Questo nuovo elemento aleatorio va ad aggiungersi a uno scenario di mercato che già di suo non è dei più sereni. Ad inizio anno le borse hanno subito uno scrollone sui mercati azionari, spaventando gli investitori. Dopo due quasi due anni, l’indice S&P 500 ha segnato uno dei peggiori inizi d’anno dal 1929.
La situazione ha messo in evidenzia un importante cambiamento: chi investe sembra non essere più abituato ai fisiologici movimenti, con la paura a prendere spesso il sopravvento. Un comportamento anomalo per chi dovrebbe invece fissare obiettivi e puntare su strategia a lungo termine.
Il breve termine genera sempre incertezza, e per l’equity solo un orizzonte decennale può portare un rendimento certo. Le banche centrali, nel ultimi dieci anni, hanno alterato il quadro dei mercati: reduci da trent’anni di discesa di rendimenti verso lo zero, ma ora la situazione sembra cambiare. La fase di mercato attuale è molto complessa da decifrare: il livello attuale di rendimento dei titoli di stato Usa a 10 anni all’1,80% a fronte di dati correnti all’inflazione al 7%. In tutto ciò, la diversificazione resta comunque l’unico antidoto per generare i rischi e controllare la volatilità.