Pir, sarà un 2020 da lacrime e sangue

La terza versione dei Pir era partita con grandi attese, ma non aveva fatto i conti con il coronavirus. L’annus horribilis dell’emergenza, infatti, secondo le stime d’Intermonte Sim, ha affossato gli obiettivi di raccolta di questo veicolo d’investimento. A tal punto che per il 2020, da una previsione di afflussi netti per mezzo miliardo di euro, si è passati a una fosca stima di deflussi per circa 1 miliardo. Nelle stime, come riporta l’edizione online di MF Milano Finanza, non sono però incluse le stime sui nuovi Pir proposti da Assogestioni (leggi qui): fondi chiusi a cinque anni dedicati agli investimenti nelle pmi, per i quali l’associazione di categoria del risparmio gestito prevede afflussi potenziali compresi tra i 3 e 5 miliardi.

Gli esperti di Intermonte, dopo i deflussi del 2019 per oltre 1 miliardo, prevedevano per i Pir – in seguito alla recente riforma che ha riportato l’impianto dei piani individuali di risparmio a una struttura più simile a quella, fortunata, del 2017 – un’inversione della tendenza e un ritorno ai fasti del passato. Ma l’estrema volatilità del mercato, seguita ai crolli nel mese di marzo, è probabile che abbia dissuaso molti risparmiatori a investire nel mercato azionario e alimentato la corsa ai rimborsi. Un crollo di fiducia che potrebbe trascinarsi almeno fino alla fine dell’anno in corso.

Quindi, sebbene la situazione sui mercati sembri evidenziare un lento miglioramento, per i Pir la luce in fondo al tunnel dovrebbe tornare a vedersi a partire dal 2021, anno in cui gli afflussi torneranno fluire per una stima tra 1,2 e 2 miliardi. Per l’anno successivo, il 2022, è invece prevista la definitiva riscossa con 3 miliardi di raccolta netta.

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