Recovery fund, la parola passa ai gestori

Il Recovery Fund, il pacchetto di aiuti studiato per sostenere i Paesi più duramente colpiti dalla crisi economica innescata dalla pandemia di Coronavirus, è stato approvato. E il  valore complessivo è rimasto pari a 750 mld di euro, come originariamente proposto dalla Commissione europea e portato avanti da Germania, Francia, Italia, Spagna e Portogallo.

Per convincere i cosiddetti frugal, ovvero Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia si è però dovuto sbilanciare il rapporto tra trasferimenti e prestiti a favore di questi ultimi. Nel dettaglio, i trasferimenti scendono da 500 a 390 mld di euro mentre i prestiti salgono da 250 a 360 mld.

L’Italia ottiene 208,8 mld di cui 81,4 di trasferimenti e 127,4 di prestiti. Più in particolare, nel nostro Paese arriveranno 63,5 mld di euro in sovvenzioni e 127,4 mld di prestiti.

Qui di seguito vi riportiamo alcune valutazioni sull’accordo da parte di importanti asset manager internazionali.

EQUITA
I leader EU hanno raggiunto l`accordo sul Recovery Fund, con gli elementi fondamentali della proposta della Commissione rimasti quasi intatti. L`intesa è stata annunciata in un tweet da Charles Michel, il presidente del Consiglio Europeo. Il Recovery Fund è rimasto del valore complessivo di € 750bn (5.4% del GDP EU)  ma con un mix diverso rispetto alle proposte iniziali: le sovvenzioni a fondo perduto (`grant`) sono passate da € 500bn a € 390bn, mentre i prestiti da € 250bn a € 360bn.  Se le cifre verranno confermate, complessivamente all`Italia dovrebbero andare € 209bn rispetto ai € 173bn della proposta iniziale della Commissione, con una limatura delle sovvenzioni a fondo perduto (da € 85bn a € 82bn) ma un aumento dei prestiti da € 88bn a € 127bn. Il bilancio europeo 2021-27 resta fissato a € 1,074bn di impegni. Ma vengono accontentati i Paesi Frugali con sconti sui contributi di bilancio. Quanto alla governance (che resta il punto più delicato per valutare la velocità degli esborsi), i piani dei singoli Paesi verranno approvati dal Consiglio a maggioranza qualificata, in base alle proposte presentate dalla Commissione. L`accordo rappresenta un passo importante verso una maggior integrazione dell`Europa, elimina un tail-risk e fornisce uno stimolo economico importante in una fase di crisi. Nel breve l`accordo potrebbe sostenere un ulteriore restringimento dello spread e una riduzione del premio per il rischio, anche se in gran parte il mercato ha anticipato l`accordo (dalla proposta franco-tedesca di metà maggio FTSEMIB +24%). Nel nostro portafoglio raccomandato continuiamo a privilegiare i titoli più difensivi (Utilities, Telecom e Healthcare) e meno legati al ciclo economico, con una buona visibilità sulla generazione di cassa e sul dividendo, dato che riteniamo che il mercato stia guardando con eccessivo ottimismo alla velocità di recupero dell`attività nella seconda parte dell`anno. Da un punto di vista valutativo, oggi il mercato italiano sta trattando a 13.7x P/E 2021 (vs. media storica 5Y di 13x – ma con un RF più basso, 1.1% vs 1.9% medio 5Y), su nostre stime di utili 16% sotto i livelli del 2019. Stimiamo che ogni 50bps di riduzione del tasso RF implica un re-rating del multiplo del 7%

LEGG MASON
Il più lungo summit europeo di sempre ha prodotto un accordo sul budget 2021-2027 e sul programma Next Generation EU per la ripresa economica. Anche se la quantità di finanziamenti a fondo perduto è stata in parte ridotta rispetto alla proposta iniziale di Macron-Merkel e della Commissione, dobbiamo notare come il pacchetto complessivo – 750 miliardi di euro – è rimasto lo stesso ed è diventato anche leggermente più sbilanciato sul breve termine. Ci sembra una novità importante, perché le istituzioni europee hanno già una certa esperienza nella ristrutturazione in corsa dei prestiti al fine di renderli meno onerosi (si pensi alla Grecia). Inoltre, è apprezzabile il segnale dato dalla velocità con cui l’Europa ha approvato un piano così significativo, e anche che il risultato sia stato raggiunto già in questo summit, invece che dopo un’ulteriore pausa: questo mette infatti pressione sui paesi membri affinché siano pronti per l’implementazione dal prossimo gennaio. Dalla prospettiva dei mercati, questo può non essere quel momento storico stile compromesso di Hamilton del 1790, in cui l’Unione prende su di sé i debiti degli stati membri, ma è sicuramente una pietra miliare: non è cosa da tutti i giorni che un’emittente sovranazionale di prima qualità più o meno delle dimensioni della Germania venga aggiunto al tavolo delle emissioni europee.

M&G INVESTMENTS
A prima vista, aver raggiunto un accordo sul Recovery Fund è un risultato eccezionale. Trovare un punto d’incontro tra i leader dell’Unione Europea su un programma da 750 miliardi di euro, che combina prestiti a livello di Commissione Europea e concessione di veri e propri sussidi, rappresenta in effetti un risultato certamente molto superiore a quello che numerosi osservatori ritenevano possibile soltanto due mesi fa.Tuttavia, dubito che abbiamo assistito al “momento Hamiltoniano” dell’Unione Europea. Le lunghissime trattative per raggiungere l’accordo hanno mostrato quanto sia divisa l’Unione Europea sul tema dell’integrazione fiscale. I “quattro frugali” – vale a dire Olanda, Svezia, Austria e Danimarca – si sono resi disponibili ad accettare la proposta solo dopo che i rispettivi sconti sui contributi fiscali sono stati aumentati.  Inoltre, non dobbiamo dimenticare che Angela Merkel è stata una della forze propulsive del Recovery Fund, difendendo la proposta anche dalle critiche provenienti dal suo stesso partito e Governo. Probabilmente il suo successore, chiunque esso sia, si rivelerà decisamente meno favorevole e potrebbe spingere la Germania su posizioni più vicine a quelle dei quattro frugali, rendendo ancora più difficili ulteriori passi verso l’integrazione fiscale dell’UE in futuro.

NORDEA AM
L’Unione Europea ha concordato un budget di 1.8 trilioni di euro, di cui 750 miliardi di euro di aiuti in gran parte destinati ai Paesi maggiormente colpiti dalla pandemia di Covid-19. Si tratta di un momento importante nella storia dell’Unione Europea, date le dimensioni del pacchetto, la capacità di non ridurre gli aiuti nonostante la pressione dei Paesi frugali e il fatto che sarà finanziato da obbligazioni dell’UE. Tali responsabilità comuni per l’Unione Europea sono senza precedenti per le loro dimensioni e per raggiungere l’obiettivo i Paesi periferici hanno dovuto accettare le condizioni, una mossa davvero sensata. Questo mix di finanziamenti si è spostato, non sorprendentemente, verso prestiti per un importo di 110 miliardi di euro, in calo rispetto ai precedenti 500 miliardi. Gran parte del pacchetto sarà probabilmente finanziato con il debito dell’UE a grande vantaggio delle banche europee in qualità di principali emittenti e una parte significativa sarà probabilmente costituita da Green Bond dato che le iniziative per affrontare il riscaldamento globale proseguono.

PIMCO
Dopo una riunione-maratona durata cinque giorni, i leader europei hanno trovato un accordo sul Recovery Fund, destinato a fornire ulteriore stimolo fiscale paneuropeo alla regione nei prossimi anni. Come previsto, il compromesso comporta un certo allentamento della proposta originale della Commissione, ma mantiene un sostegno significativo con poche condizioni. I prossimi passi saranno l’approvazione da parte del parlamento europeo e le ratifiche parlamentari nazionali in tutti i Paesi; mentre ci potrebbero essere un po’ di contestazioni nel tragitto verso le diverse approvazioni, ritengo in ogni caso che verranno date senza particolari problemi. L’accordo rafforza l’azione intrapresa dalla BCE a sostegno dei mercati sovrani ed è di supporto alla posizione costruttiva che come PIMCO abbiamo sui Paesi europei periferici.

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