Amundi: Jobs Act, verso un nuovo referendum in Italia?

3 MILIONI DI FIRME – Il più grande sindacato italiano (CGIL, Confederazione Generale Italiana del Lavoro,) ha raccolto un numero sufficiente di firme (oltre 3 milioni) per indire un referendum per abrogare le riforme globali sul mercato del lavoro introdotte nel 2014 dal governo Renzi, ricorda una nota di Amundi. Il sindacato intende così ripristinare la norma che impedisce alle imprese di licenziare i dipendenti. Se l’obiettivo è chiaro, il processo non è così semplice. In Italia esistono due tipi di referendum:
– i referendum confermativi che hanno come scopo quello di convalidare i cambiamenti legati alla Costituzione e che non richiedono un quorum. Tuttavia devono essere approvati perlomeno dai due terzi del Parlamento votante
– i referendum abrogativi che richiedono 500mila firme.

I PREREQUISITI PER IL VOTO – Il referendum sul Jobs Act sarà un referendum abrogativo. Prima di iniziare la procedura, tuttavia, ci sono 4 importanti prerequisiti, sottolinea la nota di Amundi:
Prerequisito n.1: innanzitutto la Corte Costituzionale italiana dovrà pronunciarsi sulla validità della richiesta. Un referendum abrogativo non può riguardare un trattato (ad esempio un trattato europeo) o aspetti fiscali (ad esempio l’abrogazione di una legge fiscale). La Corte si pronuncerà l’11 gennaio. Se la richiesta sarà ritenuta valida, il referendum si dovrebbe tenere tra il 15 aprile e il 15 giugno.
Prerequisito n.2: questo referendum potrà tenersi … a meno che non vengano annunciate le elezioni anticipate, che godrebbero a quel punto della priorità.
Prerequisito n.3: questo referendum non si terrà nel caso se il Parlamento modificherà alcuni elementi dell’attuale Jobs Act. In altre parole, al nuovo governo basterà emendare in parte l’attuale Jobs Act per evitare il ricorso al referendum.
Prerequisito n.4: un referendum abrogativo richiede un quorum del 50%. Se si mobilita meno del 50% dei votanti, il risultato sarà invalidato. Va ricordato che sette degli ultimi otto referendum abrogativi non sono riusciti a ottenere il quorum necessario del 50%. La forte partecipazione all’ultimo referendum (68,5%) lascia tuttavia pensare che l’esito del referendum sul Jobs Act potrebbe avere buone possibilità di essere convalidato. Nel complesso, nell’attuale contesto, ci sembra ragionevole immaginare che i quattro prerequisiti appena esposti non saranno soddisfatti e che pertanto non si terrà il referendum sul Jobs Act di Renzi. Ci sembra invece plausibile che l’attuale governo introduca alcune modifiche, conclude la nota.

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