Asset allocation: facciamo il punto sulle mid-small cap italiane

Ecco qui pubblicato il report sull’andamento del segmento italiano delle mid-small caps realizzato da Intermonte.

Performance (+/-). Il mercato azionario italiano (prezzi al 16 novembre 2021) è cresciuto del 4,7% nell’ultimo mese ed è in crescita del 25,8% YTD. L’indice FTSE Italy Mid-Cap (+2,4% nell’ultimo mese) ha sottoperformato l’indice principale del 2,3% (+7,9% YTD su base relativa), mentre l’indice FTSE Italy Small Caps (+4,6% nell’ultimo mese) ha avuto una performance quasi in linea con il mercato nell’ultimo mese, o +25,9% su base relativa dall’inizio del 2021. Guardando alle performance delle mid/small cap in tutta Europa, l’indice MSCI Europe Small Caps è salito del 3,0% nell’ultimo mese, con una performance migliore delle mid cap italiane ma peggiore delle small cap italiane.

Stime (+). Dall’inizio dell’anno, abbiamo aumentato le nostre stime EPS 2021E (+34,3%), mentre abbiamo attuato una revisione più blanda per il 2022E (+21,7%). Per il 2021, anche la nostra revisione complessiva delle stime per le mid-cap è stata positiva (+17,1% YTD), così come per le small-cap (+8,6% YTD). Anche le revisioni complessive delle stime per il 2022 per la nostra copertura mid/small cap sono state positive (+13,7% YTD). Nell’ultimo mese, le revisioni delle stime per il 2021/22 sono rimaste positive per le mid-cap (+0,3%/+0,3%), ma leggermente negative per le small cap (-0,4%/-1,0%).

Valutazioni (-). Se confrontiamo la performance YTD con la variazione delle stime FY22 nello stesso periodo, vediamo che i titoli del FTSE MIB hanno registrato un de-rating YTD del 2,5%, una cifra superiore a quella di un mese fa, quando era +0,2%, mentre le mid-cap e le small cap si sono rivalutate rispettivamente del 20,4% e del 35,0%. Su base P/E, il nostro panel è scambiato con un premio del 35% rispetto alle large cap, ben al di sopra del premio medio storico (17%) e leggermente sopra il livello di un mese fa (33%).

Liquidità (+). Guardando all’andamento ufficiale dell’indice italiano, notiamo che la liquidità delle large cap nell’ultimo mese è quasi in linea con la media annuale, risultando solo il 2,2% inferiore alla media a 1 anno, in decelerazione rispetto a un mese fa, quando la stessa metrica era +15,6%. È interessante notare come la liquidità per le mid-cap abbia registrato un andamento notevolmente migliore, mostrando una variazione del +22,7%, mentre per le small cap la stessa metrica sia migliorata del 36,3%. Vale la pena notare che la liquidità media giornaliera per la nostra copertura mid/small cap è stata di Eu4.0mn nell’ultimo mese, in crescita del 95% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, che rappresentava una facile base di confronto.

Strategia di investimento. Nell’ultimo mese, durante la stagione dei risultati trimestrali, il mercato italiano ha registrato una performance sorprendentemente positiva, nonostante ben noti venti contrari come la scarsità di componenti, l’inflazione delle materie prime e dei costi di spedizione e il preoccupante aumento dei casi di Covid negli USA e in Europa. Avevamo previsto che i mercati avrebbero letto (controintuitivamente) l’aumento dell’inflazione a breve termine principalmente come un rischio per la domanda e quindi come un fattore credibile per il mantenimento di politiche dovish nel lungo termine da parte delle banche centrali. In questo contesto, i titoli growth sono quelli che hanno beneficiato maggiormente. La stagione dei risultati ha visto una significativa volatilità pre- e post- l’annuncio dei numeri, anche in presenza di limitate sorprese sugli utili (in generale leggermente positive). Questo potrebbe essere letto come segno di un certo grado di nervosismo sul dibattito inflazione/deflazione. In questo contesto di incertezza, rimaniamo fiduciosi che la ripresa della domanda si dimostrerà resiliente e che la campagna vaccinale terrà sotto controllo la situazione Covid, e crediamo che i vari piani di ripresa e i programmi di investimenti infrastrutturali in corso sosterranno l’outlook 2022. In alcuni casi, suggeriamo di giocare i temi di investimento con titoli di seconda linea per evitare valutazioni troppo costose. Per quanto riguarda la liquidità delle mid/small cap, la situazione continua a migliorare gradualmente e non cambiamo le nostre stime sull’afflusso di PIR. Abbiamo anche notato una rilevante accelerazione delle quotazioni in Italia dopo un periodo caratterizzato da significativi de-listing: questa tendenza sta intercettando la crescente domanda di mid-small cap italiane nell’attuale bias positivo verso le società italiane.

Le stime relative ai PIR tradizionali. A lungo termine, le nostre ipotesi si basano sull’aspettativa che l’interesse per questo prodotto rimanga abbastanza elevato grazie al beneficio fiscale e, dal punto di vista del distributore, al fatto di poter contare su un impegno a lungo termine da parte dell’investitore. In particolare, continuiamo a prevedere un 2021 generalmente positivo in termini di afflussi, nonostante un inizio d’anno più debole del previsto, in quanto riteniamo che la classe azionaria mid/small sia ben posizionata nelle strategie degli investitori, il che dovrebbe tradursi anche in maggiori sforzi commerciali e distributivi da parte delle case d’investimento. Tuttavia, stiamo riducendo le nostre previsioni di afflusso per il 2021 a cifre meno ambiziose per tener conto dei dati recentemente pubblicati dall’Osservatorio PIR del Sole 24 Ore.

Le nostre considerazioni principali sono le seguenti:

  • Per il 2021, ipotizziamo una raccolta lorda da nuovi sottoscrittori di PIR di 0,2 miliardi di euro (da 0,4 miliardi di euro), seguita da 2,4 miliardi di euro per il 2022;
  • Per i sottoscrittori abituali, ci aspettiamo che gli afflussi complessivi nel secondo anno ammontino a una parte della somma accantonata nel primo anno (dal 35% al 40% nel nostro modello); nei restanti anni (cioè dal terzo al quinto anno) ci aspettiamo che la raccolta sia stabile, con afflussi equivalenti in media al 60% degli investimenti fatti nel secondo anno;
  • Infine, calcoliamo l’ammontare del capitale che sarà ritirato dagli investitori che decidano di uscire dal fondo prima del termine di cinque anni (per qualsiasi motivo) a ~4% del patrimonio in gestione nel 2021 e oltre.

Le stime relative ai PIR alternativi. Alla pubblicazione del report di giugno 2020, abbiamo anche aggiunto le nostre stime sugli afflussi previsti per i PIR alternativi. Diversi importanti asset manager italiani hanno ormai lanciato i loro nuovi fondi, per lo più ELTIF, conformi al regolamento e alla definizione dei PIR alternativi (e quindi soggetti ai benefici fiscali). Sulla base delle nostre aspettative per gli ELTIF, prevediamo una raccolta di 300 milioni di euro nel 2020, 1,5 miliardi nel 2021 e 1,8 miliardi nel 2022, raggiungendo così un AuM cumulativo di 3,6 miliardi di euro entro il 2022. Per il momento, le nostre stime sono più caute rispetto a quelle di Assogestioni per questo prodotto, che prevede una raccolta tra Eu3 e Eu5 miliardi all’anno.

Per quanto riguarda i PIR alternativi, ricordiamo che negli ultimi giorni di dicembre 2020, è stato aggiunto alla Legge di Bilancio un emendamento che dà ai sottoscrittori di fondi PIR istituiti a partire dal 1° gennaio 2021 il diritto a un credito d’imposta su eventuali minusvalenze maturate su investimenti effettuati entro il 31 dicembre 2021. Questo credito ha un massimale del 20% dell’importo investito ed è utilizzabile per un periodo di 10 anni. Riteniamo che il credito d’imposta possa rappresentare un ulteriore importante strumento di marketing per i PIR, migliorandone la visibilità sulle nostre stime per il 2021.

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