Fondi: ecco come i flussi passivi favoriscono i comparti attivi

Il panorama dei mercati azionari sta subendo profondi cambiamenti, offrendo un’opportunità storica agli investitori attivi: in un mercato sempre più dominato da strategie di investimento passive e caratterizzato da un’elevata volatilità, la gestione attiva è diventata uno strumento essenziale per affrontare queste dinamiche.

“Le tendenze recenti sottolineano questo cambiamento, con un numero record di titoli che hanno subito sostanziali oscillazioni di prezzo in occasione della pubblicazione degli utili. E questo contesto offre agli investitori di lungo periodo, orientati ai fondamentali, numerose opportunità per ottenere performance superiori”. Ad affermarlo è Aurélien Duval, fund manager di DPAM, che di seguito illustra nei particoli la view.

Un aumento strutturale della volatilità dei titoli

La percentuale di titoli che si muovono di oltre il 10% nel giorno dell’annuncio degli utili ha raggiunto livelli senza precedenti. Lo scorso trimestre, il 37% delle società TMT (tecnologia, media, telecomunicazioni) ha registrato tali oscillazioni, rispetto a meno del 20% di soli tre anni fa. Questo aumento strutturale della volatilità riflette un mercato guidato dal breve termine, con gli hedge fund e altri capitali in rapida evoluzione che dominano l’attività di trading intorno agli eventi relativi agli utili.

Il trading algoritmico e i modelli quantitativi hanno aggravato queste oscillazioni di prezzo. Secondo JP Morgan, oltre il 60% del volume giornaliero di scambi sul mercato proviene oggi da strategie sistematiche o passive. Questi flussi automatizzati spesso reagiscono in modo eccessivo ai dati sugli utili a breve termine, trascurando i fondamentali a più lungo termine, il che crea discrepanze di prezzo che gli investitori attivi possono sfruttare.

L’investimento passivo amplifica i rischi di concentrazione

La rapida crescita degli investimenti passivi, che oggi rappresentano oltre il 50% degli asset azionari statunitensi in gestione, non solo ha trasformato il mercato, ma ha anche introdotto rischi significativi. I principali indici, come l’MSCI World, sono diventati altamente concentrati, con le prime 10 società che rappresenteranno oltre il 25% della capitalizzazione di mercato totale dell’indice nel 2024. Questa concentrazione è ancora più pronunciata in regioni come gli Stati Uniti o in settori come la tecnologia, dove una manciata di titoli a grande capitalizzazione guida la maggior parte dei rendimenti.

Sebbene queste società abbiano storicamente ottenuto buoni risultati, le loro dimensioni e la loro influenza comportano rischi sistemici. Se uno o più di questi nomi dominanti dovessero subire sfide fondamentali, come il rallentamento della crescita, le pressioni normative o il calo della redditività, il benchmark e gli investitori passivi ad esso collegati ne risentirebbero in modo sproporzionato.

Ad esempio, nel 2022 Meta ha subito un calo del 25% della capitalizzazione di mercato dopo aver disatteso le aspettative sugli utili e aver pubblicato una debole forward guidance. Gli investitori passivi non hanno potuto adeguare le loro partecipazioni, mentre i gestori attivi hanno avuto la flessibilità di ridurre o evitare l’esposizione o sfruttare l’opportunità. Questi rischi sono insiti in una strategia passiva che alloca il capitale in base alla capitalizzazione di mercato piuttosto che al valore sottostante.

Sebbene anche i fondi attivi possano presentare un’elevata concentrazione, il loro approccio differisce in modo significativo. I gestori attivi costruiscono i portafogli in base ai fondamentali di lungo periodo, alle valutazioni attuali e ai rendimenti previsti nel lungo periodo. Al contrario, gli investitori passivi replicano tipicamente gli indici, dove le ponderazioni sono determinate dalla capitalizzazione di mercato, una metrica che offre pochi spunti sulla performance attesa a lungo termine dell’azienda.

Opportunità per gli investitori a lungo termine

L’aumento dei flussi di investimenti passivi distorce il comportamento del mercato. I titoli inclusi nei principali indici spesso vedono le loro valutazioni modificarsi indipendentemente dai loro fondamentali, mentre quelli al di fuori di questi benchmark sono sempre più trascurati. Ciò crea bolle di valutazione o opportunità nella parte alta dell’indice e persistenti inefficienze nella parte bassa, offrendo ampie prospettive agli investitori attivi. Ad esempio, alla fine del 2022 si sono presentate opportunità per incrementare le posizioni in Microsoft, Alphabet o Nvidia, occasioni che gli investitori attivi hanno saputo cogliere.

Un invito all’azione per gli investitori

Le attuali dinamiche di mercato rappresentano un’opportunità senza precedenti per i gestori attivi. L’elevata volatilità dei titoli, i crescenti rischi di concentrazione nelle strategie passive e le distorsioni del mercato causate dai flussi passivi creano un terreno fertile per il successo dei gestori attivi.

Grazie all’impiego di una rigorosa ricerca fondamentale e di una solida capacità di giudizio, i gestori attivi sono in grado di distinguere tra perturbazioni temporanee e cambiamenti strutturali duraturi, individuando con precisione gli asset valutati non correttamente. Mantenendo la disciplina e concentrandosi sul valore intrinseco, possono affrontare efficacemente queste sfide e trarre il massimo vantaggio dalle inefficienze del mercato, assicurandosi un netto vantaggio competitivo nei mercati in evoluzione.

 

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