Investimenti, la sfida climatica

Vi proponiamo di seguito un commento in esclusiva a cura di Randeep Somel, Director of Global Equities di M&G Investments, che si concentra sul tema della sfida climatica.

In quello che è stato un inizio di decennio molto volatile in termini umanitari, economici e politici, diamo uno sguardo alla sfida a lungo termine del cambiamento climatico per capire come sta procedendo e come può essere stata influenzata dai recenti eventi.

Il crollo dei prezzi dei combustibili fossili distruggerà la tesi economica a favore delle energie rinnovabili?

Sebbene avessimo acquisito familiarità con la volatilità del prezzo del petrolio, il 20 aprile 2020 è stato un giorno degno di nota, in quanto i contratti petroliferi sono stati scambiati a valori negativi per la prima volta nella storia e hanno attirato l’attenzione sul calo dei prezzi dei combustibili fossili.

L’aumento costante dell’offerta di petrolio e gas grazie all’avvento della fratturazione idraulica (“fracking”) ha fatto sì che l’offerta sia da tempo in anticipo sulla domanda.

Le fonti di energia rinnovabile in passato hanno richiesto mandati e sovvenzioni per essere realizzate.  È importante domandarsi se, nelle circostanze attuali, esse possano continuare ad avere senso da un punto di vista economico.

I sussidi per le energie rinnovabili sono in fase di graduale eliminazione da qualche tempo. Si tratta di un passo positivo e non negativo.  Con l’aumento delle dimensioni e il continuo percorso dell’industria lungo la curva di apprendimento, il solare e l’eolico sono in grado di competere senza supporto esterno. Il costo del solare è un decimo di quello che era dieci anni fa.

Il grafico di seguito a sinistra mostra che, indipendentemente dalla volatilità del prezzo del gas, sia il solare che l’eolico hanno continuato a registrare una forte crescita.  Mentre il grafico a destra mostra la continua riduzione dei prezzi della produzione di energia solare ed eolica, che si colloca ai livelli più bassi della fascia di costo dei combustibili fossili.

Ciò è stato confermato da recenti commenti dell’amministratore delegato di Lightsource BP, una società di energia solare, che ha osservato: “nelle ultime settimane abbiamo annunciato nuovi accordi su quasi 400 megawatt di nuova capacità (solare) solo negli Stati Uniti” (24 aprile 2020).  Questo nonostante il calo dei prezzi dei combustibili fossili e l’incertezza economica causata dal Coronavirus.

Soluzioni per il clima… più delle sole rinnovabili?

La strategia dell’Accordo sul clima di Parigi dell’Onu del 2015 prevede gli obiettivi “20/20/20”, ovvero la riduzione del 20% delle emissioni di anidride carbonica (CO2), l’aumento della quota di mercato delle energie rinnovabili al 20% e l’aumento del 20% dell’efficienza energetica.

Oltre il 50% delle emissioni globali di CO2 sono causate dalla produzione di energia elettrica, pertanto questa rimane un elemento cruciale per la riduzione delle emissioni di CO2. Tuttavia, l’energia rinnovabile da sola non sarà in grado di risolvere questo problema, altri settori “colpevoli” della produzione di emissioni di CO2 dovranno essere esaminati e si dovranno trovare soluzioni a riguardo.

L’agricoltura e la selvicoltura sono responsabili di oltre il 20% delle emissioni di CO2. Ora ci sono alternative alle proteine della carne a base vegetale. Il passaggio dalle proteine della carne d’allevamento a quelle non contenute nella carne avrà un grande impatto sulla riduzione di CO2. Aziende come Beyond Meat si sono affermate con i loro prodotti alternativi.

La promozione dell’uso di legname sostenibile incoraggerà anche una più ampia adozione della silvicoltura sostenibile, che affronta il problema del rilascio di CO2 nell’industria.

Gli edifici rappresentano uno dei principali consumatori di energia e oggi, grazie al miglioramento della tecnologia, sono più efficienti. Un’azienda come Rockwool International, quotata in Danimarca, fornisce l’isolamento in lana di roccia per le nuove costruzioni e per il retrofit. Consente di ridurre notevolmente il consumo energetico di un edificio e contribuisce a ridurre la quantità di energia necessaria. Svolgerà un ruolo cruciale nell’affrontare la sfida climatica.

Anche i veicoli elettrici (EV) stanno spingendo i settori dei trasporti verso la riduzione delle emissioni di CO2. La tecnologia continua a diminuire di prezzo, il che favorisce il disimpiego di veicoli con motore a combustione interna ad alte emissioni. Il Regno Unito, la Francia e la Cina hanno tutti annunciato l’intenzione di porre fine alla vendita di nuovi veicoli con motore a combustione interna (ICE) entro il 2040, e alcune città stanno già considerando di anticipare tale scadenza.  In aree in cui la tecnologia delle batterie non è praticabile, come il trasporto pesante su lunghe distanze, l’idrogeno ecologico sta diventando un’alternativa valida.

L’economia circolare avrà un ruolo significativo nella riduzione delle emissioni. È necessario aumentare il “riutilizzo e il riciclaggio” per impedire che i prodotti finiscano in discarica al termine del loro uso e per ridurre il livello di produzione vergine richiesto per i nuovi prodotti. Questo avrà un impatto importante, poiché, secondo alcune stime, fino al 45% dei gas serra non energetici potrebbe essere affrontato con queste misure (BofAML Global Research, UE Taxonomy report: “Dopo il rosso – viene il verde”).

Un esempio è il produttore di pavimentazioni per esterni Trex, quotato negli Stati Uniti, che produce pavimenti in plastica riciclata.  Si è dimostrata un’alternativa di qualità superiore, più durevole e a emissioni più ridotte rispetto alle tradizionali pavimentazioni in legno.

La crescita economica è negativa per l’ambiente?

Quando le economie di tutto il mondo si sono arrestate a causa del Coronavirus, abbiamo visto gli effetti positivi che la riduzione dell’attività ha avuto sulle emissioni di CO2 e sulla qualità dell’aria.

Tuttavia, è falso pensare che abbiamo bisogno di una crescita negativa per avere un ambiente positivo.

Come indicato nei grafici sottostanti, le preoccupazioni degli individui riguardo all’ambiente cominciano ad aumentare una volta che il loro tenore di vita raggiunge un certo livello, e da lì continuano a crescere.

Sulla base di uno studio americano, i dati mostrano in particolare che la prioritarizzazione americana di fattori non economici, come l’ambiente, è correlata negativamente al tasso di disoccupazione negli Stati Uniti. Le persone iniziano a preoccuparsi maggiormente dell’ambiente una volta che le loro esigenze di base sono soddisfatte e certe.

Oggi abbiamo gli strumenti di soluzione climatica per sostituire l’attività ad alta intensità di carbonio con alternative a bassa intensità o prive di carbonio. Tuttavia, questa transizione richiede investimenti da parte dei governi e delle aziende, così come la partecipazione dei singoli individui. È probabile che i consumatori americani sostituiscano i loro vecchi SUV a benzina con alternative elettriche se temono di perdere il lavoro nei prossimi anni?

Lo stesso vale per le aziende. L’aviazione è stata un’industria in crescita e ad alta intensità di carbonio, ma la tecnologia sta migliorando e i principali produttori mirano a ridurre le emissioni di CO2 grazie ai loro sforzi di ricerca e sviluppo. Il produttore di motori a jet Rolls Royce, con sede nel Regno Unito, ha collaborato con la francese Airbus per sviluppare motori elettrici (il progetto E-Fan) per i voli a corto raggio, che comprendono la stragrande maggioranza dei voli, che forniscono una valida alternativa per abbandonare la propulsione a jet.

Tuttavia, nelle attuali circostanze in cui si trova l’industria dei viaggi, Rolls Royce ed Airbus hanno dovuto sospendere tutti i nuovi investimenti, poiché entrambe le società stanno dando priorità alla conservazione del capitale a breve termine. Le aziende hanno bisogno di fiducia nella crescita, e non solo di un aumento delle normative, per potersi impegnare in investimenti green.

Non dobbiamo più considerare la crescita come controproducente per la sfida climatica, sarà la crescita economica, infatti, a contribuire a risolverla.

Gli Stati Uniti e la Cina: Con o senza di te?

L’Unione Europea (UE) sta procedendo con una nuova legislazione (Tassonomia UE), uno strumento di classificazione per aiutare gli investitori e le aziende a prendere decisioni di investimento informate su attività economiche eco-compatibili. Ciò interesserà tutti gli investitori e le aziende all’interno dell’UE e dovrebbe contribuire a promuovere attività rispettose dell’ambiente nei prossimi anni.

Mentre la Cina e gli Stati Uniti rimangono i maggiori responsabili delle emissioni di CO2, dovremmo lasciarci scoraggiare dal fatto che non sono allo stesso livello dell’Europa in termini di consapevolezza ambientale?

I paesi europei sono sempre stati in prima linea nell’introduzione della legislazione ambientale, e questo ha incoraggiato le aziende europee a portare avanti prodotti e processi rispettosi dell’ambiente.

Tuttavia, come attestano gli esempi citati in questo articolo, il movimento verso prodotti e servizi rispettosi dell’ambiente è un obiettivo perseguito da un insieme di aziende di tutto il mondo.

I consigli di amministrazione delle società sono consapevoli del fatto che le normative ambientali aumenteranno probabilmente in futuro, e la consapevolezza pubblica della sfida climatica aumenterà anche da qui in poi.

I prodotti e i servizi più “puliti” stanno vedendo i loro costi ridursi al punto da avvicinarsi alla parità di costo, o a un costo inferiore rispetto ad alcune attività a più alta emissione.

Gli esempi di cui abbiamo parlato – proteine vegetali, auto elettriche, isolamento degli edifici, energie rinnovabili, silvicoltura sostenibile e rivestimenti compositi – sono solo alcune delle aree che rientrano in questa categoria.

La Cina, come nazione, ha assunto un ruolo di primo piano nel settore del fotovoltaico per i pannelli solari e della tecnologia delle batterie per le auto elettriche.  Vede l’opportunità non solo di migliorare le proprie emissioni, ma anche di diventare un leader globale in quello che sarà un grande mercato in crescita.

I meccanismi di mercato hanno iniziato a premiare le società rispettose dell’ambiente con valutazioni più elevate. Ciò è dovuto al fatto che sono state riconosciute come meno esposte alla regolamentazione e con meno probabilità di diventare ridondanti a lungo termine. Più questo fenomeno continua, più noteremo che i team di management incorporeranno soluzioni per il clima nelle loro operazioni, nei loro prodotti e nei loro servizi.

 

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