Fondi, su quelli italiani pesa la zavorra dei costi

Le case di gestione italiane hanno subito il sorpasso di quelle straniere sul piano delle performance, a pesare ci sono anche i costi superiori applicati dalle case di gestione. A dirlo è un articolo del Sole 24 Ore a firma di Maximilian Cellino, il quale commenta il report del centro studi Tosetti Value, uno dei principali multi-Family office in Europa, che passa in rassegna a cadenza trimestrale performance e costi di tutti i prodotti Ucits distribuiti in almeno un Paese europeo. Lo studio si concentra sui fondi a lungo termine, attivi e passivi con esclusione degli Etf, gestiti dalle prime 250 società per attivi.

Ebbene, nel 2020, si fa notare come i fondi italiani abbiano registrato una performance inferiore rispetto ai colleghi europei a causa di un’esposizione più cauta all’azionario. Una distanza di performance che si fa più netta se si considera il triennio 2018-2020: cento euro impiegati nel 2018 si sarebbero, in media, trasformati in 104,51 euro se affidati a una casa d’investimento italiana. Mentre se si fosse scelta una delle Top 30 europee (nel quale c’è dentro anche il gruppo Intesa Sanpaolo fra i nostri asset manager), il montante medio si sarebbe spinto fino a 114,36 euro.

A incidere su questo dato, oltre alle differenti strategie, anche le commissioni applicate dai gestori. Su questo campo, infatti, lo studio di Tosetti Value rileva che Commissioni e oneri hanno pesato in Italia per l’1,43% nel 2020. In Europa, invece, per meno dell’1%. Se il focus si sposta a livello triennale, i costi fissi hanno sottratto all’Italia fino al 6,88% a performance totali già meno scintillanti di quelle dei colleghi europei.

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