Negli ultimi decenni, gli investitori si sono sempre più orientati verso classi di attivi privati, come il private equity, per ottenere benefici quali rendimenti più elevati e una maggiore diversificazione del portafoglio.
Guardando al futuro, quasi tre quarti (74%) dei dirigenti di fondi pensione ritengono che le distribuzioni per il private equity aumenteranno nei prossimi tre anni. Inoltre, quasi nove su dieci (89%) affermano che questo inciderà sulla loro strategia di pacing, secondo un nuovo sondaggio globale condotto da Ortec Finance, leader nella fornitura di soluzioni di gestione del rischio e del rendimento per i fondi pensione. Il sondaggio ha coinvolto dirigenti senior di fondi pensione che, collettivamente, gestiscono un patrimonio di 1.451 miliardi di dollari.
Le distribuzioni nel private equity, ovvero i mezzi attraverso i quali i fondi di private equity restituiscono capitale agli investitori (realizzate quando i gestori dei fondi monetizzano i loro investimenti in aziende o attivi sottostanti), sono rimaste basse negli ultimi anni. Tuttavia, tra coloro che prevedono un aumento nei prossimi tre anni, quasi la metà (46%) ritiene che saranno significativamente più alte, mentre il 28% si aspetta un aumento moderato. Solo l’8% prevede una diminuzione e il 18% ritiene che rimarranno invariate. Questo indica che i dirigenti pensionistici si aspettano di raccogliere i benefici in termini di rendimento dai loro investimenti in attivi privati.
Oltre a comprendere le distribuzioni, i dirigenti devono pianificare quanto investire in private equity e altre classi di attivi privati. Quasi nove su dieci (89%) dichiarano che le loro opinioni sulle distribuzioni influiscono sulla strategia di pacing, ovvero l’approccio sistematico per impegnare capitale in investimenti privati con l’obiettivo di raggiungere una destinazione target a lungo termine. Di questi, circa un terzo (31%) afferma che le loro opinioni avranno un impatto considerevole, mentre il 58% prevede un impatto moderato. Poco più di uno su dieci (11%) ritiene che non ci sarà alcun impatto sulla loro strategia di pacing.
Per i fondi pensione, investire in attivi privati comporta vincoli di liquidità. Tuttavia, quasi la metà (46%) dei dirigenti intervistati ha indicato che il motivo principale per investire in attivi privati è rappresentato dai rendimenti e dai premi di illiquidità. Inoltre, circa due su cinque (37%) hanno identificato la diversificazione come la motivazione più importante, mentre il 17% ha sottolineato la protezione dall’inflazione.
Nonostante i benefici, i dirigenti dei fondi pensione individuano livelli differenti di esposizione ottimale agli attivi privati. Il gruppo più numeroso, oltre la metà (52%) degli intervistati, considera ragionevole una allocazione massima tra il 20% e il 30% del fondo gestito. Per oltre un terzo (36%) questa allocazione varia tra il 30% e il 40%, mentre per poco più di un decimo (12%) raggiunge il 40%-50%. Meno di un decimo (8%) ritiene che l’allocazione massima agli attivi privati sia compresa tra il 10% e il 20%.
In sintesi
Questo sondaggio evidenzia come i fondi pensione stiano rivalutando la loro esposizione agli attivi privati, bilanciando i vantaggi potenziali in termini di rendimento, diversificazione e protezione dall’inflazione con le sfide legate alla liquidità e alla gestione delle allocazioni.