Investimenti: multi asset, non è tempo di grandi scommesse

Di seguito un commento sull’outlook multi-asset per il 2022, a cura di Johanna Kyrklund, Chief Investment Officer & Global Head of Multi-Asset Investment, Schroders.

Le previsioni 2022 per i mercati sono positive, ma le performance saranno più modeste e i rischi aumenteranno poiché le banche centrali iniziano a limitare le iniezioni di liquidità.

I gestori di fondi non fanno certo salti di gioia perché, anche in caso di performance robuste, resta sempre l’incognita di come riuscire a generare performance in futuro. E dopo un anno eccezionale per i mercati, la preoccupazione è ancora maggiore. Lo scorso anno, gli annunci sui vaccini hanno sostenuto la fiducia nel “reopening trade”, che ha offerto rendimenti elevati e rischi contenuti.

Stando ai nostri modelli, ora siamo al principio di una fase più matura del ciclo economico, in cui l’accelerazione della crescita raggiunge il picco e le banche centrali iniziano a ritirare gli stimoli. In tale contesto, prevediamo rendimenti azionari più modesti ma ancora positivi sulla scia di solidi utili societari.

Quali sono i rischi principali di questa view?  

L’inflazione tiene banco e possiamo dire che nel medio termine sarà probabilmente più alta rispetto agli ultimi 10 anni a causa dell’incremento dei salari, della deglobalizzazione e della decarbonizzazione. Nel breve termine, ci attendiamo un picco dell’inflazione grazie all’attenuazione dei colli di bottiglia, con le banche centrali che alzeranno comunque i tassi di interesse.

A livello di singoli titoli, i margini di utile sono esposti al rischio associato all’incremento dei costi di produzione e dei salari. È importante quindi riuscire a individuare le società con potere di determinazione dei prezzi, perché meglio posizionate per superare le turbolenze. Tuttavia, non crediamo che l’inflazione rappresenti un rischio sistemico per i mercati, in quanto la disponibilità delle banche centrali ad alzare prontamente i tassi per contenere le pressioni sui prezzi dovrebbe tenere a bada le attese inflazionistiche.

Ancora preoccupazione per la variante Omicron

Il Covid-19 continua ad alimentare la volatilità e la recente variante Omicron non fa che rinnovare i timori. Ma proviamo a fare un passo indietro. Siamo consapevoli che dal primo trimestre 2020 è passata molta acqua sotto i ponti. I livelli di immunità sono nettamente aumentati, persino nei confronti delle mutazioni del virus. I governi hanno capito come muoversi e reagiscono più in fretta, e il processo per lo sviluppo di nuovi vaccini è sempre più consolidato ed efficiente. Inoltre, gli operatori del mercato ormai sanno come gestire la situazione.

Ci siamo dunque lasciati alle spalle la forte incertezza di inizio 2020. Ciononostante, i primi dati su Omicron lasciano intendere che questa variante possa eludere in qualche modo la protezione offerta dai vaccini e per questo in alcuni Paesi sono stati ripristinati dei lockdown parziali. Sarà un inizio anno molto lento in termini di crescita.

In un mondo ideale, dovremmo assistere a una ripresa robusta e sincronizzata dell’economia mondiale che ci consentirebbe di spostare gli investimenti verso settori più ciclici e meno cari. Ma la comparsa di Omicron complica notevolmente le cose.

L’unica regione che potrebbe riservare sorprese è la Cina che, diversamente dalle altre grandi economie, sta applicando politiche di stimolo.

Le opportunità non mancano ma non bisogna esagerare

La nostra maggiore preoccupazione riguarda il fatto che dobbiamo seguire trend ormai vecchi e quasi esauriti: il cosiddetto “eccezionalismo americano” (l’idea che gli Stati Uniti siano considerati, sia dai cittadini USA che a livello internazionale, superiori rispetto ad altre nazioni) e l’incessante ricerca di rendimento.

Poiché prevediamo che un eventuale rialzo dei rendimenti obbligazionari sarà comunque contenuto, crediamo sia troppo presto per approfittare delle opportunità di “mean reversion”, per quanto possano sembrare allettanti, e dobbiamo resistere alla tentazione.

Meno stimoli fiscali, più responsabilità del settore privato

Negli ultimi anni, l’economia globale è stata un po’ come una bicicletta traballante: quando lo slancio economico rallentava rischiavamo di cadere dal sellino alla minima folata di vento. La pandemia ha costretto i governi a stabilizzare questa bici, che è divenuta più resistente alla volatilità ciclica. Ma nel 2022 le misure di stabilizzazione verranno eliminate e il settore privato dovrà inforcare la bici e guidarla verso la crescita.

I miei colleghi più ferrati in campo tecnico descriverebbero la possibile distribuzione degli scenari come “platicurtica”, termine che designa un potenziale di rialzo più modesto con rischi elevati. In pratica, suggeriamo di diversificare i rischi perché non è tempo di grandi scommesse. 

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