Generali, il futuro passa (anche) da Assogestioni

A cura di Viola Sturaro

Dopo le recenti novità che hanno coinvolto i piani alti, il futuro della governance di Generali potrebbe passare anche da Assogestioni. A riportarlo è l’edizione odierna de Il Sole 24 Ore, la quale evidenzia come l’associazione del risparmio gestito italiano potrebbe muovere parecchi voti di investitori istituzionali nell’assemblea utile per l’approvazione del board.

L’associazione si sarebbe già messa all’opera e potrebbe già aver trovato un head hunter capace di formulare una lista per il board adatta. Si tratterebbe di Heidrick & Struggles International.

La decisione è stata presa a monte del dibattito aperto sul nuovo cda di Generali, che vedeva come contendenti da una parte Mediobanca e dall’altro il patto di consultazione formato da Francesco Gateano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e Fondazione CRT.

Attualmente gli investitori istituzionali – italiani ed esteri – nel capitale dell’istituto di Piazzetta Cuccia rappresentano quasi il 35% del capitale, una percentuale troppo alta perché possano essere esclusi dal board e con un consenso piuttosto esteso, oltre che sempre in crescita, raggiunto negli anni.

Nel 2019 i due candidati di Assogestioni, Ines Mazzilli e Roberto Perotti, hanno ricevuto l’ok del 21,7% del capitale (quasi il 39% dei votanti presenti), nel 2016 il 15,07% (pari al 32,16% dei presenti) e nel 2013 il 14,72% (cioè il 30% dei votanti).

Numeri rispettabilissimi e in costante aumento, con un’attività assemblare da parte di Assogestioni al 2021 formata da 81 liste presentate in 53 società quotate per 103 eletti complessivamente, di cui 59 persone nei consigli di amministrazione.

Il profilo dei potenziali candidati sarà sicuramente diverso rispetto al duo precedentemente proposto: se Ines Mazzilli ha avallato la possibilità di far parte del cda, tagliandosi automaticamente fuori dai giochi, Roberto Perotti ha invece detto no al board e mantenendosi in corsa.

In ogni caso, per l’associazione sarà fondamentale capire quanti voti sarà necessario raccogliere per avere la certezza di ritagliarsi almeno un posto nel cda.

La Consob ha chiesto a Generali di indicare tutti i possibili scenari rispetto al potenziale futuro assetto del consiglio, con le tre liste depositate. I numeri raccolti nelle ultime assisi, comunque, dovrebbero garantire almeno una poltrona, con un consenso stimato per Assogestioni stimato intorno al 15% del capitale.

Il dato cruciale sarà in ogni caso quello della partecipazione. All’ultima assemblea si è presentato circa il 51,52% del capitale, ma le attese sono che ad aprile si possa raggiungere almeno il 65% di quota. Di questa, circa il 45% è da attribuire ai grandi azionisti (compresi i Benetton, che nell’assise del 2019 si erano schierati con Assogestioni), che probabilmente dirotteranno i propri voti sulla lista del cda o su quella del patto. Rimane un 20% di fondi di retail, bacino importante a cui l’associazione può puntare.

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