Investimenti sostenibili: tutti i perché di una scelta vincente

I temi ambientali, sociali e di governance (ovvero la cosiddette tematiche ESG) sono sempre più al centro dell’attenzione nelle decisioni d’investimento sia degli asset manager che della loro clientela. Una situazione che sta comportando una decisa crescita degli investimenti responsabili, generando così benefici economico-finanziari e l’importanza di una visione di lungo termine.

Ma qual’è vero significato dell’investimento responsabile? E quale è stata la trasformazione e perché la sua importanza e soprattutto, il suo impatto sono destinati a diventare via via maggiori sia a breve che lungo termine? Di seguito proveremo a dare delle risposte, anche illustrando alcuni esempi pratici di investimento responsabile, dimostrando come l’allocazione di capitale in ottica ESG incida in maniera positiva e duratura sul mondo circostante e spiegando le ragioni per cui questo approccio stia rapidamente diventando la norma per tutti i prodotti e i servizi Invesco.

Cosa si intende per investimento responsabile

L’investimento responsabile rappresenta probabilmente il trend più importante degli ultimi decenni. L’idea non è del tutto nuova, ma non è mai stata così raffinata, popolare o efficace come oggi. Un tempo accessorio, oggi è ritenuto essenziale: si è infatti evoluto da soluzione di nicchia in un modus operandi convenzionale, ritenuto sempre più una componente essenziale nella filosofia d’investimento a 360°.

L’espressione “investimento responsabile” comprende prodotti e servizi che rispecchiano un mutamento profondo negli interessi delle imprese, delle istituzioni e della società in generale. Un mutamento che ha coinciso con un passaggio dal tradizionale paradigma di “shareholder capitalism” (capitalismo degli azionisti) che misura il successo solo in base al profitto, a un modello talvolta definito “stakeholder capitalism” (capitalismo degli attori sociali e istituzionali), in cui la necessità di ottenere dei rendimenti interessanti va di pari passo con la volontà di servire al bene comune.

Business Roundtable, un’associazione di amministratori delegati di primarie corporate statunitensi, ha sottolineato l’entità e l’importanza di questa trasformazione continua in un’epocale dichiarazione in cui, dopo aver sostenuto il “primato degli azionisti” nel definire lo scopo di un’azienda, l’organizzazione si è posta in primo piano l’impegno di un’impresa ad portare benefici a tutti gli azionisti, clienti, dipendenti, fornitori e per l’intera comunità.

Una prospettiva poi espressa a livello globale dagli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDG ONU): lanciati nel 2015 e definiti dall’ONU “un programma d’azione per la pace e la prosperità”, i 17 SDG dell’Onu esprimono le questioni chiave che si pongono al pianeta e all’intera popolazione globale, da piaghe storiche come povertà e disuguaglianze a onnipresenti minacce esistenziali come il cambiamento climatico. Queste, estrema sintesi, le problematiche che gli investimenti responsabili cercano di affrontare.

L’investimento responsabile cerca in altri termini di coniugare la performance degli investimenti con obiettivi non puramente economico-finanziari. Si tratta insomma di “fare la cosa giusta”, incoraggiando la sostenibilità e contribuendo a cambiamenti positivi duraturi, e al contempo allocando il capitale nel modo più produttivo possibile e rispondendo a esigenze di lungo periodo, anziché puntare a guadagni di breve termine.

Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite

Fonte: Nazioni Unite

Perché la crescita degli investimenti responsabili è destinata a continuare?

Molteplici sono molte ragioni per ritenere che gli investimenti responsabili diventeranno una “nuova normalità”. Tra di esse figurano l’indiscusso impatto positivo sulla performance finanziaria, una più ampia disponibilità di dati, la maggiore consapevolezza di opportunità e rischi, la focalizzazione su aspetti normativi e legislativi, e ultimo ma non certo per importanza, il sentiment del pubblico e degli investitori. Esaminiamole brevemente.

Per decenni è imperversato il dibattito volto ad appurare se “convenga essere buoni” che ha visto gli avversari dell’investimento responsabile sostenere che tale filosofia limita l’universo d’investimento ed erode i rendimenti. Oggi numerose ricerche indicano che è vero il contrario. È ampiamente riconosciuto che le imprese hanno maggiori probabilità di sovraperformare nel lungo termine se tengono conto dei fattori ambientali, sociali e di governance.

L’elemento determinante è che, grazie alla quantità e qualità di dati disponibili, i rapporti rischio-rendimento associati all’investimento responsabile sono ora molto più comprensibili. Studi accademici, maggiore trasparenza, migliori informative e uso più sofisticato dei fattori – caratteristiche quantificabili che concorrono a chiarire i profili di rischio e rendimento nelle varie asset class – rafforzano la tesi a favore di un approccio sostenibile nel lungo periodo. È assodato che l’investimento responsabile possa essere fonte di opportunità e che l’investimento irresponsabile possa comportare vari rischi significativi.

Abbiamo già osservato come l’investimento responsabile rispecchi gli obiettivi sanciti dagli SDG ONU. È essenziale anche per conseguire gli obiettivi definiti nell’accordo di Parigi sul cambiamento climatico e altre iniziative fondamentali. Inoltre, programmi normativi ambiziosi come il Green Deal europeo e il Piano d’azione per la finanza sostenibile UE richiedono espressamente a imprese e investitori di intraprendere un percorso responsabile, o quanto meno spiegare la riluttanza a intraprenderlo. Non vi sono solo sostenitori ad alto livello dell’investimento responsabile, ma anche notevoli pressioni ad adottarlo.

E gli investitori lo adottano. Vogliono fare una differenza. Le modalità di allocazione del capitale presentano oggi legami crescenti con l’opinione pubblica, in particolare tra le generazioni più giovani. Come illustrato più avanti, i millennial sono nettamente a favore dell’investimento responsabile e ciò non fa che corroborare la conclusione che tale approccio è destinato a definire il futuro.

I firmatari dei Principi per l’Investimento Responsabile e AuM

Fonte: PRI, a gennaio 2021

I millennial sono fondamentali della continua crescita dell’investimento responsabile

I numeri parlano chiaro: secondo diversi studi, il 95% è la percentuale di millennial interessati all’investimento responsabile nel 2019 (+9% dal 2017), l’89% è la quota tra questi che si aspetta che le società finanziarie analizzino le performance delle imprese a livello ambientale, sociale e di performance, l’88% dei millennial ad alto reddito valuta poi attivamente l’impatto in termini ambientali, sociali e di governance dei loro investimenti e il 57% è percentuale di millennial che hanno ceduto gli investimenti, o si sono rifiutati di investire, in imprese esercitanti impatti ritenuti negativi su salute e benessere.

30 trilioni di dollari USA è poi il valore del patrimonio che verrà trasferito dai baby-boomer ai millennial durante i prossimi decenni.

Analisi dei fattori ESG

Ora esaminiamo ciascuno di questi tre fattori, E, S e G, illustrando esempi della loro applicazione per dimostrare come gli input possano tradursi in risultati concreti.

I criteri ESG costituiscono una serie di standard usati per misurare quanto è responsabile il modo di operare di un’impresa o altra entità. Come già ricordato, ora esistono numerosi dati utili per misurare le performance in questo campo, mentre dialogo ed engagement diretto possono apportare ulteriori contributi alle decisioni d’investimento. In generale, gli investitori responsabili puntano a investire in aziende che adottano già approcci ESG proattivi oppure sono in grado e/o disposte ad adottarli.

  • I temi ambientali tendono a essere prioritari nelle valutazioni ESG di molti investitori. Ciò non sorprende dati gli effetti ad ampio raggio dei cambiamenti climatici che, anche nell’era COVID-19, rimangono la maggiore minaccia esistenziale della nostra epoca. Nel valutare la performance ambientale di un’organizzazione, è pertanto opportuno tener conto di fattori come l’utilizzo di risorse naturali, l’impatto a livello di filiera e le politiche in materia di inquinamento e rifiuti.
  • Gli aspetti sociali riguardano le modalità di interazione di un’organizzazione con stakeholder, clienti, dipendenti, fornitori, comunità e soprattutto la società nel suo complesso. Questi aspetti, storicamente i meno considerati dei tre elementi ESG, stanno ora guadagnando terreno. In quest’ambito, possiamo considerare componenti come relazioni con comunità e forza lavoro, diritti umani e politiche per l’uguaglianza.
  • I fattori di governance possono ragionevolmente essere considerati l’essenza degli ESG, in quanto l’impegno di un’organizzazione sul fronte ambientale e sociale scaturisce in qualche misura dal suo impegno a livello di governance. Management, composizione del CdA, pratiche di audit, questioni normative, retribuzione e corruzione sono tra gli aspetti valutati in proposito, così come il tema primario della responsabilità sociale d’impresa. La governance è probabilmente il parametro fondamentale del modo in cui un’organizzazione allinea i propri interessi a quelli di molteplici stakeholder.

Scopri di più su: invesco.com/insiemeversoilfuturo

 

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