Investimenti, è tornato il momento del debito emergente

Di seguito un commento sulle prospettive del debito dei mercati emergenti post-Covid, a cura di Anisha Goodly, Emerging Markets Portfolio Specialist, TCW.

Dopo un inizio d’anno impegnativo, il debito dei mercati emergenti è rimbalzato nel secondo trimestre, spinto dalla continua ripresa della crescita, dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dagli sforzi in corso per vaccinare la popolazione. Tra aprile e giugno, il debito sovrano emergente denominato in dollari ha reso il 4,06%, quello societario emergente il 2,1% e quello in valuta locale il 3,54%. Pertanto, gli afflussi verso il debito emergente sono stati sostenuti sia in valuta forte che in valuta locale, con l’inversione di tutti i deflussi dovuti al COVID-19.

Prevediamo un tasso del 6,0% per la crescita globale nel 2021 e del 6,4% per le economie emergenti. Le previsioni di crescita riflettono un rallentamento nella seconda metà del 2021, in particolare perché la Cina si allontana dal picco di crescita e negli Stati Uniti svanisce l’effetto degli stimoli fiscali. Anche l’aumento dei prezzi delle materie prime dovrebbe essere di supporto all’asset class e, cosa importante, la domanda è diversificata e diffusa (con la transizione verso il net zero) piuttosto che guidata solo dalla Cina.

La propensione da falco della Fed e l’incertezza sul tapering hanno iniziato a pesare sull’asset class dalla seconda metà di giugno. Tuttavia, nonostante il deterioramento dei bilanci fiscali dei Paesi emergenti nel 2020 a causa del Covid-19, la probabilità di una crisi del debito emergente a breve termine è bassa. I saldi nelle bilance dei pagamenti degli emergenti sono notevolmente più sani della maggior parte delle altre volte nell’era post-crisi finanziaria globale[1] e, di conseguenza, il debito sovrano emergente è meno dipendente dal finanziamento estero del debito, un fattore chiave della loro resilienza. Inoltre, nel 2013 i cosiddetti “Fragile Five”[2] (Brasile, India, Indonesia, Sudafrica e Turchia) si dovevano confrontare con deficit del 2-6%, e tutti da allora hanno dimostrato un miglioramento. Infine, le riserve sovrane e la liquidità del settore privato sono entrambe aumentate: una protezione contro un calo temporaneo degli afflussi di capitale.

È importante ricordare che le banche centrali dei Paesi emergenti stanno alzando i tassi in modo aggressivo e preventivamente per rispondere alle pressioni inflazionistiche (conseguenza degli effetti di base bassi, oltre all’aumento dei prezzi di cibo ed energia) e all’inasprimento della Fed. Ad esempio, ad oggi, Brasile e Russia hanno aumentato i tassi rispettivamente di 225 e 125 punti base, e anche Ungheria, Messico e Repubblica Ceca hanno iniziato nuovi cicli di rialzo. Prevediamo che altre banche centrali emergenti seguiranno questo esempio, poiché è probabile che le pressioni inflazionistiche persistano nel breve termine, dato che la domanda di materie prime e materiali supera l’offerta. A nostro avviso, l’inflazione sarà probabilmente di natura transitoria e si normalizzerà una volta che le economie riapriranno completamente e le carenze dell’offerta si saranno ridotte.

Per quanto riguarda le valutazioni, il nostro outlook per il debito emergente in valuta forte rimane costruttivo. A nostro avviso, gli emergenti appaiono ancora attraenti rispetto alla loro storia e ad altre asset class obbligazionarie. In più, il credito emergente scambia all’estremità più ampia del range rispetto a quello dei mercati sviluppati, che si è ristretto in modo più aggressivo. In un contesto di bassi rendimenti, un carry di circa il 5% ci sembra interessante rispetto ai mercati sviluppati. Inoltre, gli argomenti di diversificazione continuano a favorire l’esposizione al debito emergente in un portafoglio globale.

Le prospettive per le valute locali emergenti potrebbero essere più complesse nel breve termine, alla luce della posizione da falco assunta dalla Fed e delle preoccupazioni per la variante Delta. Nel più lungo termine continuiamo a credere che le monete emergenti sovraperformeranno rispetto al dollaro, a causa dell’aumento del deficit negli USA e delle migliori dinamiche di crescita internazionali. Inoltre, il differenziale di rendimento tra il debito emergente in dollari e quello in valuta locale si è ridotto – con l’indice in valuta locale che rende leggermente di più rispetto all’indice denominato in dollari, dato che le banche centrali emergenti hanno iniziato ad aumentare i tassi. Il periodo estivo potrebbe portare volatilità, ma cercheremo opportunità per aumentare il rischio in valuta locale in caso di debolezza.

Infine, pur rimanendo costruttivi sull’asset class, guidati dalla nostra visione di un contesto di crescita favorevole, inflazione che raggiungerà il picco e valutazioni interessanti, siamo consapevoli che la diversificazione è fondamentale in un universo di oltre 70 Paesi, in particolare alla luce della linea da falco della Fed, delle preoccupazioni per la variante Delta e di vari sviluppi idiosincratici nei singoli mercati. Prevediamo un’ampia dispersione tra i titoli sovrani, dovuta a sviluppi politici, dinamiche fiscali, implementazione dei piani vaccinali e/o sensibilità alle materie prime.

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