Investimenti: gli errori delle previsioni e della pianificazione

L’etica ESG – La motivazione per la scrittura del presente articolo era nata dalle esperienze raccolte in merito alle numerose problematiche riscontrate da coloro che hanno cercato di beneficiare del superbonus. Desideravo approfondire gli effetti complessivi della pianificazione pubblica, con il supporto delle imprese che avrebbero dovuto implementare il superbonus, ed analizzare il desiderio dei grandi gruppi petroliferi di aumentare la componente etica alla propria attività tradizionale, ma purtroppo ho riscontrato un clima non collaborativo come mai sperimentato nei 13 anni di collaborazione con Bluerating e pertanto posso affrontare la tematica solo a livello teorico.

Pianificazione destinata al fallimento – Il comunismo è crollato per la presunzione che un sistema di pianificazione centrale potesse cogliere le dinamiche in atto. I paesi occidentali non sembrano aver imparato dalla disastrosa esperienza economica dell’URSS e per ritardare ulterioremente la fine del ciclo economico dal 2021 stanno incidendo, come in passato fatto solo durante la seconda guerra mondiale, sulla domanda, controllabile attraverso politica monetaria, mettendo in luce la fragilità dell’offerta, che in quanto legata ad attività reali risulta limitata dalla finitudine di materie prime, forza lavoro, capacità produttiva e canali distributivi.

Superbonus – Le previsioni più disastrose di solito hanno molto in comune. Ci concentriamo su quei segnali che ci raccontano il mondo cosi come vorremmo che fosse e non come sia realmente. Questo concetto esposto da Nate Silver ben illustra le problematiche legate al superbonus. In un contesto di deficit e debito governativo gestibile solo con il supporto della banca centrale europea, il governo italiano ha avuto la capacità di sfruttare la narrativa legata alla transizione ecologica per giustificare parte del deficit, tuttavia l’entità del bonus senza precedenti storici, l’assenza di un quadro regolamentare esaustivo e le ridotte capacità delle aziende che avrebbero dovuto eseguire i lavori ha portato all’ennesimo fallimento delle politiche di pianificazione.

 

Struttura inadeguata – La scarsità di materie prime ed ovviamente le restrizioni per il Covid risultano comprensibili e diffuse in tutto il mondo. Al contrario risulta più difficile capire la mancanza dei decreti attuativi dell’agenzia delle entrate, ovvero il motivo per il quale le società del settore non siano state in grado di esporre preventivamente le criticità ai rispettivi interlocutori (Agenzia delle Entrate, Enea, ecc) nonostante la chiara attenzione ricevuta dal governo, nonchè di informare i clienti che non sarebbero state in grado di garantire l’esecuzione dei lavori, cosa probabilmente in parte nota fin dall’inizio alle imprese. Un’attenta attività di lobbying potrebbe aver supportato l’adozione del superbonus, esponendo ipotetici vantaggi ambientali e strategici derivanti da una maggiore indipendenza energetica da fonti esterne, ma una limitata capacità organizzativa non ha saputo declinare le modalità dell’intervento.

Sito Internet de “Il Corriere della Sera”, 11-02-2022

Effetti distorsivi – Le politiche di pianificazione portano a trasferire un enorme potere in mano a poche aziende, che improvvisamente si trovano in un ruolo chiave. Per controbilanciare questo effetto, in merito al superbonus ed a future iniziative similari, potrebbe essere utile definite procedure rapide e semplificate per la presentazioni dei reclami ad opposite funzioni e predisporre delle liste pubbliche con la graduatoria dei rispettivi clienti nelle diverse società, in modo che il cliente sia a conoscenza dei presumibili tempi di attesa e probabilità di reale esecuzione dei lavori.

 

Previsioni – Negli ultimi anni è stato affrontato in maniera esaustiva il problema relativo alla difficoltà di fare previsioni ed i disastrosi effetti avuti nel corso della storia. I politici giustificano le proprie iniziative sulla base delle supposizioni di analisti ed economisti, sebbene risulti ampiamente documentato dalla letteratura come questi siano peggiori nel fare previsioni, rispetto ai non esperti, sebbene abbiano molta più fiducia nelle proprie capacità.

Uno dei primi studi sulla fallacia delle previsioni fu condotto da Philip Tetlock. Questi dal 1987 iniziò a raccogliere le previsioni di un’ampia gamma di accademici ed esperti del governo su argomenti vari che spaziavano dalla politica interna, all’economia e le relazioni internazionali. Tetlock scoprì che gli esperti politici avevano avuto difficoltà ad anticipare il collasso dell’URSS perchè una supposizione sulla fine del regime e sulle ragioni che lo avevano portato al collasso, richiedeva l’intreccio di diversi piani di discussione. Non c’era nulla di contraddittorio in queste idee, ma erano esposte da persone posizionate su lati opposti dello spettro politico e gli studiosi inseriti in un campo ideologico non erano in grado di abbracciarli entrambi.

Fallacia delle previsioni nei mercati finanziari – Sebastian Malalby illustra come la probabilità che accadesse il calo del 19 ottobre 1987 sull’S&P500 fosse 1 su 10 elevato a 160 (ovvero 1 con 160 zeri), un evento che non si sarebbe dovuto verificare neanche se il mercato azionario fosse rimasto aperto per 20 miliardi di anni. Benoit Mandelbrot osserva che il calo del mese di agosto 1998 aveva una probabilità di 1 su 500 miliardi, mentre per i 3 forti cali in 7 sessioni nel luglio del 2002, la probabilità era di 1 su 4 trilioni. Questi costituiscono solo alcuni dei primi studi compiuti, ma le rilevazioni quotidiane portano a riscontrare eventi considerati a priori impossibili.

Guerra Russia Ucraina – Anche il conflitto presente in Europa rientra nella categoria degli errori delle previsioni e della pianificazione. Il calo registrato dall’etf azionario russo non si sarebbe mai dovuto verificare nel corso della storia, utilizzando i principali modelli di gestione del rischio. Del resto, nonostante quanto ingenuamente indicato nei libri di storia, lo scoppio delle due guerre mondiali ha sorpreso politici, opinione pubblica e mercati.

Investire in preparazione, non in previsione – Il peccato originale delle previsioni è di anteporre la politica, la gloria personale o i benefici economici alla verità. Mandelbrot, Silver, Taleb ed altri celebri autori hanno fornito chiari suggerimenti per ridurre il problema delle previsioni, ma non sono stati presi in considerazione dalla classe politica. Tali autori non hanno una visione negativa sul mondo, come in maniera frettolosa alcuni sono portati a credere. Secondo Silver più impazientemente analizziamo e mettiamo alla prova le nostre teorie, più velocemente accettiamo che la nostra conoscenza del mondo sia incerta, più siamo disposti a riconoscere che una previsione perfetta è impossibile, meno vivremo nella  paura dei nostri fallimenti e più avremo libertà di lasciare che le nostre menti spazino liberamente. Arrivando a sapere di più su quello che non sappiamo, potremmo riuscire a centrare qualche previsione in più.

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