Il Pir ha di nuovo la strada spianata

L’articolo è uscito nel numero di novembre del mensile ASSET CLASS attualmente in edicola

Da 30mila a 40mila euro all’anno e da 150mila a 200mila euro complessivi. È l’innalzamento previsto per le soglie d’investimento che consentono di godere dei benefici fiscali destinati ai Pir (Piani individuali di risparmio), i prodotti finanziari nati nel 2017 per agevolare il finanziamento delle piccole e medie imprese (pmi). Le nuove agevolazioni sono contenute nel Ddl Bilancio del governo Draghi e hanno buone probabilità di dare nuovo impulso alla raccolta dei Pir, che hanno rialzato la testa in tempi recenti, dopo un lungo ciclo di alti a bassi. Ora, tra gli analisti c’è un certo ottimismo. L’ufficio studi di Equita, per esempio, stima nel 2021 flussi netti positivi attorno a 500 milioni di euro per i piani individuali di risparmio tradizionali, quelli ideati 4 anni fa e destinati per lo più al pubblico retail, cioè alla folta platea dei piccoli risparmiatori privati. Ancor più consistente, attorno a 2-3 miliardi di euro, dovrebbe essere quest’anno la raccolta dei Pir alternativi, cioè i Piani individuali di risparmio destinati agli investitori istituzionali, che possono investire anche in titoli pmi non quotate in borsa. Oggi il patrimonio impiegato finora nei Pir dai nostri connazionali si aggira sui 20 miliardi di euro. Non è poco, se si considera che il risultato è stato raggiunto in soli tre anni e che ci sono state in passato alcune incertezze normative (un cambio di regole voluto dalla ex maggioranza giallo-verde) che hanno temporaneamente tarpato le ali a questi prodotti.

SUCCESSO SUGGELLATO – Ma a suggellare il successo dei Pir (o almeno di alcuni) sono soprattutto le performance nel medio e lungo periodo, che fanno ben sperare per i rendimenti incassati in futuro da chi li ha sottoscritti. Non va dimenticato infatti che i guadagni realizzati dai Piani Individuali di risparmio sono completamente esenti da imposte (cioè dal prelievo del 26% sui capital gain), purché l’investitore scelga di tenere il capitale fermo per un periodo di almeno 5 anni, rispettando le soglie sopra ricordate (fino a 40mila euro all’anno e fino a 200mila euro complessivi di capitale). Ciò significa che, su un guadagno del 30%, i benefici fiscali dei Pir consentono per esempio di risparmiare “tasse” per l’8% circa del capitale investito. Ma quanto hanno reso, da quanto sono nati, i Piani individuali di risparmio? Nei rendimenti di medio e lungo termine, ci sono alcuni prodotti che si sono affermati tra i migliori azionari italiani. È il caso per esempio di Anthilia Small Cap Italia A30 che, secondo i dati Morningstar aggiornati all’8 novembre scorso, ha messo a segno un rendimento annualizzato a tre anni di oltre il 32% tra il 2018 e il 2021, affermandosi come il migliore tra i Pir. Merito di un portafoglio gestito da Paolo Rizzo, fund manager che opera sui mercati da oltre 20 anni. L’asset allocation del fondo (sempre secondo i dati Morningstar) contiene molti titoli italiani del settore tecnologico come Saes Getters, Sesa, Tinexta, Esprinet e Digital Bros. Altro fondo Pir piazzatosi ai primi posti tra gli azionari italiani è Arca Economia Reale Equity Italia, che dal 2018 al 2021 può vantare un rendimento annualizzato del 23,9% (sempre secondo i dati Morningstar aggiornati all’8 novembre 2021). Mille euro circa investiti nel 2017 in questo prodotto, oggi valgono più di 1.700 euro.

SPERANZA A CINQUE ANNI – Agli investitori che ne hanno acquistato le quote non resta che incrociare le dita e sperare che le performance rimangano su questi livelli per un alto biennio, in modo da poter iniziare a beneficiare dello sconto fiscale deciso dal legislatore. Il fondo, che è gestito da Giorgio Bortolozzo e Martina Mondin, ha nel portafoglio molte eccellenze del made in Italy come Amplifon, Interpump, BB Biotech e Tinexta. Altro piano individuale di risparmio piazzatosi tra i migliori fondi azionari italiani è Symphonia Azionario Small Cap Italia Pir che ha realizzato un rendimento annualizzato a tre anni (tra il 2018 e il 2021) del 20,82%. Gestito da Massimiliano Schena, ha un portafoglio che include molti titoli in comune con i gestori concorrenti: Reply, Interpump, BB Biotech e Sesa.

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