METROPOLE Gestion (Oddo BHF AM): value investing con impronta Esg

Ingrid Trawinski (nella foto), co-cio di METROPOLE Gestion, società di gestione controllata da Oddo BHF Asset Management, spiega le strategie di gestione dei fondi METROPOLE Selection e METROPOLE Euro SRI .

Possiamo riassumere le caratteristiche principali di questi prodotti?

I fondi METROPOLE Selection e METROPOLE SRI sono gestiti dallo stesso team e con lo stesso processo. Entrambi i fondi vantano una lunga esperienza: rispettivamente 20 anni (creato nel 2002) e 14 anni (nato nel 2008), con un approccio d’investimento basato sulle convinzioni, che porta a portafogli azionari concentrati.

La strategia applicata consiste innanzitutto nel selezionare le società meglio valutate in base ai criteri Esg, riducendo l’universo d’investimento con una metodologia di valutazione “best-in-class” / “best effort”. La strategia si distingue da altri stili d’investimento per la selezione di titoli scambiati a prezzi scontati, effettuata attraverso un’analisi finanziaria rigorosa, la competenza del team di gestione e l’identificazione di uno o due catalizzatori determinanti in grado di ridurre lo sconto in un arco di tempo compreso tra i 18 e 24 mesi.

Entrambi i fondi hanno ricevuto il marchio francese ISR e sono classificati come fondi “Articolo 8” ai sensi del regolamento Sfdr (Sustainable Finance Disclosure Regulation).

METROPOLE Selection è un fondo “all-market-capitalization” che investe in società con sede nell’Unione Europea, nel Regno Unito, in Svizzera e in Norvegia. METROPOLE Euro SRI(*) investe invece in società con sede nell’Eurozona con una capitalizzazione di mercato superiore a 5 miliardi.

 

Può spiegare le specificità del processo di selezione dei titoli?

Partendo da un universo di circa 3mila  società, il nostro primo passo consiste nell’eliminare gli emittenti che rientrano nell’ambito della nostra politica di esclusione, che presentano i rating più bassi derivati dalla nostra metodologia proprietaria di rating Esg “best-in-class” /”best-effort” o che sono stati oggetto di una controversia importante.

Il secondo passo consiste nel selezionare i titoli che, secondo noi, vengono scambiati a sconto rispetto al loro valore industriale, utilizzando per ogni tipo di azienda le stesse metriche di valutazione che le società stesse utilizzano per il loro settore di riferimento, registrate nel nostro database proprietario di transazioni passate. Conduciamo un’analisi a 360° dell’azienda, considerando tre aspetti: analisi finanziaria, analisi di bilancio e analisi Esg. Incontriamo poi il management delle aziende per discutere questi tre aspetti. La nostra principale intuizione riguarda la capacità di calcolare la valutazione industriale dell’azienda con l’obiettivo di identificare il potenziale di rialzo del titolo: scegliamo un rapporto di valutazione appropriato per ogni tipo di società, tenendo conto in particolare delle sfide climatiche e delle evoluzioni tecnologiche. La valutazione dei rischi e delle opportunità Esg è parte integrante del processo.

Per non cadere nella “trappola del valore”, identifichiamo i catalizzatori finanziari o extra-finanziari in grado di ridurre la sottovalutazione rispetto alla valutazione industriale dell’azienda in un arco di tempo ragionevole di 18-24 mesi.

Gli investimenti si basano sulle decisioni del team. Il peso di ciascun titolo dipende dalla sua sottovalutazione rispetto alla valutazione industriale e dalla forza del catalizzatore.  Nel nostro processo di investimento seguiamo una rigorosa disciplina di vendita: i titoli vengono venduti quando viene raggiunto l’obiettivo di valutazione o quando i catalizzatori identificati non si concretizzano. Un titolo può essere venduto anche in caso di forte declassamento del rating Esg o in caso di controversie significative.

 Perché è il momento giusto per investire nella gestione Value?

Dopo decenni in cui l’inflazione è rimasta ostinatamente bassa, il suo ritorno ha scosso molti investitori. Alcune banche centrali di tutto il mondo hanno iniziato ad aumentare i tassi di interesse di riferimento ed a ridurre i programmi di acquisto di asset. Un aumento dei tassi d’interesse rappresenta un cambiamento importante per i mercati finanziari e dipende da fattori di performance radicalmente diversi da quelli prevalenti negli ultimi anni. L’inarrestabile calo dei tassi di interesse a lungo termine ha portato ad un’estrema polarizzazione dei mercati. I titoli percepiti come “bond proxy ” (appartenenti a settori cosiddetti difensivi perché considerati a scarsa volatilità, ndr), le cui valutazioni hanno raggiunto livelli estremi, saranno duramente colpiti dall’aumento dei tassi d’interesse. La normalizzazione delle politiche monetarie in tutto il mondo incoraggerà gli investitori a prestare maggiore attenzione alle valutazioni.

In base alla nostra analisi, i nostri portafogli non sono esposti alle bolle che si sono formate sotto l’influenza di un contesto di tassi d’interesse che non hanno mai raggiunto livelli così bassi. Completamente svincolate dai fondamentali, queste bolle si sono alimentate di una convinzione radicata e ampiamente condivisa: l’impossibilità di uno scenario di rialzo dei tassi di interesse. Gli ultimi mesi hanno dato il via a un’inversione di rotta verso un nuovo regime di mercato.

Dopo anni di sottoperformance, lo stile Value ha ricominciato a sovraperformare. La portata del recente rimbalzo, per quanto impressionante, non è sufficiente a compensare l’estrema sottovalutazione di un’intera fascia del mercato azionario. Questi titoli appartengono a uno spettro molto più ampio rispetto ai settori generalmente rappresentati negli indici Value, come le banche o le società petrolifere. Rifiutare le definizioni ristrette di questi indici, che definiscono lo sconto solo in base a un basso PER (Price-to- Earnings Ratio) o P/BV (Price/Book Value) o a un elevato rendimento da dividendi, e applicare invece un approccio di valutazione industriale, apre un serbatoio di opportunità senza precedenti. Questo è il valore aggiunto del nostro approccio: costruire portafogli con un elevato potenziale di rivalutazione, senza sacrificare la qualità del bilancio e con un’esposizione ad una gamma variegata di trasformazioni, è stato il nostro tema centrale e ricorrente negli ultimi mesi. Investire nel valore non significa investire in società in declino, con bassi margini di profitto o in via di estinzione dal punto di vista finanziario o strategico. Oggi più che mai esiste l’opportunità di costruire portafogli che contengono società operanti in una grande varietà di settori, che sono significativamente sottovalutate e che offrono solide prospettive di crescita. Non c’è bisogno che i cultori della crescita si aggrappino a società le cui valutazioni alle stelle rappresentano un pericolo evidente.

Cosa la distingue dagli altri gestori Value? Quali sono i suoi tratti caratteristici?

Il Value Investing consiste nella scelta di titoli che sono considerati sottovalutati rispetto alla loro valutazione intrinseca, il che significa che le attuali fluttuazioni dei mercati azionari non riflettono adeguatamente la reale valutazione di quelle società quotate. Questo è il concetto comune alla maggior parte degli investitori Value, come descritto da Warren Buffett o Benjamin Graham.

Ciò solleva la questione di come misurare la sottovalutazione o il valore intrinseco di una società, uno dei punti principali su cui gli investitori Value tendono ad avere opinioni diverse.

Il più delle volte, gli investitori  Value scelgono i titoli in base a una combinazione dei seguenti motivi: buon bilancio, basso PER (Price-to- Earnings Ratio), attività calcolabili e quindi basso P/B (Price-to-Book Ratio), elevata generazione di flussi di cassa e alto rendimento da dividendi. Questo è ciò che troviamo nella “letteratura”  sul Value Investing, ma anche nella definizione dell’MSCI Value, che è incentrata su un basso PER, un basso P/B e su un elevato rendimento da dividendi.

Questo approccio ci sembra un po’ dogmatico, poiché questa visione generale non tiene conto delle differenze fondamentali tra le caratteristiche dei vari settori. Per questo motivo, da oltre 20 anni, per contrastare questa tendenza  abbiamo messo in atto un procedimento per non essere dogmatici nei vari approcci del Value Investing e per applicare la stessa filosofia all’intero mercato azionario, per esempio utilizzando  un processo applicabile a tutti i settori e non solo ad alcuni di essi.

Il nostro approccio è simile a quello usato nella ricerca nel settore delle fusioni e acquisizioni, ossia adottare una prospettiva industriale e non una pura visione del mercato finanziario. Conduciamo un’analisi approfondita delle aziende per definire un livello di margine normativo e associarlo a una valutazione industriale. Un ritorno alla vecchia metodologia potrebbe non essere appropriato, poiché negli ultimi 20 anni molti settori hanno subito cambiamenti sostanziali che hanno portato a diversi livelli di redditività e quindi anche a diversi livelli di valutazione.

 

 

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