Gestore, se è donna si guadagna di più

Un connubio in evoluzione ma ancora poco valorizzato. La finanza ha bisogno di donne e questo perché una maggior rappresentanza femminile è oggi condizione di successo per tutte le aziende e per le società finanziarie in particolare.

Di questo ne è convinta Anne Walsh, capo della gestione dei patrimoni del fondo americano Guggenheim Partners: “In finanza siamo ancora poche, ma abbiamo buon senso e responsabilità per i soldi che ci vengono affidati in gestione”. In un’intervista rilasciata ad Affari&Finanza, la donna da cento miliardi di dollari riflette su una serie di motivazioni che possono indurre le donne a non intraprendere una carriera in ambito finanziario o ad abbandonarla nel giro di pochi anni.

Al primo posto troviamo il pregiudizio, lo stereotipo di turno: il luogo comune vuole che la finanza sia considerata come un settore prevalentemente maschile, dedito all’avidità e ossessionato dal guadagno estremo. Nonostante sia un pensiero dell’immaginario collettivo, ci sono state alcune evidenze empiriche che confermano come effettivamente la cultura aziendale del settore sia imperniata di sessismo.

Altro problema riguarda gli orari massacranti che poco collimano con la vita famigliare, che ancora troppo spesso grava quasi unicamente sulla figura femminile.

Inoltre secondo Walsh è importante che le donne escano dalla comfort zone e si buttino in modo più intraprendente nel settore professionale, magari richiedendo qualche aumento in più o qualche meritata promozione.

Nonostante il fenomeno del glass ceiling sia ancora troppo presente causando profonde asimmetrie di genere nel mondo professionale, da un’analisi su 2.800 investitori fatta dalla Business School della Warwick University, emerge che nell’arco di 3 anni i rendimenti annuali degli uomini sono stati in media superiori dello 0,14% rispetto alle performance del FTSE 100, mentre quelli delle donne sono stati superiori dell’1,94%. E non è nemmeno così vero che le donne siano meno dedite al rischio. “Io pensavo di essere più avversa al rischio; ma perché rifletto sulla compensazione e su come affrontare un rischio”. Quindi forse solo un po’ più di buon senso e responsabilità.

 

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