Consulenti, lo smart working perfetto al tempo del coronavirus

Oggi più che mai il lavoro è diventato flessibile, con team che svolgono la propria attività a distanza e dipendenti che eseguono parte delle proprie mansioni da casa, anziché stando in ufficio. E questo vale anche per i consulenti finanziari, che in quest’ultimo periodo si sono trovati a dover gestire i propri clienti stando dietro ad uno schermo o a un telefono.

Sicuramente sono molti i vantaggi di fare smart working, soprattutto in condizioni così complesse come quelle attuali, ma ci sono anche diverse insidie nascoste, non tanto per il singolo quanto per l’azienda stessa.

A tal proposito gli esperti di Hays, società leader nel recruitment specializzato, hanno cercato di analizzare con occhio critico le specifiche del lavoro agile, cercando di capire come conciliare la crescente richiesta di maggiore flessibilità da parte dei dipendenti con le esigenze del management.

“Lo smart working, se implementato correttamente, può rappresentare una risorsa preziosa per le aziende, indispensabile per conciliare le diverse necessità dei professionisti e per garantire un alto grado flessibilità aziendale, indispensabile per avere successo in un ambiente dinamico e in rapido cambiamento come quello odierno – affermano gli esperti Hays -. È necessario lavorare in primis sulla cultura aziendale, favorendo un ambiente collaborativo e positivo. Datore di lavoro e dipendenti devono avere un obiettivo comune e devono condividere le modalità con cui raggiungerlo. In questo modo, sarà possibile lavorare in team e ottenere ottimi risultati pur non essendo fisicamente nello stesso luogo”.

Per funzionare al meglio, lo smart working deve essere quanto più strutturato possibile, ma non in termini di controllo delle persone, bensì in termini di organizzazione. Spesso, infatti, il lavoro agile viene concesso solo ad alcune risorse con particolari esigenze di flessibilità o viene riservato a quadri e manager o, addirittura, è appannaggio unicamente dei consulenti freelance. Dovrebbe, invece, essere frutto di una politica aziendale vera e propria che incoraggia i dipendenti a usufruirne in modo consapevole. Più le risorse saranno libere di utilizzare lo smart working, più saranno in grado di organizzarsi con il proprio team per portare a termine il lavoro anche virtualmente. Secondo Josh Krichefski, ceo del colosso dell’advertising MediaCom, creare una cultura aziendale in cui le persone si sentono a loro agio nello svolgere il proprio lavoro, indipendentemente da dove si trovino, permette realmente di ottenere il meglio da loro. Mettere al primo posto le persone e non i processi è essenziale per instaurare un rapporto di fiducia reciproca tra il datore di lavoro e le risorse.

Un buon escamotage può essere quello di fissare incontri settimanali vis-à-vis per ogni team, in modo che ci si possa confrontare sugli obiettivi da perseguire e sul lavoro da svolgere, offrendo nuovi input. Inoltre, può essere utile organizzare delle valutazioni periodiche, possibilmente mensili o trimestrali, sull’attività di ciascun collaboratorea cui devono partecipare anche coloro che lavorano la maggior parte del tempo da remoto. In questo modo tutti continueranno a sentirsi coinvolti pur non vivendo quotidianamente l’azienda. Con questi accorgimenti è possibile sfruttare al massimo le potenzialità dello smart working senza che il business ne soffra. Anzi, la flessibilità diventa uno strumento fondamentale per attirare e fidelizzare talenti che, in condizioni lavorative diverse, sarebbe impossibile attrarre in azienda.

Inoltre, il tempo speso dai collaboratori nello stesso ufficio non dovrebbe essere valutato in termini quantitativi, ma qualitativi. Un team di lavoro dovrebbe incontrarsi perché ha realmente necessità di farlo e non perché è “obbligato” a condividere lo spazio di lavoro quotidianamenteAlcune attività meramente operative, ad esempio, non necessitano della presenza dei colleghi e dovrebbero poter essere svolte dove e quando il professionista desidera. In questo modo, il tempo dedicato alle riunioni di team e allo stare con i colleghi diventa tempo di “qualità” perché riservato alla parte più importante del lavoro, ovvero alla sfera creativa, all’innovazione e, soprattutto, alla strategia.

Per fare ciò, chiaramente, è necessario uno sforzo maggiore da parte di manager e dirigenti che devono mettere in chiaro fin da subito gli obiettivi da raggiungere e condividere i valori aziendali con tutti i collaboratoriLa cultura organizzativa è l’elemento chiave da cui partire se si vuole implementare con successo il lavoro agile. Un ambiente lavorativo rigido e fortemente gerarchico è sicuramente meno affine al concetto di autonomia e pertanto più esposto alle eventuali insidie dello smart working. Una cultura aziendale basata sulla reciproca fiducia, invece, è fondamentale per concedere a tutti la flessibilità di cui hanno bisogno, mantenendo alta la produttività e ottenendo ottimi risultati di business.

 

 

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