Investimenti, il quarto trimestre secondo Lombard Odier

Proponiamo di seguito il contributo di Samy Chaar, Chief Economist di Banca Lombard Odier relativo alle strategie di investimento per il 4 trimestre, con riferimento alla situazione degli Stati Uniti.

Negli Stati Uniti ovviamente tutti gli occhi sono puntati sulle elezioni di inizio novembre. Attualmente Joe Biden è in netto vantaggio nei sondaggi, il che fa pensare che dovrebbe conquistare sufficienti voti del Collegio elettorale per assumere la presidenza. A dire il vero, i sondaggi non sono stati affidabili nel prevedere l’esito della corsa presidenziale del 2016, e nemmeno il voto per la Brexit all’inizio dello stesso anno. Eppure, bisogna notare che sono stati molto precisi per quanto riguarda le elezioni in tutta Europa nel 2017 e il voto di metà mandato negli USA nel 2018.

È importante anche osservare che, nonostante le ambizioni totalmente diverse dei due candidati presidenziali rispetto al ruolo globale del loro paese, le prospettive macroeconomiche interne non dovrebbero variare di molto indipendentemente da chi si insedierà alla Casa Bianca. Il motivo è che, di fronte alla più grande recessione della storia moderna, al record di disoccupazione e alla spesa fiscale per contrastare la pandemia, tutti i temi urgenti per l’economia statunitense riguardano la ripresa.

In termini di possibili risultati generali delle elezioni – che probabilmente verranno definiti solo a seguito di lunghe dispute, con una scadenza ultima al 6 gennaio 2021 – possiamo immaginare quattro scenari, che vanno dalla netta vittoria dei Repubblicani (meno probabile) alla netta vittoria dei Democratici (più probabile). Per netta vittoria, intendiamo la vittoria sia alla Casa Bianca che alle due camere del Congresso. Nella Tabella 6 sono sintetizzate le implicazioni macroeconomiche di ciascuno scenario per quanto riguarda le condizioni commerciali, le politiche fiscali, la leadership della FED e la velocità della ripresa.

Il mantenimento delle promesse elettorali dipende sostanzialmente dal risultato in Senato. Nel caso di una vittoria netta dei Democratici o dei Repubblicani, le prospettive di crescita verrebbero migliorate rispettivamente da una maggiore spesa per le infrastrutture o da ulteriori tagli sulle tasse, per non parlare della probabile rapida approvazione di una nuova e corposa legge sugli stimoli fiscali. Non ci si deve aspettare grossi cambiamenti sul fronte della politica monetaria, almeno fino al termine del mandato di Powell come presidente della Fed, nel 2022 (considerando che il Presidente Trump critica regolarmente l’operato della Fed, se rieletto potrebbe cercare di sostituirlo con qualcuno di meno “convenzionale”). In termini di condizioni commerciali generali, le aziende che operano in ambito nazionale probabilmente preferiranno una presidenza di Trump – meno incline alla regolamentazione – ma quelle attive in ambito internazionale potrebbero ottenere più vantaggi dalla posizione teoricamente più multilaterale di Joe Biden in politica estera, che potrebbe persino eliminare alcuni dazi, il che porterebbe a una gradita rinascita del commercio globale.

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