Aperture Investors, navigare sui mercati con il total return

Volatilità ai massimi e decisi crolli sui listini. Quali sono le opportunità sul mercato? Ne parliamo con Simon Thorp (nella foto), cio UK di Aperture Investors, parte dell’ecosistema Generali Investments.

Qual è la vostra strategia e quali sono le opportunità oggi sul mercato, alla luce del vostro focus sul credito corporate?

Le vendite registrate negli ultimi mesi, in parte a causa dell’inflazione e in parte a causa della guerra in Ucraina, potrebbero concludersi abbastanza rapidamente, poiché i mercati hanno visto significativi cali e hanno probabilmente prezzato gli elementi più critici legati al rialzo dei tassi Usa e, speriamo, al conflitto. Nonostante vi sia stato un grande calo nei fondi long only, negli ETF e in altri indici, questo potrebbe essere un momento per incrementare l’esposizione. Detto questo, attraversiamo una fase molto incerta, ed è probabile che il mercato possa registrare almeno un altro sell off importante prima di raggiungere un certo livello di compensazione, con l’index XOVER che è passato da 240 punti base a un picco di 420 a inizio marzo e ora più vicino ai 340 punti. Il vantaggio delle strategie long-short è quello di poter coprire alcuni rischi visti quest’anno: inflazione, rischio di duration e rischio di credito.

 Potrebbe descrivere la vostra strategia e l’approccio d’investimento?

La strategia del comparto Aperture Credit Opportunities Fund è un approccio total return e quello che cerchiamo di ottenere in un ciclo, normalmente di cinque o sette anni, è di generare rendimenti netti per gli investitori che siano superiori al nostro benchmark. Attraverso questo approccio attivo e le coperture di portafoglio, miriamo a proteggere il capitale: nel tempo speriamo di essere in grado di generare rendimenti index style ma con meno volatilità, puntando quindi a raggiungere un elevato indice di Sharpe e forti rendimenti risk adjusted.

 Quando è nato il fondo e quanto ha raccolto finora?

Abbiamo avviato la strategia Aperture Credit Opportunities Fund alla fine del 2019 con circa 500 milioni di dollari e oggi il fondo è di circa 1 miliardo, abbiamo registrato una crescita costante in 2 anni e mezzo.

 Lei ha una strategia long short dove usa cash bonds, Cds, indici e altri credit derivatives. Quali sono le percentuali e quali gli asset principali oggi?

Dopo la crisi finanziaria globale, le obbligazioni sono diventate sempre più dominanti sul mercato, mentre il mercato dei CDS è meno importante e leggermente meno liquido. I Cds cercando una protezione, ed è molto efficace a livello di bilancio. Se vogliamo abbassare il livello assoluto di esposizione, di solito aggiungiamo una posizione short con coperture basate su derivati per ridurre il rischio assoluto.

 Il Treasury a 10 anni è sempre un bene rifugio?

Non vedo alcun rischio particolare ora. Chiaramente gli Stati Uniti hanno un enorme deficit di bilancio, ma il dollaro è ancora la valuta chiave, la valuta di riserva mondiale e l’economia statunitense è tra le più forti a livello globale. Il rendimento potrà registrare delle oscillazioni ma – se un investitore comprasse Treasury Usa e mantenesse la posizione – credo che tra 10 anni riavrebbe i suoi soldi.

 Questa strategia funziona anche nei momenti di rialzo dei mercati o è più strategica nella copertura del rischio, tipica di una fase come quella attuale?

L’obiettivo è quello di generare una performance in tutte le condizioni di mercato, sia in un ambiente come quello attuale, sia quando il mercato si riprende. Ci concentriamo nel ricercare opportunità nel mercato long e short, che non sono correlate o dove crediamo che il mercato abbia un prezzo inefficiente. Quando il mercato è in ripresa ci sono molte opportunità, non solo comprando qualcosa che salirà in termini di prezzo, ma anche selezionando aziende che sono state in difficoltà che poi vengono rifinanziate o ristrutturate, un processo che può essere molto redditizio. O anche se si riesce a individuare il giusto tipo di obiettivi di operazioni di M&A, così come società che si aviano alla quotazione (IPO).

 Come vede il mercato nei prossimi mesi, specialmente dopo la posizione più hawkish della Fed e l’aumento dei tassi negli Stati Uniti?

Avevamo la sensazione che la volatilità sarebbe stata più marcata nella prima metà dell’anno, per poi registrare un progressivo assestamento. Chiaramente non potevamo prevedere lo scoppio della guerra in Ucraina, ma probabilmente resteremo di questo parere, con la maggior parte della volatilità e del relativo sell-off nella prima metà del 2022. Questo non solo per il rischio geopolitico, ma anche per il nervosismo e la vendita obbligazionari legati all’approccio più hawkish delle banche centrali.

La Fed deve infilare il filo nella cruna di un ago, dovendo cercare di far salire i tassi probabilmente intorno al 2%, non far crollare l’economia americana e allo stesso tempo mantenere una curva dei rendimenti ripida in modo che ciò non porti a una recessione immediata. Se sarà in grado di raggiungere questo equilibrio, allora potremmo essere vicini a vedere il punto più basso entro la fine dell’anno, sia in termini di spread che di rendimenti; se non ci riuscirà, avremo una situazione di recessione o di stagflazione. In conclusione, per noi è abbastanza chiaro che se lo scenario inflazionistico non si risolvesse abbastanza rapidamente, se la crescita continuasse ad essere abbastanza forte e la guerra continuasse, avremmo uno scenario negativo per i mercati.

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