Azimut alla ricerca dell’X-Factor

Cosa frena i giovani all’accesso della professione della consulenza finanziaria?
Immagine errata della professione, difficoltà a raggiungere la massa critica per “sopravvivere“. Queste le due motivazioni individuate da Azimut Capital Management, e riportate da La Repubblica, riguardo all’inserimento delle nuove leve nel mondo della consulenza finanziaria.

Per la società sembra importante compiere un’operazione di svecchiamento del settore che ha un’età media di 53-54 anni. Per questo proprio Azimut lanciò quattro anni fa il progetto “Millennials”, con il conseguenziale inserimento in rete di 150 giovani, di cui 60 nelle strutture commerciali. Ma non basta: Azimut Talent Program è il programma, per l’appunto, con cui il fondo dedicato spazio e tempo alle nuove generazioni che vogliono intraprendere la strada della consulenza finanziaria.

“Negli ultimi anni sono stati portati avanti tanti progetti dalle singole realtà, senza però riuscire a cambiare i numeri in maniera importante,  – spiega Paolo Martini, ad e direttore generale di Azimut Holding – bisogna dare di più, qualcosa di sistema che coinvolga tutti gli attori”.

Dal 2011 a oggi, il patrimonio affidato alle reti di consulenza è praticamente triplicato, tanto da passare da 231 miliardi di euro a 667 miliardi e secondo gli analisti entro il 2025 potrebbe addirittura raggiungere i 1.000 miliardi di euro. Una cifra importante e sineddotica di ciò che sarà il mondo della consulenza, che comporta più di una riflessione e anche qualche ammissione di colpa.

“Abbiamo comunicato male con i giovani” – ammette Paolo Molesini, presidente Assoreti – “Ora dobbiamo far capire loro l’importanza di questo mestiere, sostenendoli nella scelta di questa professione”.

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