Mercati, la lettera di Edouard Carmignac

Il commento trimestrale sulle sfide economiche, politiche e sociali del momento a cura di Edouard Carmignac, presidente e CIO di Carmignac.

Nell’arco di sei mesi, i mercati hanno registrato alcuni dei movimenti più significativi del dopoguerra. Infatti, i rendimenti dei titoli governativi decennali sono aumentati dell’1,5% sia in Europa che negli Stati Uniti, facendo registrare a queste obbligazioni, normalmente ritenute poco rischiose, un calo di quasi il 12%, mentre i mercati azionari globali hanno riportato una flessione del 13,2%, e la quotazione del petrolio si è apprezzata del 36%.

Questa brusca destabilizzazione è dovuta ad un’inflazione fuori controllo che richiede l’adozione di politiche monetarie restrittive che penalizzeranno la crescita globale, già compromessa dall’erosione del potere d’acquisto innescata dall’aumento dei prezzi. Di conseguenza, a differenza dei cicli economici abituali in cui le Banche Centrali si preoccupavano di ridurre l’inflazione rallentando l’attività economica sostenuta da una domanda eccessiva, queste ultime si trovano a dover intervenire quando la resilienza dell’aumento dei prezzi è alimentata dall’insufficienza dell’offerta.

Attraverso un duplice shock energetico e alimentare l’invasione dell’Ucraina ha alimentato ulteriormente le tensioni indotte dal Covid.

Per i prossimi mesi, si teme che Putin metta in atto la sua minaccia di ridurre ulteriormente l’approvvigionamento di gas dell’Europa, trascinando quindi l’Europa in un’inevitabile recessione. Mettere in luce la vulnerabilità del Vecchio Continente comporterebbe un deprezzamento degli asset europei, compreso ovviamente l’euro. La Germania ne sta già risentendo, poiché registra il suo primo deficit commerciale da trent’anni a questa parte. Al contrario, le prospettive della Cina paiono più incoraggianti. Poco colpita dall’inflazione, la sua economia è supportata dal moltiplicarsi di piani di sostegno. Gli Stati Uniti, meno minacciati dagli shock energetici e alimentari, dovranno fare i conti con la politica monetaria della Fed, il cui carattere restrittivo dovrebbe tuttavia attenuarsi con il rallentamento atteso dell’attività economica.

Questo andamento dovrebbe favorire i titoli ad alta visibilità, penalizzati dai mercati nell’ultimo anno, ma la cui solidità in termini di crescita dovrebbe essere rivalutata.

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