Consulenti, guadagni a doppia cifra con i fondi alternativi

I fondi di private equity hanno avuto un rendimento lordo che nel 2019, in media, è arrivato al 21,3 per cento. È quanto emerge da un’analisi di Kpmg in collaborazione con Aifi su un campione significativo di operazioni in Italia, riportata dal Sole 24 Ore del 3 giugno. Si tratta di un dato record per il private equity, decisamente superiore al 16,90% che si era registrato nel 2018. Buono a tal punto che per rivedere una performance del genere, bisogna andare indietro di ben 12 anni.

Su un campione di 56 operazioni di disinvestimento effettuate l’anno scorso, infatti, il controvalore incassato dai private equity è stato di 2,2 miliardi di euro. Si trattava di operazioni rimaste nel portafoglio dei fondi per almeno 5 anni (nel 43% dei casi). In media, le operazioni più redditizie riguardano aziende rimaste nel portafoglio tra i 2 e i 5 anni.

Per l’anno in corso, invece, è assai probabile che la pandemia freni i rendimenti. Anche se, con l’avvento dei Pir Alternativi introdotti dal decreto Rilancio, è probabile che questo settore di investimento prenda nuovo slancio per arrivare a una robusta ripresa già a partire dal 2021. E questo è un buon segno per tutte le Pmi italiane, che in questo periodo di crisi avranno bisogno di ingente liquidità per finanziare gli investimenti e la ripartenza.

In questo quadro generale, in Italia c’è anche chi ha lavorato per rendere accessibile il mondo degli investimenti alternativi anche alla clientela retail. Come, per esempio, ha fatto Azimut con il suo Demos 1, primo fondo chiuso di private equity retail al mondo, con importo minimo di sottoscrizione pari a 5 mila euro.

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