Fondi Esg alle prese con il bear market e non solo

“Dopo aver visto per diversi anni una crescita di impiego e popolarità notevole, il comparto dei fondi ESG sta iniziando a “brillare” meno“. Ad affermarlo sono esperti di Fundstore, la piattaforma di fondi online di Banca Ifigest, che di seguito spiega nel dettaglio la view.

Una parte della debolezza che si sta riscontrando è certamente dovuta alla situazione generale del mercato.

Altri fattori però incidono sulla perdita di interesse: gli episodi di greenwashing, la confusione nei criteri utilizzati per la classificazione delle attività ESG e addirittura la guerra in Ucraina hanno sollevato polemiche e scetticismo.

Partendo dai numeri i dati di Morningstar avvallano le tendenze del mercato: nel trimestre gennaio-marzo la raccolta dei fondi ESG è stata pari a 87 miliardi di dollari, circa la metà dei tre mesi precedenti. Il calo è proseguito nel periodo aprile-giugno, con una raccolta che si è fermata a “soli” 33 miliardi. Ben lontani dal record precedente di 180 miliardi stabilito nel primo trimestre del 2021.

Va aggiunto però che tutta l’industria del risparmio gestito sta registrando uno stazionamento della mole di denaro investita; la situazione di bear market scoraggia gli investitori che preferiscono restare liquidi o investire in asset alternativi.

L’Europa continua a rappresentare di gran lunga il principale attore del mercato ESG con il 94% della raccolta mondiale.

La quota di investimenti ESG europei è esplosa all’indomani dell’introduzione del regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation) che ha consentito a numerosi fondi già attivi di presentarsi come sostenibili senza cambiare le loro strategie di investimento.

Il tema dei criteri ESG è molto dibattuto: secondo un’analisi svolta da EY esistono 870 politiche e regolamenti in materia, decisamente troppi. Il numero eccessivo non solo crea confusione nei risparmiatori, ma impedisce di confrontare due fondi che adottano standard diversi e facilita il compito di chi prova a ricorrere al “greenwashing”,  aderendo solo formalmente alle politiche ESG.

La sfida attuale per il comparto ESG è dimostrare di sopravvivere al bear market. La loro grande diffusione è avvenuta nel più prolungato rialzo di Wall street, iniziato nel marzo 2009 all’indomani della crisi scatenata dai subprime e dal fallimento di Lehman Brothers.

Ad oggi il trend del mercato è decisamente “short” e per ora non ci sono segnali che possano dimostrare una ripresa forte.

Come spesso accade le situazioni di crisi servono anche per ripulire e mettere in ordine gli ambienti, in questo caso i mercati, da tutte quelle inefficienze che invece nascono proprio nei momenti di fiducia economica.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!