considerazione i costi.

Consapevoli che sia poco proficuo dibattere sulla superiorità di una modalità di investimento sull’altra, gestione attiva e gestione passiva rappresentano modalità di investimento alternative, e talvolta complementari, che contribuiscono a offrire una variegata gamma di soluzioni adatte a ogni possibile tipologia di investitore.

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