Investimenti, quattro pilastri per il futuro dell’Italia

Di seguito l’ultimo commento di Alessandro Tentori, Responsabile Investimenti di AXA IM Italia, che si focalizza sui quattro principi fondamentali che, secondo il CIO di AXA IM Italia, dovrebbero guidare riforme e investimenti da finanziare con il Recovery Fund.

Abbiamo ribadito più volte in passato la necessità di aumentare la crescita potenziale dell’Italia. Il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, che insieme al programma NextGenerationEU rappresenta una svolta nella finanza pubblica dell’Unione, è certamente un’opportunità unica per l’Italia (e per l’Europa).

In questo articolo proverò a semplificare il perimetro nel quale si dovrà muovere il Piano di Ripresa e di Resilienza che ogni governo sottoporrà a breve alla Commissione, riconducendo a quattro principi fondamentali il perimetro che include investimenti e riforme da finanziare con il Recovery Fund – perimetro già delineato dalla Commissione Europea in un documento di sette fascicoli per un totale di 175 pagine.

  1. Sostenibilità ambientale: L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite valuta ogni paese in base a 17 criteri di sviluppo sostenibile. Nella classifica dei paesi Europei, l’Italia si posiziona al ventitreesimo posto, in evidente ritardo rispetto a Germania (sesta) e Francia (nona). Inoltre, in Italia risultano diverse criticità in tema di politiche ambientali, in particolare la biodiversità marina e terrestre, come anche l’impatto climatico e il/la consumo/produzione responsabile.
  2. Produttività: Senza investimenti in ricerca e sviluppo non si può aumentare la produttività di una economia. Senza un aumento di produttività non si può aumentare la crescita potenziale di una economia. Questo è il riassunto degli studi del premio Nobel Bob Solow, lezione fondamentale che ancora oggi viene ritenuta valida da economisti e politici. Purtroppo, l’Italia ha perso più di dieci punti percentuali di produttività negli ultimi venti anni. Non così la Germania, gli Stati Uniti e il Giappone, la cui produttività ha continuato a crescere in linea con il trend di lungo periodo. Hors categorie la Cina, la cui produttività totale è balzata avanti di ben 40 p.p. dal 2001.
  3. Equità: Tema spinoso quello della giustizia, ma la definizione di equità va allargata anche a altre dimensioni. Per esempio, il diritto all’informazione, la partecipazione dei cittadini alla politica, la trasparenza delle leggi e dei database dell’amministrazione pubblica, per finire con l’efficienza dei tribunali. Secondo l’indice “Open Government”, che misura i governi sulla base delle dimensioni elencate sopra, l’Italia occupa il ventottesimo posto. Inutile dirlo, questa speciale classifica di equità vede primeggiare i paesi Scandinavi.
  4. Stabilità macroeconomica: Il rapporto sulla competitività delle economie dell’Unione, stilato dalla Commissione Europea, misura la resilienza e la stabilità di ogni paese membro sulla base di indicatori strutturali. Nell’ultimo rapporto del 2019, l’Italia mostrava una debolezza rispetto alla Germania e alla media Europea in generale. I punti critici sono le istituzioni, l’educazione, il mercato del lavoro e lo standard tecnologico. La sanità e la dimensione del mercato vengono invece reputati punti forti dell’Italia.

Concludo con la speranza che il nuovo esecutivo Italiano riesca nel complesso esercizio di sintesi del Recovery Plan e concentri gli investimenti e le riforme nei settori che hanno oggi e (soprattutto) avranno in futuro una “alta marginalità” sul PIL. Naturalmente questo mio pensiero non si ferma ai confini Italiani, ma si applica anche a tutti i paesi membri.

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