Consulenti, torna a prevalere la cautela

Una situazione senza precedenti richiede misure senza precedenti. Quest’anno i governi e le banche centrali hanno sicuramente fatto il possibile, aiutando l’economia a uscire dalla crisi causata dalla pandemia con stimoli di dimensioni mai viste prima. Tuttavia, è troppo presto per stappare lo champagne: i casi di Coronavirus nel mondo sono ancora in crescita, e gli utili societari sono in caduta libera. Cerchiamo di comprendere meglio la situazione attuale attraverso il barometro di agosto 2020 a cura di Pictet Asset Management, di cui riportiamo alcuni estratti.

“I nostri dati sul ciclo economico lasciano un certo spazio per l’ottimismo: le prospettive più rosee per le economie sviluppate hanno consentito di migliorare le previsioni a livello mondiale da leggermente negative a neutrali. Un importante sviluppo positivo è stato il Recovery Fund da 750 miliardi di euro messo a punto dall’Europa. L’aspetto incoraggiante è che il piano prevede che il 70% dell’ammontare complessivo sarà speso nel corso dei prossimi due anni. La Cina rimane più avanti nel percorso di ripresa, il che, grazie anche a un dollaro più debole, dovrebbe essere di sostegno per i mercati emergenti e per il settore dei materiali. Gli indicatori dell’attività giornaliera, come l’utilizzo delle carte di credito e la congestione del traffico, suggeriscono però che anche a livello globale l’attività sta lentamente riprendendo, come potrebbe potenzialmente dimostrare anche il nuovo aumento dei casi di COVID-19.

In generale, riteniamo che gli stimoli monetari e fiscali messi in campo in tutto il mondo dovrebbero essere sufficienti a compensare l’incertezza relativa alla pandemia.Finora la ripresa globale, seppure migliore di quanto previsto, è stata trainata dal miglioramento nei consumi delle famiglie. La produzione industriale è rimasta sottotono, con una conseguente diminuzione delle scorte. Da qui in avanti, prevediamo la stabilizzazione e poi un nuovo graduale aumento dei livelli delle scorte, con un incremento nella produzione a sostenere la prossima fase della ripresa della crescita. La liquidità è ancora estremamente abbondante, con tutte le principali economie che segnano un “doppio segno più” nel nostro modello.

Il Giappone è stata l’ultima grande economia sviluppata ad entrare in questo club, dopo un brusco aumento dei prestiti nell’ambito del programma di garanzia del governo. Prevediamo che le banche centrali delle prime cinque economie al mondo inietteranno quest’anno uno stimolo monetario equivalente al 14% del PIL, quasi il doppio del picco all’indomani della crisi finanziaria globale. Ma il ritmo degli stimoli ha subito un rallentamento di recente e un picco del ciclo di allentamento globale potrebbe non essere molto lontano, potrebbe anche verificarsi in questo trimestre.

Secondo la nostra analisi, il mercato ha già quasi del tutto scontato l’evoluzione prevista della creazione di liquidità nel resto dell’anno – compresa una politica di controllo della curva dei rendimenti da parte della Fed. In effetti i mercati hanno scontato a tal punto le buone notizie che le valutazioni paiono piuttosto tirate. Le azioni globali hanno guadagnato oltre il 40% da marzo. In base ai nostri modelli adesso, per la prima volta da settembre 2018, paiono costose rispetto al loro livello degli ultimi 20 anni. Il rapporto prezzo su utili tendenziali dell’MSCI All Country World è cresciuto fino a 16 volte, prossimo ai livelli pre-COVID e in risalita dal 12,3 di marzo. Allo stesso tempo, crediamo che i rischi per gli utili siano ancora molto orientati al ribasso.

Tuttavia, le obbligazioni appaiono anche più costose, in quanto presentano le valutazioni peggiori degli ultimi due decenni. I rendimenti delle obbligazioni USA indicizzate all’inflazione (TIPS) e del credito investment grade sono entrambi scesi ai minimi record. L’oro è ai massimi di tutti i tempi in termini assoluti (se non ancora una volta aggiustato per l’inflazione). Tuttavia, i fondamentali e l’elevata domanda di attivi in grado di offrire diversificazione suggeriscono che ci sia ulteriore potenziale di crescita. Rimaniamo sovrappesati sull’oro, in quanto prevediamo che salirà a 2.500 dollari l’oncia entro il 2025, partendo dagli attuali 1.960 dollari/oncia. In modo incoraggiante il grafico dei fattori tecnici indica che il posizionamento speculativo sull’oro è relativamente leggero, considerata la portata del rally. Gli indicatori del sentiment, nel frattempo, sostengono la nostra posizione neutrale sulle azioni, suggerendo anche una pausa temporanea del rally del credito.

Per mantenere un atteggiamento difensivo nella nostra esposizione azionaria, abbiamo ridotto l’esposizione sui finanziari portandola al sottopeso. Nonostante gli accantonamenti per prestiti inesigibili delle banche derivanti dal lockdown imposto dalla pandemia siano stati ampiamente in linea con le attese, rimangono fortemente vulnerabili a ogni battuta d’arresto alla graduale riapertura delle economie.

Rimaniamo sovrappesati sull’oro, che continua a essere l’attivo difensivo più interessante, considerati i rischi inflattivi legati agli ingenti flussi di liquidità delle banche centrali in tutto il mondo, le nostre attese di un dollaro più debole, i crescenti rischi geopolitici e l’ulteriore incertezza di come la pandemia di COVID-19 potrà evolvere nella seconda metà dell’anno – tutti elementi a favore di ulteriori guadagni dell’oro. Sebbene i nostri indicatori tecnici mostrino che l’oro sia ipercomprato, non c’è un vero e proprio segnale di un eccessivo posizionamento speculativo.

L’oro è stato la stella dei mercati finanziari a luglio, mettendo a segno un guadagno del 10,7% e registrando nuovi massimi. Gli investitori sono stati attirati dalle caratteristiche difensive del metallo prezioso, in quanto i nuovi contagi da Coronavirus sono continuati ad aumentare in tutto il mondo e i rapporti tra Stati Uniti e Cina sono diventati più tesi. Questi stessi due fattori sono stati alla base del crollo del dollaro, tornato ai minimi di due anni fa rispetto a un paniere di valute ponderate per gli scambi commerciali. I decessi per Coronavirus negli Stati Uniti hanno sorpassato le 150.000 unità, e rappresentano circa un quarto del totale a livello mondiale. Colpita dalla pandemia, l’economia si è contratta del 32,9% nel secondo trimestre su base annualizzata, il crollo più brusco dagli anni Quaranta. Per contro, la Fed ha affermato che farà ricorso a ogni strumento a sua disposizione per sostenere l’economia e che manterrà i tassi d’interesse prossimi allo zero per tutto il tempo necessario. L’impegno si è propagato attraverso il mercato obbligazionario statunitense, spingendo i rendimenti del debito governativo e del credito societario statunitensi ai minimi storici.

Anche altri mercati obbligazionari hanno registrato un rally. Le obbligazioni europee hanno risposto in modo positivo al piano di salvataggio da 750 miliardi di euro che potrebbe aprire la strada non solo a una crescita più robusta e a una maggiore unione fiscale, ma anche a un mercato obbligazionario più ampio e più liquido. Il debito dei mercati emergenti, nel frattempo, ha beneficiato della debolezza del dollaro. Anche le azioni dei mercati emergenti hanno guadagnato, mettendo a segno un 8% nel mese in valuta locale. In effetti, nel complesso le azioni hanno tenuto bene a luglio, in quanto lo stimolo delle banche centrali e dei governi in tutto il mondo e la graduale riapertura della maggioranza delle economie hanno generato speranze per una ripresa robusta post-pandemia. L’ultima stagione degli utili è stata incoraggiante per le azioni statunitensi: i profitti sono crollati bruscamente, ma in misura minore rispetto a quanto previsto dagli analisti. I settori più esposti al ciclo economico, come i materiali e i beni di consumo voluttuari, hanno tenuto particolarmente bene. I titoli energetici rimangono il fanalino di coda, chiudendo il mese di luglio in territorio negativo.

 

Per tutti gli approfondimenti visitate il sito di Pictet AM (clicca qui).

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