Bnp Paribas AM, ecco come cambiano gli Esg dopo il Covid

La crisi del COVID-19 ha evidenziato la necessità di una maggiore consapevolezza delle tematiche sociali nel processo decisionale relativo agli investimenti. Per meglio capire l’approccio degli investitori a questi temi, BNPP AM ha sponsorizzato uno studio ESG condotto da Greenwich Associates. La ricerca è stata condotta nel mese di giugno di quest’anno, intervistando oltre 100 tra investitori istituzionali ed intermediari distributori nei principali Paesi europei.

Lo studio ha dimostrato che l’81% degli intervistati tiene già conto delle considerazioni ESG in tutto o in parte nella gestione del proprio portafoglio, mentre un ulteriore 16% prevede di farlo. Le principali ragioni addotte sono: impatto positivo sulla società o sull’ambiente (80%), riduzione del rischio (58%) e soddisfacimento delle esigenze degli stakeholder (47%).

Perché i fattori ESG in generale, e le considerazioni sociali in particolare, diventeranno più importanti

Lo studio di mercato di BNPP AM evidenzia la misura in cui si modifica la percezione dell’importanza delle considerazioni sociali, con un aumento sostanziale atteso. Nel complesso, quasi un quarto degli intervistati (23%) ha dichiarato che i criteri ESG sono diventati “più centrali/più importanti” a seguito della crisi sanitaria mondiale causata dal COVID19. Gli intervistati francesi guidano il campione: il 42% ritiene che l’ESG sia diventato più importante. Gli intervistati Italiani hanno registrato un dato sopra la media, con il 31% che pensa che l’ESG sia diventato più importante; mentre la percentuale in Germania è risultata notevolmente bassa, ad appena il 3%. L’importanza di tutti e tre i fattori ESG è aumentata dall’inizio della crisi, in particolare per quanto riguarda le considerazioni sociali, che il 70% degli intervistati prevede diventeranno estremamente o molto importanti in chiave prospettica. L’importanza dei criteri sociali è aumentata di 20 punti percentuali rispetto al periodo precedente la crisi, colmando il gap sui fattori ambientali (un aumento dell’11%, al 74%) e di governance (un aumento del 4%, al 76%). I fattori ambientali e di governance rimangono i più importanti elementi ESG negli approcci d’investimento, anche se la crescente attenzione alle problematiche sociali dimostra un importante cambiamento di paradigma – con variazioni significative per regione. • Le questioni sociali sono ora percepite come più importanti dal 72% degli intervistati, con un aumento di 27 punti percentuali. Anche qui guida la Francia, dove tale convinzione è espressa dal 92% degli intervistati, mentre la Germania si attesta al 54% • In Italia, la percentuale è perfettamente in linea con la media europea, ma non è variata significativamente rispetto alla valutazione pre-crisi (benché sia aumentata di 5 punti la quota di coloro che ritengono quest’aspetto “estremamente importante” anziché solo “molto importante”).

Frédéric Janbon, CEO di BNPP AM ha commentato: “L’attuale crisi sanitaria mondiale causata dal COVID-19 ha chiaramente innescato un cambiamento nella percezione degli investitori riguardo ai fattori sociali, che sono ora ampiamente considerati come aventi un impatto positivo e critico sulla creazione di valore a lungo termine e sulla mitigazione del rischio. Ha inoltre evidenziato l’interconnessione tra il modo in cui le imprese affrontano le questioni sociali, come il trattamento dei lavoratori o la lotta alle disuguaglianze, nella loro strategia di sostenibilità a lungo termine. In BNPP AM, ci impegniamo nel dialogo con le società in cui investiamo con riferimento agli aspetti sociali e a tutti gli aspetti ESG. Incoraggiamo le società a sviluppare e migliorare il loro comportamento sociale, riducendo in tal modo il rischio e migliorando i rendimenti sostenibili che possiamo offrire ai nostri clienti.”

Le considerazioni sociali influenzano positivamente la performance dell’investimento e la gestione del rischio

Il nuovo studio evidenzia una forte convinzione che le considerazioni sociali hanno un impatto positivo: Il 79% degli intervistati si aspetta che le problematiche sociali abbiano un impatto positivo a lungo termine sia sulla performance degli investimenti che sulla gestione del rischio. Gli intervistati Italiani sembrano più convinti dell’impatto positivo sulla performance degli investimenti (83%) e sulla gestione del rischio (94%) nel lungo termine. La percezione da parte degli intermediari dell’impatto positivo delle considerazioni sociali è persino maggiore di quella degli investitori: l’88% degli intervistati ritiene che i criteri “S” avranno un impatto maggiore sul rendimento a lungo termine rispetto al 76% prima della crisi, e allo stesso modo il 94% ritiene che ciò porterà a una migliore gestione del rischio rispetto al 74% pre-crisi. Le opinioni degli intervistati in materia di considerazioni sociali sono soggette a molteplici influenze, principalmente eventi globali (38%), notizie e media (33%) e regolatori e stakeholder interni (32%). Sono meno influenzati dai consulenti, che si collocano ai livelli più bassi della lista. Ulteriori analisi hanno mostrato l’importanza relativa degli aspetti sociali sottostanti ai processi d’investimento. Gli elementi più importanti sono stati le norme sul lavoro (38%), con l’esclusione degli investimenti dannosi (31%), la gestione del capitale umano (23%) e la parità di genere (22%), mentre il coinvolgimento della comunità (11%) è considerato meno importante. Le pratiche nel mondo del lavoro sono state, inoltre, citate dai rispondenti Italiani come l’elemento più importante.

La mancanza di parametri standard associati alla disponibilità di dati crea barriere significative agli investimenti in considerazione dei fattori sociali

Sebbene il 37% degli intervistati non riscontrasse “alcuna barriera” agli investimenti volti a tener conto dei fattori sociali, dallo studio sono emersi due ostacoli evidenti: “Mancanza di metriche definite/standard” (42%) e “mancanza di chiarezza su cosa include l’investimento socialmente responsabile” (31%). Più ottimisti gli intervistati Italiani: il 56% non ravvisa particolari barriere e solo l’11% lamenta una mancanza di chiarezza. Ciò è coerente con un’altra evidenza fondamentale, e cioè che la maggior parte degli intervistati intende aumentare in modo significativo l’uso delle metriche sociali. Quasi la metà degli intervistati (47%) utilizza già metriche di esclusione, con un ulteriore 26% che prevede di farlo, mentre il 33% utilizza già metriche relative alle norme di lavoro, e un’identica percentuale dei rispondenti prevede di incorporarle. Jane Ambachtsheer, Global Head of Sustainability di BNPP AM, ha commentato: “Se da un lato i fattori sociali sono una componente estremamente importante dei punteggi ESG delle aziende, dall’altro sono stati spesso percepiti come meno rilevanti. Ciò può essere attribuito in parte al fatto che la natura degli indicatori sociali può sembrare meno tangibile o misurabile, con standard che con maggiore probabilità varieranno da un’area geografica all’altra. Tuttavia, lo stesso può valere per i fattori ambientali e di governance. Continuiamo a concentrarci in modo significativo sull’accesso e l’utilizzo di dati e ricerche su una serie di indicatori “S”, tra cui temi classici quali la diversità di genere e le norme sul lavoro, nonché su una più profonda comprensione di altre pratiche imprenditoriali in grado di sostenere una crescita più inclusiva. “

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