Elmgreen (Amundi): “Positivi sugli industriali, cauti sull’information technology

Al G7 appena concluso gli Stati Uniti si sono dimostrati molto duri nei confronti della Cina. I due paesi si contendono il primato mondiale in termini di produzione economica e sono coinvolti in una competizione commerciale globale per assicurare mercati di sbocco ai propri prodotti/servizi e costruire una propria sfera di influenza e alleanze. Ne parliamo con Kasper Elmgreen (nella foto), head of European Equities di Amundi.

Cosa sta succedendo secondo lei, considerando l’attuale livello di interdipendenza tra Usa e Cina? La rigida presa di posizione degli Stati Uniti sulla Cina ha molte sfaccettature ed è iniziata molto prima del recente G-7. Per gli Stati Uniti sembra essere uno di quei temi politici che gode di un ampio sostegno bipartisan. Più in generale, è corretto affermare che la globalizzazione ha raggiunto l’apice e che questa probabilmente non è più un’affermazione contestabile. La pandemia ha spinto ulteriormente questa tendenza alla de-globalizzazione. C’è un forte impulso a ripristinare e a creare o rafforzare le supply chain domestiche. Questa situazione è di per sé foriera di inflazione e ha implicazioni per la maggior parte dei settori.

Dopo un anno e mezzo di pandemia quali sfide globali sono all’orizzonte?

Quando avremo lasciato alle spalle la pandemia, che è stata prima di tutto una crisi sanitaria, ci troveremo ad affrontare i “postumi di una sbornia”. Postumi che in questo caso hanno molti aspetti. Da un lato c’è il problema del debito. Le misure straordinarie di politica monetaria da parte dei governi, che hanno protetto efficacemente l’economia dall’impatto della crisi, hanno creato una montagna di debito che ci accompagnerà per lungo tempo. Come affrontare questo debito è una delle sfide. Credo che da un punto di vista politico l’austerità questa volta sarà più problematica, e probabilmente le tasse dovranno aumentare. Il ruolo dell’inflazione e dei tassi di interesse sarà cruciale.

E sul fronte Esg, ormai assoluto protagonista? Questa crisi ha davvero messo in evidenza il fattore S, ovvero quello sociale. L’impatto della crisi è stato avvertito quasi ovunque, e come se non fosse abbastanza si è aggiunto alle disparità già esistenti. Questo impatto è stato avvertito in modo differente sia tra paesi ricchi e paesi poveri sia all’interno degli stessi paesi tra le fasce di popolazione più ricche e quelle più povere. La disuguaglianza è una sfida importante, che sarà ancora di più una priorità dopo la fine della pandemia. Su un altro fronte ancora, la pandemia ha accelerato un processo di disruption che era già in corso. Mentre molte cose torneranno alla normalità, penso che ci saranno cambiamenti permanenti nel modo in cui lavoriamo, interagiamo e consumiamo. Questi cambiamenti avranno un impatto profondo su diversi settori e potranno rappresentare sia un rischio che un’opportunità a seconda del modello di business.

A livello di scacchiere geopolitico l’Europa si dimostra debole e frammentata, con molti partiti antieuropeisti in azione. Qual è il suo ruolo? Con Joe Biden si torna sotto l’ombrello americano?

Non sono d’accordo sul fatto che l’Europa sia debole e frammentata. L’Europa ha dimostrato un’unità senza precedenti di fronte a questa pandemia e la creazione del Recovery Fund ne è un importante esempio. È evidente che le relazioni Europa/Usa sono cambiate ma se questo cambiamento sia transitorio o più duraturo non è altrettanto chiaro. A mio avviso, ha proprio rafforzato la necessità di un’unità europea su temi chiave.

Come posizionare un portafoglio in questa fase? La sovraperformance è basata sulla ripresa ciclica e la rotazione verso i titoli value dovrebbe rimanere una tendenza a lungo termine. Tuttavia, in un momento in cui stiamo assistendo a un miglioramento della crisi e un aumento degli utili, è una questione di selezione bottom-up e ritorno dei dividendi. Si tratta anche di un’analisi Esg dei fondamentali e di come gli azionisti di minoranza e gli investitori possono plasmare le strategie aziendali verso un mondo a basse emissioni di carbonio. La generazione di alpha sarà fondamentale in questo tipo di mercato, caratterizzato da un’elevata frammentazione nel comparto azionario e da basse correlazioni. Privilegiamo un approccio Barbell, con un’inclinazione verso la normalizzazione che ci permette di beneficiare del rimbalzo attraverso azioni cicliche di qualità dei settori industriali e finanziari, su cui abbiamo mantenuto una posizione costruttiva. Dall’altro lato, abbiamo una view positiva su azioni in settori difensivi (come i beni di consumo non ciclici e abbiamo aumentato la nostra propensione, che era già positiva, per l’healthcare) che forniscono una certa protezione. Comunque, siamo cauti su IT (adesso un pò di meno) e abbiamo aumentato la nostra visione difensiva sui beni voluttuari a causa di un eccessivo ottimismo verso di loro.

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