Asset allocation: come muoversi dopo Boe e Fed

A cura di Marco Oprandi, Head of Cross Asset Solutions, Cirdan Capital

La settimana scorsa ha visto anche il Monetary Policity Committe della Bank of England ricorrere a politiche di aumento dei tassi, con la decisione di attuare un rialzo del Bank Rate delllo 0,5%, portandolo all’1,75%. L’obiettivo è contenere un’inflazione record, al 9,4%, derivante principalmente dall’aumento dei prezzi del settore energetico, che potrebbe arrivare al 13% entro fine anno. Le previsioni negative sulla crescita della BoE fanno presagire che il Regno Unito entri e rimanga in recessione per sei trimestri, dall’ultimo trimestre dell’anno fino a metà 2024. Crediamo che le previsioni della BoE possano non essere ancora troppo accurate per il momento, e che maggiori informazioni saranno disponibili dalla prossima riunione. Riteniamo probabile che un ulteriore rialzo dei tassi di altri 25 punti base avvenga per settembre. Un ulteriore elemento che aumenta la pressione inflazionistica in Inghilterra rimane quello legato agli effetti delle negoziazioni post-Brexit con l’Unione Europea. Il 5 settembre vedrà la nomina del nuovo primo ministro inglese e la posizione del leader del partito conservatore, al momento contesa tra Rishi Sunak e Liz Truss; per quanto non pensiamo vi possano essere forti implicazioni macroeconomiche, pensiamo che tra i due Sunak potrebbe guidare più facilmente, in quanto volto nuovo, una negoziazione post-brexit con gli esponenti del parlamento europeo rispetto a Liz Truss, che, avendo per mesi fatto parte dello staff del primo ministro uscente Boris Johnson, ha assistito al conseguimento di pochi risultati, se non a quelli di portare all’inasprimento e al mantenimento di una linea rigida gli esponenti dell’UE.

Sul fronte americano, temiamo invece che il mercato stia già prezzando in maniera forse troppo ottimistica la più aggressiva politica di rialzo dei tassi condotta, con prospettive di recessione in allontanamento visibili dal recente rimbalzo dello Standard & Poor’s e con i titoli ciclici che, seppur di poco, hanno performato meglio dei titoli difensivi. I risultati migliori del previsto mostrati dall’economia americana indicano che, per quanto vi sia stata una crescita nei ricavi in termini reali e in termini nominali, i risultati deboli sono dipesi dalla contrazione nei margini di profitto. Da mesi assistiamo a dinamiche per cui le valutazioni dipendenti dai tassi d’interesse rimangono i principali driver per l’azionario. Sosteniamo che la prospettiva ottimista del “soft landing” dovuta al rialzo dei tassi possa portare lo Standard & Poor’s al livello di 4300, anche se per l’elevata incertezza dovuta all’alta inflazione preferiamo un approccio cauto ai titoli growth con preferenza per titoli di qualità con short duration e con forti margini. È troppo presto, d’altro canto, per poter reinvestire sui titoli ciclici.

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