Fondi pensione, pericoli in vista

Per i fondi pensione il futuro è grigio. In special modo, come afferma L’Economia del Corriere della Sera, il governo accoglierà il documento conclusivo per la predisposizione della legge delega sulla riforma fiscale, elaborato dalle Commissioni 6° di Camera e Senato.

Oggi siamo nel sistema Ett, cioè esente-tassato-tassato. Ciò significa che si può versare ai fondi pensione fino a 5.164 euro deducendoli dal reddito e quindi beneficiando di uno sconto fiscale pari al valore dell’aliquota fiscale marginale. Sui rendimenti c’è un prelievo annuale con aliquota ridotta pari al 20% rispetto al 26% ordinario. Le prestazioni in rendita e capitale sono tassate con aliquota sostitutiva tra il 15% e il 9% per incentivare la permanenza dei fondi.

Tornare alla riforma Visco, come propone la Commissione, significherebbe distruggere la previdenza complementare. I lavoratori previdenti corrono il serio rischio, avendo una pensione complementare, di perdere gli svariati bonus e sicuramente l’integrazione al minimo, la maggiorazione sociale, la pensione di cittadinanza e altro. Insomma, succederebbe che il previdente prenderà poi meno pensione dell’imprevidente che tra maggiorazioni sociali, bonus e agevolazioni può tranquillamente superare i 900 al mese.

Lo sviluppo dei fondi pensione è indispensabile per i cittadini e per il Paese e quindi bisogna fare tutto ciò che è necessario perché aumentino le adesioni visto che siamo tra gli ultimi nelle classifiche Ocse e la pensione pubblica, per via dei bassi redditi da lavoro, potrebbe non bastare.

Secondo Alberto Brambilla, autore dell’articolo di approfondimento per il Corriere, nonché Presidente Itinerari Previdenziali,  propone di non “confondere il risparmio finanziario con quello previdenziale come ha fatto il governo Renzi (quello che ha proposto il Tfr in busta paga, un flop per merito dei lavoratori), aumentando dall’11 all’11,5% e poi al 20% la tassazione sui rendimenti dei fondi pensione”.

Aggiungendo ancora: “La riforma fiscale deve ridurre la tassazione sui rendimenti all’11% e anche meno portandola da annuale al guadagno maturato e aumentar in base alla variazione dei prezzi l’importo del contributo massimo che si può dedurre al reddito di 5.164 euro: basta pensare che l’importo è fermo dal 2005″.

 

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