Il Made in Italy fa bene al portafoglio

Banche o assicurazioni? Utility o energetici? Sono i dilemmi di fronte al quale si trovano spesso gli investitori che puntano sul listino di  Piazza Affari, un mercato azionario che tradizionalmente  si concentra su pochissimi settori, in primis su quello finanziario e sui servizi di pubblica utilità. Chi conosce bene la borsa italiana, però, sa anche che le vere perle del listino di Milano, indipendentemente dal settore in cui operano, sono ben altre.

Sono le piccole e medie aziende specializzate in molti comparti del made in Italy, vere e proprie eccellenze del nostro sistema produttivo. Lo sa bene Massimo Fuggetta (nella foto), presidente di Bayes Investments, professionista di lungo corso del settore finanziario, che ha iniziato la sua carriera di gestore nel 1988 a JP Morgan Investment Management, lavorando tra New York e Londra, per diventare poi top manager di Sanpaolo Imi Asset Management ed essere nominato nel 2000 amministratore delegato della società.

Con la sua Bayes Investments, Fuggetta oggi cura le strategie del Made in Italy Fund, fondo che investe principalmente in società italiane quotate in borsa con una capitalizzazione inferiore a un miliardo di euro. Il portafoglio si concentra su 30 azioni, operanti in tutti i settori, selezionate sulla base di una rigorosa strategia di Value Investing. Il Made in Italy Fund non usa la leva, non ha posizioni corte e può usare future e opzioni solo per coprire il rischio di mercato.

“Abbiamo voluto utilizzare la nostra lunga esperienza di stock picker”, dice Fuggetta a Bluerating.com, “per puntare sul vero punto di forza del listino di Piazza Affari e dell’economia italiana, che può contare sulla presenza di molte aziende di medie dimensioni con ottimi fondamentali e grandi prospettive di crescita nel medio e lungo periodo”.  “Investiamo in piccole società che sono market leader in specifiche nicchie di mercato”, aggiunge Fuggetta, “ in realtà imprenditoriali con buon management e con un solido vantaggio competitivo, creato e mantenuto grazie anche al talento italiano”.

Va ricordato infatti che le società di piccola dimensione costituiscono l’82% delle aziende quotate a Piazza Affari, ma rappresentano soltanto l’8% della capitalizzazione complessiva del mercato, per un valore di 39 miliardi, di cui 1/3 è flottante. Tuttavia, Fuggetta sottolinea che, nonostante questi numeri contenuti,  “l’universo delle aziende di piccole dimensione è più diversificato e dà rappresentazione più accurata della colonna portante dell’economia italiana”.

Il processo di selezione del fondo si basa su diversi stadi  che partono dallo screening delle aziende e dall’analisi dei loro fondamentali, per arrivare poi alla misurazione del loro valore intrinseco, alla selezione dei titoli e al costante monitoraggio delle aziende. Il Made in Italy Fund ha un basso turnover poiché i titoli escono dal portafoglio una volta che chiudono il divario valutativo, cioè hanno ottenuto il giusto apprezzamento sul mercato. A quel punto le azioni selezionate possono lasciare spazio ad alternative più attraenti.

Dalla data di lancio, il 17 maggio 2016,  fino al 30 aprile 2020, la performance del made in Italy Fund è stata positiva per il 19,5%, nonostante la tempesta creata sui mercati dall’emergenza Coronavirus. Nello stesso periodo, gli Etf che replicano passivamente le performance degli indici di Piazza Affari hanno guadagnato diversi punti in meno, tra il 4 e il 13% circa.

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