Investimenti, l’Europa che ci attende dopo il Covid-19

Vi riportiamo di seguito l’ultimo commento a firma di Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer UBS WM Italy, sull’attuale situazione economica globale alla luce dell’emergenza sanitaria.

L’esplosione dei contagi di coronavirus fa comprendere quanto sia veloce e difficile da contenere. La scorsa settimana gli Stati Uniti hanno superato la Cina e l’Italia per numero di contagi confermati e, al contempo, la diffusione ha visto una rapida accelerazione su tutto il continente europeo.

Le conseguenze economiche e politiche del virus sembrano essere altrettanto rapide e spietate. In poche settimane il COVID-19 ha costretto centinaia di milioni di persone a rimanere in casa, mettendo fine al più lungo ciclo economico globale di sempre, cominciato nel lontano 2009.

La scorsa settimana gli Stati Uniti hanno registrato un record di richieste di sussidio di disoccupazione (3,3 milioni) e ci si aspettano dati ancora più pesanti per l’economia europea: la stima dei nostri economisti è di una riduzione del PIL del 4,5% per l’eurozona e del 5% per l’Italia nel 2020.

Ne è scaturito il più veloce crollo delle borse della storia, accentuato anche da molti automatismi e tanta leva finanziaria accumulati negli ultimi anni. Sui mercati si sono registrate ingenti vendite forzate e disordinate che hanno accentuato le discese degli indici. Alcuni indicatori di stress sembrano suggerire che sia in corso una parziale normalizzazione, grazie agli interventi delle banche centrali.

I governi si sono messi al lavoro per contenere le conseguenze economiche della crisi: l’esperienza del 2008 certamente contribuisce a mobilitare risorse ingenti. Stimiamo che la somma delle misure fiscali espansive annunciate in questi giorni rappresenti già il 2,6% del PIL globale, rispetto all’1,7% della crisi finanziaria di oltre un decennio fa. Cambierà il rapporto tra pubblico e privato e potrebbero registrarsi nazionalizzazioni per difendere l’occupazione e alcuni settori produttivi.

Le abitudini di milioni di persone stanno cambiando e possiamo aspettarci una forte accelerazione su temi come la rilocalizzazione di attività produttive vicino ai mercati di consumo, sfruttando la robotica, l’e-commerce, il lavoro da casa.

Dopo aver inizialmente snobbato il problema, Trump ha compreso che sono in gioco l’economia americana e le sue chance di rielezione. Così come nel 2008, gli Stati Uniti dimostrano una grande capacità di reazione e hanno approvato rapidamente misure fiscali per 2000 miliardi di dollari, circa il 10% del loro PIL, mentre la Federal Reserve ha varato interventi sul mercato che per sua definizione potranno essere illimitati.

L’Europa si è mossa in modo più energico rispetto al passato, ma si dimostra ancora limitata da una governance pesante, diffidenze ed egoismi. Dopo qualche incertezza, la scorsa settimana la Banca centrale europea (BCE) ha varato un nuovo programma d’immissione di liquidità che ha portato il totale per quest’anno a 1100 miliardi di euro, sufficiente a coprire i deficit degli Stati. Alcune regole autoimposte che limitano la capacità di ridurre lo spread tra Nord e Sud Europa sono, tuttavia, state mantenute.

La Commissione europea ha annunciato che il patto di stabilità è sospeso, lasciando maggiore libertà ai Paesi di fare deficit per contrastare gli effetti diretti e indiretti del coronavirus. Almeno per il momento però non c’è stato un accordo per rispondere in modo congiunto alla crisi come proposto dall’Italia e altri otto Paesi (circa la metà del PIL dell’eurozona), tra i quali Francia e Spagna.

Il Nord Europa rimane contrario all’emissione di una forma di eurobond dedicata a fronteggiare l’emergenza economica e sanitaria e propone invece l’utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità (MES) che comporterebbe condizionalità, uno stigma negativo sui mercati e una forte distorsione competitiva nella fase di ripresa.

Le trattative continuano ma il tempo scarseggia e il COVID-19 accelererà il destino dell’Europa. Questi sono giorni cruciali: se ne uscirà con una maggiore integrazione e solidarietà oppure con ancora maggiore disaffezione e un ruolo che verrà sempre più sminuito.

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