La Fed e i tassi fermi, il commento di Franklin Templeton

Commento relativo alla riunione della FED di ieri a cura di Jack McIntyre, Portfolio Manager di Brandywine Global, parte di Franklin Templeton

La Fed ha camminato sul filo del rasoio nel corso della riunione del FOMC di giugno, e non è certo che abbiano bloccato il processo di incremento dei tassi. È stato un processo complicato e necessario per coinvolgere tutti i membri votanti nella decisione di non aumentare i tassi. Sì, è stata chiaramente una pausa “da falco”. L’enfasi maggiore è stata certamente riposta sulla narrativa da falco, basata sulle loro previsioni sui tassi di interesse futuri e sulle proiezioni economiche. I dati economici guideranno le decisioni dei membri della Fed proprio così come quelle degli investitori. La Fed vuole solo più flessibilità e la pausa concede di avere il tempo di assimilare nuove informazioni sull’occupazione e sull’inflazione. Un rialzo dei tassi a luglio non è scontato. La Fed è davvero convinta che si voterà per un inasprimento dei  tassi nel corso di due delle restanti quattro riunioni del FOMC programmate per quest’anno? Probabilmente no. E anche il mercato non sembra non crederlo. La notizia più importante è stata la pubblicazione dell’Indice dei Prezzi alla Produzione (PPI) di maggio, che si è dimostrato inferiore alle aspettative. Altrettanto significativo da prendere in considerazione, il prossimo rapporto sulle vendite al dettaglio di maggio e le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione mostreranno probabilmente che l’inflazione sta scendendo e l’economia si sta indebolendo. Esiste ancora una concreta possibilità che la pausa di giugno sul rialzo dei tassi diventi permanente. A parte la ripresa dell’azionario, il contesto finanziario è ancora molto restrittivo e lo diventerà maggiormente in seguito al deterioramento delle condizioni di credito, che sarà ulteriormente esacerbato dalla situazione economica notevolmente sfavorevole che colpirà i consumatori a settembre, quando è previsto che riprendano gli interessi ed i pagamenti dei prestiti studenteschi federali. La bottom line è che il tasso di equilibrio a lungo termine è rimasto stabile al 2,50%, il che continua ad essere un dato al rialzo per i rendimenti dei Treasury a più lunga scadenza.

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