Coronavirus, servono nuovi Pir

Anche Assogestioni interviene nella lotta al coronavirus. E lo fa proponendo un nuovo Piano individuale di risparmio dedicato alle piccole-mede imprese che avranno bisogno di enorme liquidità durante dopo la pandemia. “La sfida collegata a questo obiettivo – dice l’associazione degli asset manager presieduta da Tommaso Corcos – è quella di creare dei portafogli maggiormente vincolati ai segmenti di mercato meno liquidi, ma proprio per questo ancora più vicini alle imprese più piccole. Pur potendo comunque investire in asset illiquidi, i Pir esistenti non risultano del tutto adatti allo scopo. La causa è duplice ed è insita nel vincolo di investimento di 30mila euro all’anno e nel limite di concentrazione al 10%, limitazioni giuste e necessarie per costruire portafogli pienamente liquidi”.

Rispetto ai Pir ordinari, i nuovi Pir sarannno rivolti soprattutto alla clientela più patrimonializzata. Trattandosi di investimenti illiquidi, che richiedono tempi lunghi di investimento e che si caratterizzano per un alto livello di rischiosità, l’introduzione di incentivi fiscali a favore dei Pir alternativi potrebbe infatti incoraggiare l’afflusso di risorse da parte della clientela più “evoluta”, che può beneficiare di una soglia di investibilità molto più elevata in strumenti più rischiosi e complessi, nonché di una maggiore capacità di detenzione dei titoli nel lungo e lunghissimo termine.

La proposta di Assogestioni prevede dunque di mutuare i limiti previsti dalla normativa sugli Eltif, che contemplano una soglia di 150mila euro all’anno per un importo complessivo non superiore a 1.500.000 di euro. L’associazione sottolinea che sarebbe comunque opportuno – considerate le modalità di partecipazione a tali veicoli di investimento, che richiedono un consistente investimento iniziale e che spesso non consentono versamenti successivi – prevedere un limite annuo più elevato.

Assogestioni propone di modificare la disciplina dei Pir introducendo specifici vincoli qualora l’investimento sia diretto, per almeno il 70% del valore complessivo del piano, a beneficio di imprese di piccole dimensioni. Si ritiene inoltre essenziale modificare sia l’oggetto dell’investimento agevolato – includendovi fonti di finanziamento alternative a quelle del canale bancario – sia i limiti alla concentrazione agli investimenti.

In particolare, per quanto concerne l’oggetto dell’investimento agevolato, i benefici fiscali previsti dalla normativa Pir dovrebbero essere estesi anche a favore di piani di risparmio che, per almeno i due terzi dell’anno solare di durata del piano, investano almeno il 70% del valore complessivo in:

  • strumenti finanziari emessi o stipulati con imprese residenti nel territorio dello Stato o in Stati membri dell’Unione europea o in Stati aderenti all’Accordo sullo Spazio economico europeo con stabile organizzazione nel territorio dello Stato, diverse da quelle inserite negli indici FTSE Mib e FTSE Mid Cap della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati (percentuale che nei Pir ordinari ammonta attualmente al 3,5% del valore complessivo del piano);
  • in prestiti erogati alle predette imprese;
  • in crediti delle medesime imprese.

Infine con riferimento ai limiti alla concentrazione degli investimenti, al fine di garantire una maggiore diversificazione delle fonti di finanziamento a favore della medesima impresa – o di imprese appartenenti al medesimo gruppo) – Assogestioni propone che per i Pir alternativi l’attuale vincolo di concentrazione del 10% debba essere elevato al 20%.

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