La pandemia ha favorito i profitti degli hedge fund. Ad affermarlo uno studio di Hfm Global riportato da Affari & Finanza di La Repubblica. Dopo l’altalena dei mercati dello scorso anno, i massicci interventi di banche centrali e governi hanno reso gli investitori più ottimisti, quindi più attratti dagli asset rischiosi.
Secondo Hfm Global gli asset degli hedge fund valgono in tutto 3.417 miliardi di dollari. Non si tratta di evento sporadico e isolato, la vera novità che mette in luce la ricerca è che si tratta di un trend in crescita che ribalta la crisi degli ultimi anni. Lo scorso anno, ad esempio, il totale si attestava a 2.704 miliardi di dollari. L’altra stima arriva dal database BarclayHedge, secondo cui gli hedge hanno guadagnato 552 miliardi di dollari solo con il trading.
Giacomo Calef, country manager di Notz Stucki, è convinto che “le aspettative di rialzo dell’inflazione stanno aumentando la dispersione sia sulle classi di investimento obbligazionarie sia su quelle azionarie, offrendo di conseguenza delle opportunità per gli hedge fund che prendono posizioni lunghe e corte. Sul reddito fisso, da un lato, possiamo osservare come i tassi di interesse siano ancora ai minimi storici e un incremento dei rendimenti, soprattutto sulle lunghe scadenze, porterebbe a perdite in conto capitale. Sull’equity, dall’altro, stiamo monitorando la rotazione settoriale in atto: non ha ancora assunto una precisa direzione a favore dei titoli growth, che pure hanno corso parecchio con la pandemia, o dei value, che stanno beneficiando dalla ripresa dell’economia reale”.
Livio Spadaro, portfolio manager di Frame asset management, sottolinea che crac eccellenti come quelli del Archegos e Melvin Capital dimostrerebbero “un utilizzo eccessivo della leva, poiché il contesto attuale di bassi tassi di interesse da un lato favorisce la presa a prestito di soldi e dall’altro incentiva le banche a prestarli per ottenere dei rendimenti maggiori”.