Fondi Pir: flussi positivi per gli alternativi ma ancora negativi per gli ordinari

La raccolta netta dei fondi PIR alternativi è stata resiliente, con flussi netti positivi per 14.5 mln di euro nel terzo trimestre del 2022 (250.7 mln di euro da inizio anno), mentre i PIR ordinari hanno registrato deflussi netti per 330,3 mln e un trend negativo anche in ottobre e novembre (portando il saldo complessivo da inizio 2022 a novembre a -559 mln).

Luigi De Bellis, co-head Ufficio Studi di Equita, ritiene che i suddetti deflussi siano dovuti alle continue incertezze geopolitiche e volatilità sui mercati, che da un lato non hanno spinto verso nuove sottoscrizioni e dall’altro hanno portato a prese di profitto su strumenti che avevano registrato complessivamente buone performance su un orizzonte di 4-5 anni (FTSE Italia Small-cap +70% da inizio 2019 e +29% la performance quinquennale).

Secondo i dati di Assogestioni, gli AUM totali promossi dai 64 fondi PIR sono pari a 16.5 mld di euro alla fine terzo quarter 2022, mentre Equita stima oltre  2.4 mld di euro per i PIR alternativi.

Per il periodo 2023-25 Equita stima ca. +1.5 mld di euro di raccolta netta per i PIR ordinari (di cui ca. +500 mln nel 2023), mentre per i PIR alternativi si aspetta che possano raggiungere 10-15 mld di AUM in 5 anni (rispetto agli attuali 2.3 mld).

La Legge di Bilancio 2023 ha esteso gli incentivi per le IPO delle PMI con un credito di imposta (del 50% dei costi di consulenza sostenuti per l’IPO utilizzabile in compensazione a decorrere dal periodo d’imposta successivo alla quotazione) con un tetto a 500mila euro (da 200mila del 2022) e un plafond di 10 mln nel 2023 e 10 mln nel 2024 (dai 5 mln del 2022 e 30 mln del 2019-21).

Equita giudica positivamente la proroga degli incentivi per le IPO che hanno rappresentato un sostegno fondamentale negli ultimi anni per la raccolta di capitali e quotazioni di PMI italiane su Euronext Growth Milan (e.g. #26 nuove IPO su EGM nel 2022 con ca. 900 mln di raccolta vs. 844 mln del 2021); tuttavia, a detta della Sim milanese, sarebbe necessario rendere questa misura strutturale, in modo da garantire più visibilità alle aziende che intendono intraprendere un percorso di quotazione.

Per quanto riguarda i PIR alternativi, Equita ritiene che siano uno strumento fantastico per fornire un supporto di capitale alle PMI sia private che pubbliche. Riteniamo che un rinnovo, per il 2023, del meccanismo di credito d’imposta per coprire le perdite potenziali (o un diverso tipo di credito) sosterrebbe il successo dei PIR Alternativi anche in considerazione del fatto che: 1) gli investitori retail apprezzeranno, più che in passato, un incentivo dopo un 2022 molto negativo per i mercati; 2) le complessità operative per il collocamento di questi fondi sono state ormai risolte dalle rete bancarie e quindi la loro azione potrebbe essere molto più efficace rispetto agli anni precedenti.

A detta della Sim milanese, sarebbe inoltre auspicabile eliminare l’unicità dei PIR ordinari (come già accade per i PIR alternativi), ossia permettere a ciascuna persona fisica residente in Italia di essere titolare di più di un piano di risparmio a lungo termine in contemporanea.

Valutazioni delle PMI italiane molto attraenti, come certificato dalle numerose operazioni di delisting

Le mid-small cap italiane hanno registrato un forte de-rating nel 2022 (da 15x a 12x il P/E 2023E), e trattano ora su valutazioni particolarmente attraenti e nella parte bassa del range storico, penalizzate nel 2022 maggiormente dal calo della liquidità e incertezza sui mercati, ma il cui interesse è stato certificato dalle numerose operazioni di delisting registrate negli ultimi mesi. I multipli attuali scontano già un potenziale taglio delle stime di utili del 20-25%, secondo Equita.

Nel outlook 2023 di Equita è evidenziato che nell’attuale clima di incertezza, la Sim milanese continua a preferire i le mid-small caps e titoli di qualità rispetto ai ciclici in quanto offrono una combinazione di solidità dei modelli di business, maggior resilienza delle stime in un contesto economico ancora incerto e valutazioni attraenti dopo il de-rating >25% registrato negli ultimi 12 mesi (mediana P/E 2023E “Italian Champions” a 17x da 24x con una crescita EPS 2023E vs. 2022 del +14% YoY).

Mercato dei capitali in Italia: necessario chiudere il gap rispetto alle principali Borse europee

I mercati dei capitali in Italia presentano un gap ancora rilevante rispetto alle principali borse europee in termini di dimensioni del mercato e delle operazioni, e un processo di quotazione che è generalmente più lungo, complesso e dispendioso. Le ultime novità introdotte da Consob e Borsa Italiana rappresentano un altro passo importante per rendere più competitivo il mercato dei capitali italiano

Tuttavia, rimane molto altro da fare secondo Equita, sia a livello di Commissione Europea che nazionale (Consob, Governo), come ad esempio: semplificare la normativa MAR, semplificare i contenuti del prospetto per emissioni secondarie e translisting, introdurre misure a supporto della copertura di ricerca su small-mid cap a livello europeo, rimuovere la Tobin Tax, introdurre incentivi fiscali a sostegno di emittenti e broker per la copertura dei costi di ricerca.

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