Secondo i dati ufficiali di Assogestioni nel terzo trimeste di quest’anno i fondi PIR ordinari hanno registrato una raccolta netta negativa per 330.3 mln di euro, in peggiormento rispetto ai – 195.6 mln del secondo quarter e dei +160.2 mln del primo trimestre.
La raccolta netta totale nei primi nove mesi del 2022 è stata negativa per 365.6 mln di euro a causa delle continue incertezze geopolitiche e volatilità sui mercati. Secondo Il Sole24 Ore, la raccolta netta dei fondi PIR ordinari a ottobre è stata ancora negativa per -92.1 mln. Includendo ottobre, il saldo da inizio anno è di -422 mln.
Gli AUM totali promossi dai 64 fondi PIR (65 a fine secondo quarter, 70 a fine primo trimestre 2022) sono pari a 16.5 mln di euro, in calo sui base trimestrale del 6% a causa dell’andamento negativo dei mercati (stimiamo effetto mercato -4%) e in parte per i deflussi.
Per quanto riguarda i PIR alternativi, la raccolta netta è stata positiva per +14.5 mln, rispetto ai +152.7 mln del secondo quarter e dei +83.4 mln del primo trimestte. La raccolta netta totale nei primi nove mesi del 2022 è stata pari a +250.7 mln. Gli AUM totali promossi dai 13 fondi PIR alternativi sono pari a 1.45 mld o +1% su base trimestrale.
Il patrimonio complessivo, censito sulla base di 64 PIR ordinari e 13 alternativi, risulta pari complessivamente a 17.9 mld di euro.
Nel periodo 2023-25 gli analisti di Equita stimano una raccolta netta di circa 1,5 mld di euro (di cui circa 500 mln nel 2023). Per i PIR alternativi l’attesa è di 10-15 mld di AUM in cinque anni.
“Nonostante l’incertezza di breve, continuiamo a ritenere che i Piani Individuali di Risparmio, sia tradizionali che alternativi, siano degli ottimi strumenti per investire in un’ottica di medio-lungo termine in maniera efficiente sulle aziende italiane, soprattutto PMI, con importanti vantaggi fiscali e diversificando nel tempo il periodo d’ingresso”, fanno poi notare da Equita.