Asset allocation: sì small cap, ma con giudizio

Ripercorrendo rapidamente il comportamento delle small cap dall’inizio della crisi causata dal Covid-19, possiamo osservare che dopo due anni di rendimento sottotono rispetto alle large cap, il divario inizia a ridursi. Normalmente, i titoli a bassa capitalizzazione sottoperformano nei periodi di crollo, soprattutto a causa della loro scarsa liquidità, ma in questa occasione le cose sono andate diversamente. Va detto che questi titoli uscivano da una fase di sottoperformance storica, dopo la creazione dell’indice CAC Small nel 1998. Dal marzo 2018 all’ottobre 2019 l’indice CAC Small si è apprezzato fino al 34% rispetto al CAC e in questo lasso di tempo, più elevata era la capitalizzazione di mercato e migliore era la performance. Dalla fine di ottobre 2019 il CAC Small ha realizzato una performance del -11%, a fronte del -16% del CAC 40, in una fase di estrema difficoltà per i mercati. È interessante notare che il periodo in corso continua a privilegiare i titoli dell’universo Growth a scapito di quelli Value, anche se questa distinzione è meno marcata fra le small cap. Per spiegare il punto, guardiamo agli Stati Uniti e alla performance del Nasdaq da inizio anno: +9% rispetto al -9% del Dow Jones. Questo primato si spiega con i tassi lunghi sovrani sempre più bassi. D’altra parte, nelle ultime settimane abbiamo assistito a rotazioni settoriali di grande levatura a favore dei titoli Value. Si pensi in particolare ai rimbalzi dell’ordine del 40%-50% sul titolo BNP Paribas o sulle azioni delle case automobilistiche, a fronte del +1% di Sanofi e del +9% di L’Oréal nello stesso periodo. In questo periodo abbiamo tenuto sotto particolare attenzione il settore della distribuzione di mobili online. È un mercato ancora molto debolmente penetrato dall’e-commerce. Nei mesi di aprile e maggio di quest’anno alcune società hanno visto raddoppiare le loro vendite grazie alla spiccata propensione delle famiglie ad investire nell’arredamento della casa, anche se i negozi erano chiusi. È una tendenza che pare destinata a durare anche una volta eliminate le restrizioni agli spostamenti, o quantomeno è ciò che sta avvenendo in Corea. In definitiva, all’e-commerce basta guadagnare qualche punto percentuale aggiuntivo di quota di mercato nelle vendite al dettaglio affinché la società ne possa trarre un robusto guadagno.

Tornando alle small cap, a nostro giudizio oggi queste offrono tre vantaggi fondamentali:
1- Anzitutto, il livello di valorizzazione. L’indice CAC Small segna un rapporto prezzo/valore contabile di 1,35 x, inferiore a quello registrato nel 2012 e nel 2013 nel pieno della crisi dell’Eurozona. Lo sconto di valutazione rispetto alle large cap è quasi del 30%.
2- La ripresa dei flussi grazie al crescente interesse che suscitano, dimostrata soprattutto dal ritorno di alcuni importanti investitori istituzionali. Si comprende anche dal peso che questi titoli assumeranno nei fondi pensione. È una spinta importante che dovrebbe trainare la domanda di questa asset class.
3- La capacità comprovata delle small cap di sovraperformare nel lungo periodo.

Le dimensioni contenute sono causa di fragilità strutturale per queste imprese? No, affatto. Quando infatti producono un buon bilancio e un modello di business di qualità, non c’è motivo di credere che siano più esposte alle difficoltà rispetto alle large cap. Ed è qui che entra in gioco l’importanza fondamentale dello stock picking. Privilegiando imprese dai fondamentali solidi, con un elevato potere di prezzo, controllate da un azionariato familiare che opera nell’interesse aziendale di lungo periodo e poco note agli analisti sellside, si riesce a fare la differenza.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!