Presidenziali Usa, per i gestori sarà battaglia all’ultimo voto

La corsa alla Casa Bianca è tutto fuorché decisa. I primi dati che arrivano dallo scrutinio non vedono né Donald Trump né Joe Biden come sicuri vincitori, con sullo sfondo la grande incognita del voto via posta che potrebbe ribaltare completamente i risultati attuali. Quello che è già sicuro, però, è che non ci sarà l’ondata blu auspicata da alcuni osservatori e sondaggisti. Tutto si deciderà negli stati chiave, così come accaduto nel 2016. Di seguito, vi proponiamo il commento di alcuni gestori in merito a quello che possiamo aspettarci nelle prossime ore o, comunque, nei prossimi giorni (potremmo non sapere chi è il presidente, infatti, anche fino giovedì) e sulle implicazioni possibili sui mercati.

Il commento di Stéphane Monier, Chief Investment Officer di Banca Lombard Odier: “I giochi sono ancora aperti”

“I giochi sono ancora aperti, ma in questo momento è chiaro che la schiacciante vittoria democratica suggerita dai sondaggi non si stia concretizzando. Al momento, sembra che chiunque vinca la corsa alla Casa Bianca si troverà di fronte a un Congresso diviso, con implicazioni di vasta portata per i mercati, soprattutto perché comporta difficoltà nell’approvazione di qualsiasi tipo di pacchetto di aiuti per la fase di ripresa post pandemia. I nostri portafogli sono ben bilanciati per resistere alla volatilità che ci attende, e nel brevissimo termine manterremo un po’ di dry powder e ridurremo la nostra esposizione al credito high-yield in modo da avere un po’ più di liquidità da impiegare una volta definite le elezioni”.

La versione di T. Rowe Price – Elezioni USA: possibili impennate di volatilità, man mano che la conta dei voti continua

A cura di T. Rowe Price

Sono molti i fattori che hanno contribuito a rallentare lo spoglio dei voti in queste elezioni generali. In particolare, a causa della pandemia da coronavirus la proporzione delle votazioni postali è lievitata dal 21% totale nel 2016 a circa il 39% quest’anno, pari a circa 80 milioni di preferenze. E i voti postali solitamente richiedono più tempo per via delle procedure di verifica delle firme.

Dato che ogni Stato determina le proprie leggi elettorali, la scadenza per la presentazione dei voti e le date di convocazione ai seggi variano molto e molti Stati non hanno iniziato a contare prima della chiusura dell’Election Day. Di conseguenza, i risultati potrebbero non essere dichiarati per giorni, se non settimane.

Inoltre, l’esito dovrà essere accettato da entrambi i partiti. Katie Deal, Washington analyst della divisione Equity di T. Rowe Price, afferma che “dato che i risultati in alcuni Stati potrebbero essere determinati da un margine minimo di voti, dovremmo aspettarci che entrambi i partiti perseguano qualsiasi meccanismo procedurale, politico e legale possibile per assicurarsi che ogni singolo voto per il proprio candidato venga conteggiato”.

Quali le prospettive di fronte all’incertezza?

Nel caso di un periodo prolungato di incertezza sul risultato, dovremo aspettarci una certa volatilità di mercato. A livello storico non riscontriamo analogie rispetto a questo ciclo elettorale, ma le elezioni contestate possono certamente creare volatilità. Nel voto contestato del 2000, l’S&P500 scese del 5,6% nei quattro giorni successivi all’Election Day (il 7 novembre). L’indice oscillò tra guadagni e perdite per diverse settimane, registrando un calo del 5% dal giorno del voto al 13 dicembre, quando il vice Presidente Al Gore ammise la sconfitta.

Sebbene la volatilità di breve termine possa porre delle sfide per gli investitori, il nostro processo di investimento si basa su posizionamenti volti a determinare il successo nel lungo periodo, con attenzione alla gestione del rischio. Siamo anche focalizzati sulle opportunità di lungo termine generate dalla volatilità di breve, e ci affidiamo a un approccio strategico agli investimenti, in grado di guidarci in periodi di turbolenza.

Il commento di Mona Mahajan, US investment strategist di Allianz Global Investors, spiega come le elezioni presidenziali americane non abbiano prodotto l’attesa “onda blu”, e come i mercati siano scossi da quanto la corsa presidenziale appaia ancora in bilico.

– I rendimenti del Tesoro statunitense a 10 anni hanno registrato un’inversione di tendenza di 10 punti, che riflette un “flight

to safety” che ha visto anche il rialzo del dollaro e il calo dell’oro;

– I titoli ciclici e i titoli “value” – che negli ultimi giorni avevano evidenziato una performance positiva in previsione di un aumento degli stimoli fiscali derivanti da una vittoria dei Democratici – si sono appiattiti, mentre i titoli tecnologici beneficiano della possibilità di miglioramento del business environment e del regime fiscale;

– La corsa presidenziale degli Stati Uniti è molto più serrata rispetto al previsto scenario dell’onda blu, che nelle ultime settimane ha dominato i titoli dei giornali. Ma secondo il nostro team di Washington, la strada verso la vittoria per Joe Biden è ancora aperta. Potremmo dover aspettare il conteggio dei voti, che dovrebbe richiedere qualche giorno, soprattutto in Stati come la Pennsylvania;

– Il nostro team evidenzia che il punto debole del presidente Trump è stato l’elettorato suburbano e ha indicato ancora una probabilità di vittoria per Joe Biden intorno al 60%;

– Da una prospettiva di mercato, abbiamo sicuramente visto mercati un po’ scossi da una corsa elettorale ancora in bilico. In particolare, il rendimento dei titoli del Tesoro statunitense a 10 anni, che ieri sera era di 94 punti base, è sceso a 83 punti base, un’inversione di 10 o 11 punti, che riflette un “flight to safety”. Stiamo assistendo a reazioni simili con l’aumento del dollaro e la discesa dei prezzi dell’oro sotto i 1900 dollari;

– Dal punto di vista dei mercati azionari, i futures sono in rialzo, ma in particolare abbiamo visto i futures sul Dow ormai flat e il Nasdaq tech-heavy in rialzo di un significativo 3%;

Si tratta di un’inversione di tendenza rispetto a quanto abbiamo visto nelle ultime settimane e soprattutto negli ultimi due giorni, quando i titoli ciclici e “value” si sono distinti, probabilmente in previsione di maggiori stimoli fiscali e di spesa in uno scenario di “onda blu”. Ora stiamo vedendo ancora una volta i titoli tecnologici in primo piano, in previsione di un migliore business environment e di un regime fiscale più basso. I prossimi giorni e le prossime settimane saranno fondamentali per conoscere l’esito definitivo della corsa presidenziale e le successive reazioni dei mercati.

Ned Naylor-Leyland, head of gold & silver di Jupiter AM, pensa che l’oro ne beneficerà sia in caso di vittoria di Trump che di Biden. 

Senza un chiaro vincitore ancora evidente e con l’elettorato americano diviso più che mai, i mercati e gli investitori in oro sono concentrati sul ruolo di un terzo attore in questo dramma – il presidente della Federal Reserve (Fed) Powell. I mercati sono rimasti sostenuti e i tassi di interesse reali bassi a causa dell’implicito accesso senza fine al meccanismo di stampa di moneta da parte della Fed. Se ci fosse effettivamente un esito elettorale contestato con controversie e ritardi, ne conseguirebbe che l’accesso a una politica monetaria e fiscale di supporto potrebbe essere limitato per alcuni mesi. A mio parere, ciò ha chiare implicazioni negative per i mercati. L’oro probabilmente mostrerebbe un calo nel breve termine se fosse sul tavolo un esito contestato, poiché il rischio è di un brusco rialzo dei tassi reali e di un ritorno alla volatilità vista nei primi mesi di quest’anno.

D’altra parte, una vittoria per Joe Biden o Donald Trump dovrebbe essere positiva per il prezzo dell’oro e dell’argento. Entrambi i candidati autorizzerebbero un pacchetto di stimolo fiscale che il Paese non può permettersi, la Fed sarebbe di sostegno e i tassi di interesse reali scenderebbero probabilmente ancora di più.

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