Fondi alternativi: crescono raccolta, investimenti e performance

I gestori di fondi alternativi basati in Europa gestivano 2.060 miliardi di euro di masse (AuM) a dicembre 2020 rispetto ai 1.810 miliardi di euro dell’anno precedente, con un aumento di oltre il 13%, e sono sulla buona strada per fare del 2021 un anno record per la raccolta di questa tipologia di fondi. L’AuM è cresciuto del 58% negli ultimi cinque anni, da dicembre 2016 a dicembre 2020, e l’Europa rappresenta attualmente il 24% dell’industria globale degli asset alternativi. E’ quanto risulta dal rapporto 2021 Alternative Assets in Europe di Preqin, leader mondiale in dati, analisi e approfondimenti sugli asset alternativi, realizzato in collaborazione con Amundi, primo asset manager europeo, per il quarto anno consecutivo.

Raccolta, investimenti e performance, nel dettaglio, hanno beneficiato di un’accelerazione nel primo semestre 2021. La raccolta da parte dei general partner (GP) dei fondi di private capital basati in Europa nel primo semestre 2021 ha raggiunto il 59% del totale dell’intero anno 2020, un dato che nonostante le sfide concrete causate dalle restrizioni per viaggi e incontri, è stato il secondo più alto mai registrato. I team di investimento sono stati impegnati in attività di venture capital, investimenti in infrastrutture e private equity (i settori più attivi), con un valore delle transazioni di private capital concluse che nel primo semestre 2021 rappresentava già l’83% del totale dell’intero anno 2020.

I mercati azionari e di debito forti dal secondo trimestre 2020 si sono tradotti in un dinamico mercato di uscita, non solo per le IPO ma anche per le attività di trade sale e rifinanziamento. Anche se i dati di rendimento registrati nei primi anni dai fondi dei limited partner (LP) rappresentano solo un indicatore di performance future, la media dei TIR netti (tassi interni di rendimento) delle edizioni di fondi di private equity e venture capital (PEVC) lanciate nel 2018 si attesta al 22%, mentre le edizioni delle annate 2011-2017 si erano attestate tra il 14% e il 19,4%. Queste interessanti prospettive di performance dovrebbero in futuro attrarre ancora più capitale d’investimento negli asset alternativi europei.

La maturità del mercato degli asset alternativi del Regno Unito consente ad altri mercati chiave europei di recuperare

Il Regno Unito è stato a lungo il più grande mercato europeo di gestione di investimenti alternativi. Poiché le asset class si sono ampliate e globalizzate, la quota di AuM gestita da general partner basati nel Regno Unito si è ridotta. Tra il 2010 e il 2020 il capitale privato gestito al di fuori dell’Europa è aumentato del 209%, mentre l’AuM dei gestori con sede in UK è aumentato del 177%, con un calo dal 59% al 52% della quota del Regno Unito sul totale di AuM di capitale privato europeo.

La crescita di AuM dei gestori PEVC basati nel Regno Unito è stata in media del 13% negli ultimi tre anni. Un trend significativamente più lento rispetto al 23% raggiunto dai gestori in Francia, anche se occorre considerare che l’AuM del PEVC del Regno Unito resta ancora 4,6 volte più grande di quello della Francia (473 miliardi di euro rispetto a 102 miliardi di euro). Ulteriori dati rilevanti che riguardano Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Svizzera e Lussemburgo sono disponibili di seguito.

Investimenti spinti da infrastrutture e asset reali

Le infrastrutture hanno rappresentato una nota positiva in quanto i governi di tutta Europa stanno spingendo gli investimenti per stimolare la crescita economica e raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio, mentre l’aumento del debito pubblico a seguito del Covid-19 farà salire la richiesta di capitale privato. L’AuM degli investimenti in infrastrutture basate in Europa è cresciuto notevolmente negli ultimi cinque anni, raggiungendo quasi 250 miliardi di euro a dicembre 2020 (con un CAGR del 22% dal 2015). Con il cosiddetto ‘dry powder’ dei fondi infrastrutturali focalizzati sull’Europa pari a 130 miliardi di euro, che rappresenta un ragguardevole 43% del ‘dry powder’ dei fondi infrastrutturali a livello mondiale, l’attività di investimento è destinata a intensificarsi ulteriormente.

L’investimento nel real estate nel primo semestre di quest’anno, misurato sulla base del numero di operazioni, sta seguendo un ritmo simile al 2020. Il numero di operazioni nel primo semestre 2021 è stato pari al 54% di quelle complessive avvenute nel 2020, che peraltro aveva registrato un calo significativo rispetto al 2019. La pandemia non ha innescato una correzione diffusa delle valutazioni immobiliari, come evidenziato dall’aumento del 9% dell’AuM immobiliare a 177 miliardi di euro nel 2020, nonostante la scarsa raccolta.

Gli Hedge Fund tornano in auge

In un anno difficile per i mercati a livello globale, gli hedge fund focalizzati sull’Europa hanno concluso il 2020 positivamente, in aumento del 7,04% in media, con il momentum che prosegue anche nel 2021. Dopo aver subito deflussi significativi paria -31,8 miliardi di euro nel primo trimestre 2020 nell’ambito del sell off del mercato azionario, gli hedge fund si sono stabilizzati e hanno poi attratto capitale nella seconda metà dell’anno, con afflussi netti pari a 32,2 miliardi di euro: un’inversione di tendenza per una asset class che negli ultimi cinque anni di mercato rialzista aveva registrato consistenti deflussi. In un contesto che vede una lenta uscita dell’Europa dalla sua prolungata recessione, gli hedge fund sono nella posizione migliore per beneficiare di un aumento previsto della volatilità del mercato.

L’ESG passa dall’Impresa alla Strategia di investimento

L’impegno verso i principi ESG e il rispetto della legislazione UE rappresentano ormai una consuetudine per i gestori e gli investitori in Europa, con oltre l’80% di masse in gestione nei fondi ESG. Le questioni ambientali stanno generano opportunità anche per le asset class alternative. Nel settore del real estate, ad esempio, si pone maggiore enfasi sulle strategie a valore aggiunto, che hanno raccolto 11,7 miliardi di euro nel 2020, molti dei quali sono focalizzati sulla creazione di valore attraverso la riduzione delle emissioni di carbonio degli edifici. Nel private equity, gli investitori utilizzano sempre più dei filtri ESG per creare i KPI in aree come le catene di approvvigionamento che determineranno un aumento delle valutazioni in uscita, mentre gli investimenti infrastrutturali, sostenuti dai governi per raggiungere gli obiettivi di riduzione del carbonio, sono sempre più importanti anche per la transizione energetica, in particolare per quanto riguarda le energie rinnovabili.

Mark O’Hare, fondatore e CEO di Preqin, ha dichiarato: “Siamo pronti a vedere le economie europee raggiungere nuovi record nel 2021, ottimisti sul fatto che sono sulla via della ripresa dopo il duro colpo causato dalla pandemia. I nostri colloqui con gli investitori focalizzati sull’Europa confermano che si stanno “attenendo al programma” per quanto riguarda le loro allocazioni in asset alternativi: di fronte all’incertezza e al calo dei rendimenti in tutte le classi di attivi, l’attrattività degli asset alternativi, incluse le opportunità innovative offerte dagli investimenti green, rimane molto interessante”.

Dominique Carrel-Billiard, Global Head of Real Assets di Amundi, ha commentato: “Gli asset reali saranno la scommessa vincente per un mondo post-Covid. In particolare, un nuovo ciclo economico post-COVID potrebbe vedere una ripresa dell’inflazione e continuare a spingere i capitali verso queste classi di attivi che offrono protezione dall’inflazione e la prospettiva di rendimenti più elevati. Gli asset reali possono contribuire ad affrontare le sfide economiche derivanti dalla ripresa dalla crisi generata dal Covid e a soddisfare le aspettative degli investitori sia in termini di performance che di impatto, contribuendo in particolare ad allocare il capitale in direzione della transizione energetica. Per questo è fondamentale rendere gli asset reali accessibili a una più ampia gamma di risparmiatori”.

 

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